Spese russe, l’altra accusa a Vannacci: è indagato per falso

Non solo la truffa contestata dalla Procura militare per rimborsi sospetti. Anche i pm di Roma hanno iscritto l’europarlamentare leghista

Anche falso in atto pubblico. Appena arrivato a Bruxelles, il generale Roberto Vannacci ha ancora qualche grana da risolvere in Italia. Perché non c’è solo la Procura militare che ha aperto un fascicolo su di lui indagandolo per truffa. All’uomo forte della Lega, voluto da Matteo Salvini come candidato di punta alle ultime elezioni europee, […]

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Anche falso in atto pubblico. Appena arrivato a Bruxelles, il generale Roberto Vannacci ha ancora qualche grana da risolvere in Italia. Perché non c’è solo la Procura militare che ha aperto un fascicolo su di lui indagandolo per truffa. All’uomo forte della Lega, voluto da Matteo Salvini come candidato di punta alle ultime elezioni europee, il generale conosciuto ai più per l’opera letteraria “Il mondo al contrario”, la Procura di Roma contesta il reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. I fatti sono gli stessi al centro dell’inchiesta portata avanti dai magistrati militari.

Gli accertamenti sul generale erano nati a seguito di un’ispezione ministeriale, le cui risultanze sono state rivelate, nei mesi scorsi, dal Corriere della Sera. Secondo il quotidiano le verifiche riguardavano, come anche per altri, la gestione amministrativa delle spese sostenute quando Vannacci era rappresentante della Difesa in Russia, tra il febbraio 2021 ed il maggio del 2022. Poi è stato espulso dal Cremlino insieme ad altri 23 diplomatici ed esperti militari italiani, in risposta all’analoga mossa del governo Draghi dopo l’invasione dell’Ucraina.
In particolare al centro delle verifiche degli ispettori ministeriali ci sarebbe un’indennità di servizio per i familiari percepita (è il sospetto) illecitamente (perché moglie e figlie non erano a Mosca nel periodo considerato) e pure rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene che in realtà non si sarebbero svolti. Queste le contestazioni degli ispettori al generale per il suo servizio in Russia.

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Da una parte dunque c’è la Procura militare che procede per truffa. Dall’altra, in base all’articolo 13 del codice di procedura penale, che riguarda i procedimenti di giudici ordinari e giudici speciali, anche la Procura ordinaria, quella di Roma, ha un fascicolo aperto. Infatti questa norma stabilisce che i due procedimenti possono essere connessi solo se il reato comune è più grave di quello militare. Altrimenti, se il reato militare è più grave di quello comune (come nel caso di Vannacci) le competenze rimangono separate. E così il magistrato di Roma, Antonio Clemente, è titolare di un procedimento in cui contesta a Vannacci il reato di falso.

Nelle prossime settimane il generale potrebbe anche essere convocato dai pm. L’indagine sulle spese, quando è diventata di dominio pubblico, fu subito catalogata dalla Lega come una di quelle inchieste “a orologeria”. Vannacci, era la nota del partito del ministro delle Infrastrutture, “è un uomo amato dai cittadini e scomodo al Palazzo. Visto che non riescono a intimidirlo in altro modo ci provano con inchieste e minacce. La nostra stima nei suoi confronti non cambia, anzi aumenta”.

E anche la difesa dell’attuale europarlamentare è tranquilla. Contattato dal Fatto, l’avvocato Giorgio Carta, legale del generale Vannacci, spiega che tutto è già stato chiarito da tempo. “Non abbiamo notizia formale della chiusura dell’inchiesta amministrativa militare, ma possiamo affermare che le accuse a suo tempo apparse sulla stampa erano infondate e che i fatti sono stati già chiariti con il ministero nel corso dell’interlocuzione amministrativa. Abbiamo fornito le opportune informazioni e, documenti alla mano, abbiamo dimostrato che tutte le irregolarità di cui si era parlato nella stampa non erano tali. Per il resto non abbiamo ricevuto alcuna notifica formale da parte della Procura militare né da quella ordinaria, quindi nemmeno conosciamo quali sarebbero le condotte eventualmente ancora contestate”.