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Nomine europee, Ursula, Costa e Kallas: il nuovo trio per la continuità (e la guerra)

Le nomine europee - Ritratti. Ursula (Ppe e Germania) è il “tutto come prima” (ma verso destra); Costa è un rassicurante socialista; Kallas allunga il conflitto alla frontiera Est

29 Giugno 2024

C’erano una democristiana, un socialista e una liberale amante di Gandalf a guidare l’Europa. Il trio che si appresta a governare l’Ue nel segno della continuità potrebbe essere ricordato così. Ursula von der Leyen – che, se approvata anche dal Parlamento europeo, svolgerà il suo secondo mandato alla guida della Commissione – è una vecchia democristiana capace di ogni svolta e giravolta. Antonio Costa, l’ex premier portoghese nominato per due anni e mezzo alla guida del Consiglio, è il volto tranquillo e tradizionale del socialismo europeo, in grado di guidare politiche di modernizzazione sociale e poi di attaccare l’austerità. Kaja Kallas, premier estone che sarà l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, è invece l’Europa con l’elmetto che parla di scontro di civiltà e di riarmo.

Che questo trio non sia stato approvato da Giorgia Meloni e da Viktor Orbán, noti euroscettici, è abbastanza logico anche se per la premier italiana questo ha significato isolarsi, mentre il primo ministro ungherese, con il voto contrario a von der Leyen e Kallas e quello favorevole al socialista Costa, ha dimostrato una maggior capacità di manovra. Ma segnala anche un arroccamento dei settori dell’europeismo tradizionale.

Ursula manovra. Von der Leyen deve ora giocare la carta delle trattative sottobanco per superare indenne il voto del Parlamento europeo – è l’unica a dovervisi sottoporre – sapendo che sulla carta conta su 399 voti, ma per effetto dei franchi tiratori rischia di non superare la soglia dei 361. Nei primi cinque anni, in cui ha eccelso per accentramento dei poteri, ha dimostrato di sapersi adattare a ogni clima. Quando Giorgia Meloni è diventata presidente del Consiglio ci ha messo un attimo a diventare la sua interlocutrice preferita, ma dovrà sempre guardare alle mosse del suo dante causa, il Ppe, oggi più che mai a guida tedesca (la prima delegazione nell’Europarlamento è quella della Cdu-Csu). Le scelte decisive su dossier centrali come la politica ecologica o gli aiuti di Stato saranno quindi determinati dagli orientamenti della Cdu.

L’amico Costa. Antonio Costa sembrava politicamente morto alla fine del 2023, quando uno scandalo giudiziario portò a una perquisizione della sua residenza. Pur dichiarandosi innocente – ha poi spiegato che si è trattato di uno scambio di persona – si dimise da primo ministro, portando il Portogallo alle elezioni anticipate e chiudendo il ciclo socialista iniziato dopo la crisi economica nel 2015.

L’abilità di Costa nel saper parlare con tutti – nel 2023 ha assistito accanto a Orbán alla finale di Europa League – si è vista nell’ultima campagna elettorale in cui ha evitato di esporsi per i socialisti, potendo così incassare l’appoggio pieno del primo ministro socialdemocratico (che in Portogallo è un partito del centrodestra) Luìs Montenegro, ben felice di avere un portoghese, benché socialista, alla guida del Consiglio. Costa nel 2015 era riuscito a formare un governo di tutte le sinistre, comunisti e Bloco de Esquerda compresi, confermato nel 2019. Dopo la rottura con la sinistra del BE vinse le elezioni del 2022 per poi finire disarcionato come detto l’anno successivo. Un uomo, insomma, capace di adeguarsi al clima politico del momento.

Kallas come Gandalf. Kaja Kallas approda alla politica europea dopo la crisi di legittimità in Estonia che l’avrebbe vista, prima o poi, lasciare la carica di primo ministro. Anche lei sfiorata da uno scandalo giudiziario che riguarda il marito, Arvo Hallik, accusato di rapporti commerciali con l’odiata Russia, tiene fisso sul proprio profilo Twitter un articolo del dicembre 2022 apparso su Foreign Affairs. Si tratta della trasposizione di un intervento tenuto in Finlandia nel novembre di quell’anno e intitolato “La Battaglia del Nostro Tempo” in onore delle parole che Gandalf del Signore degli Anelli dice sul balcone di Minas Tirith al giovane hobbit: “Siamo arrivati alla fine: la grande battaglia del nostro tempo”. L’approccio di Kallas è quindi quello di una guerra che “non riguarda solo l’Ucraina” ma l’intero “ordine basato sulle regole internazionali e la futura architettura di sicurezza dell’Europa”. La Russia sta minacciando direttamente “noi, la Nato e gli stati membri dell’Ue”. Nel discorso si legge ancora che “se vuoi la pace, devi prepararti alla guerra. L’Estonia spende il 2% del suo Pil per la difesa da molti anni” e si prepara ad arrivare al 3%. Quindi ogni trattativa di pace “consentirebbe alla Russia di prepararsi, riposarsi e riorganizzarsi” e quindi è difficile credere a questa prospettiva, occorre invece portare l’Ucraina alla vittoria. Il suo predecessore, Josep Borrel, non si era distinto per iniziative diplomatiche eclatanti, ma Kaja Kallas potrebbe farlo rimpiangere.

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