LEGGI – Usa: ecco chi governa davvero dietro Biden
Il 60% degli elettori americani crede che il presidente Joe Biden dovrebbe “sicuramente” o “probabilmente” essere sostituito nella corsa democratica alla Casa Bianca di novembre, dopo la performance fallimentare al dibattito tv di giovedì scorso. Nel sondaggio di Morning Consult l’eco delle voci dei Democratici volte a evitare che si inveri la risposta alla seconda domanda posta agli elettori, e cioè che il 45% scelga il presidente contro il 44% che preferirebbe l’ex comandante in capo. Un testa a testa rischiosissimo. Ma i numeri più drammatici riguardano gli indipendenti: il 60% crede che Trump sia stato di gran lunga superiore a Biden sul ring tv. Questo nonostante le menzogne di The Donald, la cui portavoce della campagna elettorale, Karoline Leavitt, ieri ha dichiarato a Politico che se il suo candidato tornerà alla Casa Bianca, farà di nuovo uscire gli Usa dagli accordi di Parigi sul clima. Dopo che Trump nel dibattito di giovedì notte ha definito l’accordo per la riduzione delle emissioni dei gas serra che provocano il cambiamento climatico “un disastro” e “una fregatura per gli Stati Uniti”. Niente di sorprendente o che il repubblicano non abbia già annunciato: negli ultimi mesi Trump sta facendo raccolta fondi con le grandi industrie energetiche promettendo che una volta alla presidenza eliminerà le misure ambientali che le danneggiano.
Dal canto suo Biden cerca di riconquistare terreno “calmando i nervi tesi dei democratici”, scrive il New York Times. Ma, soprattutto, prova a riprendersi il sostegno dei grandi gruppi per la sua campagna elettorale. Ieri infatti il Times lanciava l’allarme sui fondi bloccati dai “ricchi Usa” in attesa di capire cosa succederà dopo la debacle del dibattito tv. Molti di loro – il Times si riferisce soprattutto agli imprenditori della Silicon Valley – pare si siano scambiati già durante il dibattito tv messaggi e email di preoccupazione e abbiano iniziato fin da subito a capire come potersi muovere per spingere Biden a lasciare la corsa presidenziale. Mentre lui ieri ha ricominciato il tour elettorale con una serie di eventi tra cui due ricevimenti a East Hampton, Ner York e una raccolta fondi a Red Bank, nel New Jersey, ospitata dal governatore Phil Murphy, con l’unico intento di per disinnescare una crisi di fiducia nella sua campagna di rielezione.
Anche gli “apostoli” del presidente, inclusa la vicepresidente Kamala Harris, stanno cercando di limitare i danni, mentre un alto funzionario della campagna del leader Democratico ha insistito con il quotidiano di New York che sulla possibile sostituzione della leadership non ci sono state “conversazioni” tra i consigliere del partito. I media sottolineano – la Cnn mettendo anche a confronto i due video – che venerdì il presidente sia sembrato più incisivo durante il comizio a Raleigh, nella Carolina del Nord, dove ha dichiarato con enfasi ai sostenitori: “Quando vieni buttato a terra, ti rialzi”. Ma, sottolinea il Nyt, queste performance difficilmente potranno far dimenticare a 51,3 milioni di americani (tanti sono stati gli spettatori anche via social del dibatto di giovedì) le incertezze e le gaffe del presidente in carica.
Soprattutto non mentre il suo rivale repubblicano raccoglie i frutti della vittoria televisiva rivendicandola in una manifestazione a Chesapeake, in Virginia, in cui la definisce una “grande vittoria”. “La domanda che ogni elettore dovrebbe porsi oggi non è se Joe Biden potrà sopravvivere a un dibattito di 90 minuti”, ha detto Trump davanti a migliaia di persone radunate per ascoltarlo, “ma se l’America potrà sopravvivere per altri quattro anni con il disonesto Joe Biden alla Casa Bianca”. Trump ha poi rincarato la dose sostenendo che in realtà il candidato democratico sia l’uomo migliore che il partito ha a disposizione in questo momento. E non deve esserci andato lontano se una delle domande che i media Usa si pongono in queste ore è proprio questa: chi potrebbe prendere il posto di Biden avendo una qualche possibilità di battere l’avversario non in un dibattito tv ma alle urne di novembre? I nomi che circolano sono una decina e vanno dalla vice Khamala Harris ai vari governatori: Gretchen Whitmer, Josh Shapiro, Jared Polis, Gavin Newsom, ai senatori Raphael G. Warnock e Amy Klobuchar, passando per i noti vip Michelle Obama e Pete Buttigieg. “Ma dove sono i giovani, i trentenni?”, si chiede il Washington Post, in un’analisi spietata di come i Democratici non abbiano ancora deciso o imparato a passare il testimone alle nuove generazioni.
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