Irene Pivetti, ex presidente della Camera e già esponente della Lega, è stata denunciata per aver favorito gli interessi della camorra nel settore petrolifero. La notizia emerge dalle informative agli atti dell’inchiesta Assedio della Procura di Roma. Al Fatto, l’ex presidente della Camera attraverso il suo legale spiega: “Non ho ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria, ho dato indicazione al mio legale di prendere contatto con la Procura per verificare se vi sono iscrizioni su di me. Nel caso mi metterò a disposizione del pm”.
La mafia romana è “una confederazione di clan”, dalla ’ndrangheta a Cosa nostra alle cosche campane. È dentro questo sistema che il ruolo della Pivetti è descritto dalla Dia. A interfacciarsi con l’ex presidente della Camera, stando agli atti, sono Salvatore Pezzella e Giuseppe Vitaglione, secondo la Dia rappresentanti dei clan Mazzarella e D’Alessandro, legato ai Formicola. Vitaglione risulta legato anche a Vincenzo Senese, figlio di Michele, uno dei capi della malavita romana. Scrive la Dia: “Vincenzo Senese e Roberto Marcori autorizzano Vitaglione ad acquisire una società (…) nel settore degli idrocarburi (…). Le indagini hanno dimostrato che Vitaglione (…) è stato favorito dal contributo di Irene Pivetti, ex presidente della Camera”. Di riciclaggio nel settore idrocarburi si occupa anche Pezzella: secondo gli atti grazie “alla collaborazione di diversi professionisti”. Tra questi Corrado Petito e Roberto Navaro che “in concorso con Pivetti e con la compiacenza di funzionari pubblici corrotti (…) concorrevano a creare le condizioni per favorire le operazioni di riciclaggio, attraverso la produzione di modelli F24 ideologicamente falsi che attestavano il pagamento di accise e Iva dovuti per l’acquisto carburante”. Tanto che Pezzella esclama: “Abbiamo fatto bingo, mo’ mi prendo i soldi di tutta Napoli!”. Ma quando poi ha qualche dubbio sull’affare mostrando chi sta dietro al denaro: “Ma io (…) devo fare pure da garante di questo milione, mi devo guardare la pelle mia”. Subito Petito lo rassicura: “Chiamiamo la Pivetti in diretta: chiamala dille che stai con me”. La Procura: “A conclusione della riunione si comprenderà (…) che Pivetti ha un ruolo sovraordinato nella trattativa”. Tanto che risulta interessata all’esito della riunione e dice a Navaro: “Domani sono a Roma, non è che lei è da quelle parti?”.
Sia Petito che Navaro, secondo quanto ricostruito dall’accusa, “sono stretti collaboratori della presidente Irene Pivetti”. Navaro ha contribuito a creare la Only Italia Logistic di cui Pivetti è risultata amministratore unico. Secondo una segnalazione di operazione sospetta di Banca d’Italia, si legge nella nota dei pm, la società nel 2019 aveva volumi d’affari modesti che però “hanno subito un incremento (…) in relazione all’emergenza Covid-19, con un accredito di bonifici di 27 milioni disposti dalla Presidenza del Consiglio”.
Più chiare le conversazioni tra Pivetti e l’uomo legato a Vincenzo Senese finite in diverse intercettazioni. Sul piatto la compravendita di carburante con la società veronese Nuova Petroli con i cui vertici Vitaglione e Pivetti hanno un primo incontro. Tutto pare filare liscio ma poi, complice l’ingresso di una nuova famiglia di camorra avversa a quella di Vitaglione, gli accordi saltano. Per questo l’uomo dei Senese chiede l’intervento di Pivetti. Tanto che la Dia scrive: “Il passaggio inquietante, considerato che Vitaglione sta interloquendo con la donna che ha ricoperto la terza carica dello Stato, va individuato quando, senza alcun pudore riferisce il motivo del cambio di atteggiamento dei proprietari del deposito”. Dice Vitaglione a Pivetti: “Sono cambiate un poco le carte per il gruppo che sta là sopra, no? Dove io ho fatto pure discussione qui giù a Napoli (…). Io vorrei che lo chiami e dirgli scusate, ma io sono stata a casa di persone serie o di birichini? Però presidente (…) li dovete dovete frustare direttamente avete capito?”. Pivetti risponde: “Va bene, io intanto cerco che cosa hanno, dopodiché mi mandi le informazioni, tutte, il numero”. Successivamente Vitaglione entra ancora più nel merito delle dinamiche mafiose che stanno dietro all’affare: “Io sono stato chiamato da una famiglia di Napoli, poi Presidente resta tra di noi in quel caso stiamo nel nostro paese e ci siamo confrontati loro chi sono e noi chi siamo”. Scrive la Dia: “La Pivetti ben consapevole di muoversi in un contesto di criminalità organizzata, non solo conferma nuovamente di aver compreso la delicata situazione, ma condividendo l’intervento ‘mafioso’ della famiglia di Vitaglione, si augura che in quel modo il proprietario della società Nuova Petroli ritorni agli accordi iniziali”. Ecco allora le parole dell’ex presidente della Camera: “No, no ma questo io l’ho capito e mi fa anche piacere, vista la circostanza a questo punto però, siccome appunto questi qua che io ho chiamato erano molto chiusi e mi hanno detto ‘ci vediamo’ io al telefono non glielo dico (…) che dopo il vostro incontro di ieri loro magari torneranno sui loro passi e torneranno come erano venerdì o no?”. Al che Vitaglione la blocca subito e in modo chiarissimo dice: “Ma, non lo so se ci torneranno (…) può essere però poi è un altro discorso non è il vostro vestito presidente, il vostro vestito è quello di dire: siete delle persone scorrette”.
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