Allegria di naufragi

Di Nicola Borghesi
30 Luglio 2024

Poco dopo i due soccorsi veniamo a sapere che il porto assegnato alla Sea-Watch per lo sbarco delle persone salvate è La Spezia, in sostanza il porto italiano più lontano possibile da dove ci troviamo: quattro giorni di navigazione. Questo accade grazie al decreto Piantedosi, che costringe le navi delle Ong a perdere tempo in lunghe traversate. Quando, la mattina, annunciano che sbarcheremo a La Spezia, ancora una volta, tutti applaudono. Nessuno sa dove sia, ma almeno non è in Libia. Poi, succede una cosa che non mi aspetto. Per far passare i lunghi giorni di navigazione verso La Spezia e vincere la noia, si decide di improvvisare una festa. Proprio così: una festa, nel mezzo del Mediterraneo, di persone appena scampate a un naufragio.

Uno dei marinai, nel corso della giornata, chiede ai passeggeri quali siano le loro canzoni preferite, le annota e poi, alle quattro e mezza prendono una cassa e cominciano a metterle da Spotify. All’inizio c’è imbarazzo, ma poi una signora siriana di una certa età si lancia nel mezzo e comincia a ballare, folle, scatenata. Prende una ramazza e la usa come una chitarra immaginaria. Un altro passeggero, dall’aspetto piuttosto torvo, si rivela un ballerino commoventemente aggraziato. La folla è in delirio, si aggiungono tutti, anche l’equipaggio, e cominciano a fare delle cose coreografiche che sanno solo loro. Bellissime. Ancheggiano, gridano, si sfidano. A un certo punto parte il trenino. C’è, in questo rito sfrenato, qualcosa di omaggio alla vita. È un punto del tempo dello spazio che dice: siamo vivi. Malgrado le torture, la vita logorata dalle guerre e dalla scarsità, le carceri e la Guardia costiera libica, siamo qua, siamo vivi, siamo al sicuro. Una festa oltre la morte nel primo brandello di posto sicuro che vedono da tanto tempo. Questa è una festa, penso. Forse io a una festa non c’ero mai stato prima, se questa è una festa. Di fianco a noi, nel frattempo passa – giuro – un galeone (scopriremo poi trattarsi di una nave scuola algerina). È una cosa che se uno la mettesse in un film direi: esagerato.

Non so come a un certo punto parte Bella ciao, credo a causa de La casa de papel. La conoscono in molti. Così, nel mezzo del Mediterraneo centrale, 30 europei e 156 persone scampate a un naufragio cantano nel nulla una canzone che non sanno di cosa parla ma parla di noi, lì.

5. Continua

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