Qua sulla Sea-Watch continuano i preparativi per il salvataggio e l’accoglienza delle persone salvate, che su questa nave vengono curiosamente chiamate guest, ospiti. Un epiteto che fatico ad accostare a gente trascinata di peso su dal mare dopo che ci ha passato una settimana in condizioni fisiche, igieniche, psicologiche deprecabili, e che prima è stata spesso torturata e sfruttata nelle carceri libiche. Un epiteto che però rende bene l’idea della cura che mettono nel cercare di costruire un ambiente umano in una situazione disumana.
In questa nave tutti fanno tutto, perché Sea-Watch è un’organizzazione molto orizzontale e quindi di mattina mi mettono a tirare su con un mestolo una ventina di secchi di olio motore da un pertugio strettissimo nella sala macchine, con quaranta gradi centigradi. Una bella esperienza.
Il pomeriggio, invece, c’è un briefing sulla Cosiddetta Guardia Costiera Libica, che è cosiddetta perché si comporta diversamente dalle altre Guardie Costiere. Sono dei cattivi da romanzo, stando ai documenti e ai video che ci mostrano. È una milizia alle dipendenze di una delle parti in conflitto in Libia che scorrazza nel Mediterraneo centrale con dei mitragliatori molto grossi e delle splendide motovedette velocissime graziosamente donate dal nostro Paese. Ci mostrano alcuni video: in uno sparano in acqua durante un salvataggio per allontanare i soccorritori. In un altro prendono a bastonate dei migranti su un mercantile per poi riportarli nei lager libici. In un altro si mettono a circumnavigare la nave di un’ong armi in pugno, dicendo che devono lasciare la zona. La nave dell’ong risponde che sono in acque internazionali e prosegue il suo viaggio. Che coraggio che ci vuole, penso. Penso anche: ho paura. Mentre il sole tramonta penso a quelli che si preparano dall’altra parte del mare. Spero che incontrino noi e non loro. Che, in questo mare enorme, il puntino che vedranno all’orizzonte sia questa nave blu con sopra delle persone che si stanno domandando come accoglierli e non quelle navi grigie pagate con le mie tasse che sono pronte a riportarli nell’inferno da cui vengono. Guardo all’orizzonte: la zona delle operazioni è ancora lontana e mi sembra sempre più inquietante.
2. continua