Verona

“Per Chico Forti il carcere è il Grand Hotel”. E adesso vuole candidarsi

Il partito smentisce: “Non per ora” - Dagli Usa in Italia. Prima la comoda infermeria, poi i selfie con i politici di FdI. “Qui è uno show”

5 Luglio 2024

Un detenuto che torna in Italia da ergastolano e viene ricevuto dai sorrisi della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, finisce in prima serata televisiva con un’intervista soavemente benevola di Bruno Vespa e ottiene in poche ore un permesso-lampo “per ragioni umanitarie”, così da andare a trovare l’anziana madre a Trento, ecco a quel recluso può accadere di tutto. Perfino di montarsi la testa. E pensare che dopo 24 anni di carcere per omicidio in Florida, la libertà o la semilibertà siano a un passo, e allora neppure una carriera politica gli potrebbe essere negata, vista la notorietà personale che ormai lo accompagna. Delle sue velleità di entrare in politica con il centrodestra Forti ne ha parlato con un detenuto (come raccontiamo nell’articolo accanto, ndr). Anche se fonti di FdI smentiscono: al momento la sua candidatura non è stata presa in considerazione. Di certo l’ergastolano sta conoscendo nella sua cella un via vai di illustri rappresentanti delle istituzioni (di destra). È stato immortalato in un selfie con il parlamentare di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe, grazie al telefonino gentilmente messo a disposizione dalla direttrice della casa circondariale di Montorio, alle porte di Verona.

Per non parlare del presidente del consiglio provinciale di Trento, il leghista Roberto Paccher, che gli ha ricordato fraternamente: “A Miami ti avevo promesso che sarei venuto a visitarti in Italia e tu mi avevi invitato a mangiare i canederli con la tua famiglia, a Trento”.

Se il progetto di scendere in politica sia una mera elucubrazione mentale, lo sapremo quando si dovessero verificare le circostanze di un’attenuata detenzione. Per il momento “radio carcere” racconta di qualche aspettativa da parte di Forti, intenzionato ad avviare la richiesta di benefici non appena possibile. Un passo forse prematuro, per un osservato speciale diventato tale per il trattamento specialissimo ricevuto. Chico Forti un privilegiato? “Per lui il carcere Montorio è Gardaland e non fa nulla per nasconderlo” hanno commentato i volontari di “Sbarre di Zucchero”, dopo le interviste di Vespa. In un istituto dove cinque persone si sono suicidate in pochi mesi, dove ci sono 618 ospiti, a fronte di 335 posti regolamentari, dove ad avere un lavoro sono solo una sessantina di persone, non può che apparire un favorito del potere chi ha un trattamento come il suo. Forti non si lamenta, anzi ammette: “Sono stato accolto come un re”. Tutti che gli vogliono cucinare cibo vero, cibo italiano. Se a Miami il detenuto viene umiliato, “qui ho conosciuto valori umani, rapporti, rispetto”. Anche per quelle dichiarazioni televisive i penalisti italiani hanno attaccato: “Nei ‘cinque minuti di pubblicità-regresso’, si è assistito all’esaltazione delle dorate condizioni detentive italiane, carceri come un Grand Hotel, ma in realtà i detenuti sono in condizioni disumane”.

Sicuramente Forti è trattato con rispetto. “Ha una posizione in vista, al punto che il suo compagno di cella è stato selezionato, è una persona che sta bene economicamente. Il che fa vivere meglio anche lui” spiega Monica Bizaj di “Sbarre di Zucchero”. Forti è rimasto a lungo in infermeria, con le celle migliori riservate a chi entra in carcere, ma solo per un breve periodo. I detenuti possono usare anche i videogiochi, il che ha suscitato polemiche quando ne beneficiò Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin. “La protesta per il permesso a Forti non era contro di lui, ma contro il sistema che quei permessi non li concede a tanti altri. Sarebbe bellissimo che tutti fossero trattati come Chico Forti”. Marco Costantini, segretario di “Sbarre di Zucchero”. “Perché con lui è tutto così veloce? In un carcere già problematico non ci possono essere detenuti di serie A e altri di serie Z”.

Il viaggio-lampo a Trento per incontrare la madre è stato consentito dal Tribunale di sorveglianza di Venezia. L’onorevole Di Giuseppe ha ringraziato “per la celerità con cui è stato concesso il permesso”. Tutto regolare, eppure il segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, ha esternato: “Per gli altri, lo stesso provvedimento ha bisogno di settimane di attesa e non di pochi secondi”. Il ministro Carlo Nordio ha dovuto giustificarsi: “L’accordo con gli americani è stato pieno e leale. Ci sarà un’espiazione della pena secondo le leggi italiane. Abbiamo ottenuto il grande risultato umanitario che una persona possa farlo vedendo la mamma”. Gli altri 2.600 detenuti italiani nel mondo ringraziano. E quando il Guardasigilli ha spiegato che la foto con il deputato di FdI fu fatta “per assecondare l’umano desiderio di avere un ricordo personale dell’incontro con Forti’, il sindacalista Di Giacomo ha concluso: “Il carcere non è un palcoscenico su cui le star fanno il loro show”.

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