Dalla Sea-Watch avvistiamo il primo caso la mattina presto. È una barca di legno piccola, sopra ci sono trenta persone. La vediamo da lontano, un puntino piccolissimo che pian piano, nel binocolo, diventa una barca dello stesso colore del mare. Inviano le lance di soccorso, in pochi minuti sono lì, distribuiscono i salvagente e cominciano a imbarcare. La prima che vedo salire è una donna. Ha una giacca invernale pesante col pelo e un berretto di lana rosa fatto a mano e anche una sciarpa coordinata. Le cade e non se ne accorge. Uno di noi la raccoglie e lei comincia a ridere e ridere, non smette più. È così contenta che non puoi che essere contento anche tu che la guardi. E poi ancora e ancora, sono una trentina. Una gioia smisurata. Barcollano, ridono, pregano, ringraziano. Poi avvistiamo un secondo caso: una barca più grande, con un ponte coperto. Imbarchiamo altre 120 persone. Stanno peggio dei primi. Alcuni, che stavano sottocoperta, sono intossicati dai miasmi del carburante. Qualcuno casca a terra. Li mandano nell’ospedale di bordo. Si riprenderanno. Se non fossimo intervenuti è molto probabile che sarebbero morti. Una bambina ha un salvagente rosa a forma di unicorno. I bambini, tanti, cominciano a sfrecciare sul ponte e sono vivi come nessun essere umano è mai stato vivo fino ad oggi. Nessuno può credere di essere stato così fortunato. Alcuni mi dicono: questa notte non pensavo che avrei visto un’altra notte. Quando sono saliti tutti, si tiene un discorso, in inglese con traduzione in arabo. Per chi non parla nessuna delle due lingue qualche amico improvvisa una traduzione. La prima cosa che dicono, in inglese, è: vi promettiamo che mai, in nessun caso, vi riporteremo in Libia. Applauso, entusiasmo degli anglofoni. Poi, la stessa frase in arabo. Applausi degli arabofoni e degli anglofoni. Poi gruppetti traducono agli amici, ancora applausi. Alla fine è tutto un applauso collettivo per questo fatto che non si torna in Libia. Qualcuno piange. La nave ora è piena di una vita nuova che queste poche parole non possono raccontare. Ci proverò nei prossimi giorni. I prossimi anni, invece, mi serviranno per capire quello che ho visto.
5. Continua