Il dibattito presidenziale che molti americani avrebbero preferito non vedere. Tutti i sondaggi di questi mesi mostrano che una buona maggioranza di elettori non pensa che Joe Biden e Donald Trump abbiano migliorato, da presidenti, la loro vita. Tutti i sondaggi rivelano che entrambi, anche se per motivi diversi, sono ampiamente impopolari. Eppure davanti alla telecamere di Cnn, stasera ad Atlanta, per il primo dibattito presidenziale 2024, ci saranno proprio loro, Biden e Trump, a rendere con la loro presenza fisica ancora più chiaro il blocco della democrazia americana, segnata da mancato ricambio della classe dirigente, potere delle élite, polarizzazione estrema, diffusione di ogni tipo di fake news. A sottolineare la particolarità del momento, anche il dibattito di stasera porta con sé molte “prime volte”. È la prima volta che un presidente e un ex presidente si affrontano davanti alle telecamere. È la prima volta dal 1988 che il dibattito tra i candidati alla presidenza non viene organizzato dalla “Commission on Presidential Debates” ma direttamente da un network, appunto Cnn, che ha fissato regole molto precise: niente pubblico in sala, microfono spento al candidato che non risponde a una domanda, esclusa la possibilità di portare con sé degli appunti. Ed è la prima volta che, a sfidarsi, sono due candidati così anziani. Biden avrà al momento del voto 82 anni. Trump 78.
La questione dell’età grava da mesi. In particolare su Biden, dipinto dai nemici politici come fisicamente debilitato, non in pieno possesso delle sue facoltà mentali, un anziano quasi demente che non può reggere altri quattro anni di mandato. In effetti, il presidente stasera non può sbagliare. Non può farfugliare. Non può incepparsi alla ricerca di una parola. Non è un mistero che a rischiare di più, stasera, sia proprio lui. Davanti a milioni di americani, Biden dovrà mostrarsi energico, concentrato, rilassato. Dovrà trasmettere a chi lo guarda l’impressione di poter essere, ancora per quattro anni, il commander-in-chief.
Del resto, è ormai stranoto che basta molto poco per decidere un dibattito presidenziale. Non fece un bell’effetto il sudore sulla fronte di Richard Nixon nel primo dibattito tv della storia, il 26 settembre 1960, contro l’allora senatore Kennedy. Fece invece un ottimo effetto la geniale battuta con cui Ronald Reagan liquidò i timori sulla sua età nel dibattito del 1984 con Walter Mondale, cui diede del “giovane e inesperto”. E non portò bene a Bush padre controllare l’orologio davanti alle telecamere, nel 1992, quasi che il dibattito con Bill Clinton fosse una seccatura da chiudere il prima possibile.
I dibattiti presidenziali sono spesso appesi a uno sguardo, un’espressione. Biden, in politica da oltre 50 anni, lo sa. È stato del resto lui a chiedere che quest’anno i dibattiti fossero due, e non tre, come da tradizione. Ed è stato lui a chiedere che si tenessero in forte anticipo rispetto al voto. Biden e i suoi hanno messo in conto una performance non buona. Nel qual caso, vogliono avere davanti alcuni mesi per recuperare. Anche perché secondo l’ultimo sondaggio del Washington Post Trump è davanti a Biden in 5 dei 7 Stati chiave.
C’è da dire che il presidente ha sempre offerto buone prove nei momenti decisivi. È stato lui a vincere il primo dibattito tv con Trump nel 2020. E, più di recente, è stata molto buona l’apparizione al Congresso per il Discorso sullo Stato dell’Unione. Biden ha passato gli ultimi giorni a Camp David, a prepararsi al confronto di stasera con i suoi collaboratori (come nel 2020, la parte di Trump, nelle simulazioni, è affidata al suo avvocato personale Bob Bauer).
Chi non ha mostrato altrettanta disciplina è Donald Trump, che ha ridotto al minimo gli aspetti preparatori (giusto qualche ripassata al copione con il senatore della Florida Marco Rubio) e preferito dedicarsi a comizi dove, ancora una volta, ha messo alla berlina le facoltà fisiche e mentali di Biden. “A Camp David, per pomparlo, gli hanno fatto una puntura sul culo”, ha detto davanti ai fans in visibilio.
Il candidato repubblicano conta sul suo carisma comunicativo, ma le regole stasera potrebbero non favorirlo. Negli studi Cnn non ci sarà pubblico ed è noto che Trump dà il meglio di sé ai rally, riscaldato dall’entusiasmo dei suoi.
Quanto ai temi, è certo che il repubblicano insisterà su economia e inflazione. Ed è altrettanto certo che il democratico batterà sull’attacco ai diritti riproduttive delle donne.
Più che sui temi, è comunque probabile che il dibattito di stasera si svolgerà in nome di due visioni radicalmente diverse d’America – e di due personalità agli antipodi. Trump è il tycoon di successo, immagine di un’America rutilante e aggressiva, poco propensa a guardare al mondo, nostalgica di un passato di grandezza che i democratici avrebbero distrutto.
Biden si presenta invece come il politico esperto, capace di mediare, garante del ruolo globale degli Stati Uniti, deciso a difendere la democrazia americana dalla minaccia eversiva del suo rivale, incurante di regole e limiti, arrivato a mettere in discussione la cosa più sacra in democrazia. La legittimità del voto del 2020. A proposito di “elezioni truccate”. Probabile che ne sentiremo ancora parlare, stasera e durante questa campagna. L’idea di essere vittima di un sistema “truccato”, dalle elezioni ai media ai tribunali, è ormai parte integrante della retorica del campo trumpiano. Lara Trump, nuora di Donald, ha per esempio già detto che anche il dibattito di stasera su Cnn sarà, manco a dirlo, “truccato”.