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Il Parlamento deve essere rafforzato: se lo dice Casellati…

26 Giugno 2024

Sedetevi, quel che state per leggere è roba forte. “Da Presidente del Senato ho più volte sottolineato la necessità di un riequilibrio dei poteri del Parlamento. Perché non da oggi e non da questa riforma, ma da ormai 20 anni – e a tutti i livelli di governo, compresi Comuni e Regioni – sono stati marginalizzati, c’è stata cioè una prevaricazione dell’esecutivo sul legislativo per effetto della decretazione d’urgenza che a volte, nelle emergenze, come nel caso del Covid o del caro bolletta, è tuttavia un rimedio necessario. Va certamente riequilibrata la situazione, perché la Costituzione su questo punto non si può modificare: siamo una Repubblica Parlamentare. Bisogna dare linfa nuova al Parlamento”. Chi lo ha detto? Non qualche costituzionalista talebano, ma la ministra per le riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati in persona, a Radio 24, suggerendo correzioni tramite i regolamenti d’aula. E non si può nemmeno dare la colpa al caldo!

Forse è un caso di sdoppiamento della personalità o di impossessamento demoniaco (Alberti Casellati in Zagrebelsky), o forse la ministra ci prende in giro: il bignamino di riforma costituzionale che porta il suo nome – il premierato forte forte – va precisamente e intenzionalmente in direzione contraria, rafforza l’esecutivo a discapito di Parlamento e Quirinale. La ministra poi è tornata in sé, snocciolando le solite critiche all’opposizione: “Con i ‘no’ a prescindere si alzano delle barriere ideologiche”. E ci mancherebbe altro: questa riforma si può solo rifiutare perché non ci sono margini di miglioramento. Casellati ha parlato anche della legge elettorale: “La sto studiando. Sarà pronta per l’autunno. Definirà tutta la procedura che riguarda l’elezione tanto del presidente del Consiglio quanto dei parlamentari”.

Il fatto che ci stia lavorando lei ci rincuora assai, non fosse che ieri l’attuale presidente del Senato Ignazio Benito La Russa, a commento del non lusinghiero risultato del centrodestra nel secondo turno delle amministrative, ha vergato una nota. “Il doppio turno non è salvifico e incrementa l’astensione. A volte viene eletto chi ha meno voti di quanti ne ha avuti l’avversario al primo turno”. Perdono, dunque danno la colpa alle regole: “Occorre ripensare la legge per le amministrative. Si potrebbe magari seguire l’esempio del doppio turno siciliano”. Che appunto abbassa l’asticella al 40%. Ci stanno già lavorando (storicamente il centrodestra ai ballottaggi non va bene), come conferma a Repubblica Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, e pare che vogliano infilare la norma “in qualche decreto” (sic).

Se la legge per le amministrative preoccupa i Fratelli di Giorgia, immaginiamo quanto li angosci quella per le politiche. Attualmente la riforma prevede che la legge elettorale per l’elezione delle Camere e del Presidente del Consiglio assegni “un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio”. Molti commentatori hanno scritto che la legge elettorale dovrà per forza prevedere un ballottaggio (ignorando la sentenza della Consulta sull’Italicum), ora che i Melones hanno chiarito la loro posizione, i più smetteranno. Dunque ci propineranno una soglia del 40 per cento (che il centrodestra è sicuro di raggiungere) senza ballottaggio. In pratica è la legge regionale, turno unico e maggioranza relativa. Considerando il tasso di astensione, il presidente eletto sarà espresso dalla non maggioranza di una minoranza. E sarà un capo incontrastato, senza più contro poteri.

Ma come abbiamo spesso ripetuto su queste colonne la legge elettorale, in un sistema parlamentare, non serve a fare il governo, serve ai cittadini per eleggere i loro rappresentanti. Adesso lo dice perfino la ministra Casellati!

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