La gestione dei fondi per le celebrazioni pucciniane da parte di Alberto Veronesi finirà sotto il faro della Procura contabile. Sulla mancanza di trasparenza negli atti del Comitato che presiede, denunciata più volte dal Fatto, si è già accesa la luce del Tar della Toscana e a breve quella della Corte dei Conti di Firenze. Mentre, nell’ombra, Veronesi tenta di disinnescare la mina con una proposta “irricevibile”, che viene subito respinta.
Il 25 luglio scorso il Tar ha congelato oltre 600mila euro di fondi per la “valorizzazione dei luoghi pucciniani”. I giudici hanno accolto il ricorso del Conservatorio Boccherini di Lucca che a inizio 2023 aveva partecipato a due bandi con una richiesta di contributo per 330mila euro da destinare “al restauro e allestimento di due sale considerato il legame dell’istituto con la vita e gli studi di Giacomo Puccini”.
Dopo un anno, non avendo riscontro, il Conservatorio chiede al presidente Veronesi di conoscere “gli atti relativi alla valutazione del proprio progetto, i motivi dell’eventuale esclusione, il nominativo dei soggetti beneficiari del contributo”. Dopo altri due mesi di silenzio, bussa alla Presidenza del Consiglio che vigila sul Comitato, ma neppure la Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi di Palazzo Chigi risponde. Così il 27 maggio 2024, l’ente fa il ricorso al Tar chiamando in causa tutti.
Per i giudici che lo hanno accolto “appaiono significative le criticità denunciate dal Conservatorio Boccherini a carico della procedura seguita dal comitato”. L’udienza si terrà il 28 novembre 2024, proprio il giorno prima della scomparsa del grande compositore avvenuta a Bruxelles cento anni prima. Nella ricorrenza che doveva essere il culmine delle celebrazioni Giacomo Puccini finirà invece in tribunale. Nel frattempo, come detto, l’ente valuta di inviare l’incartamento alla Corte dei Conti.
Sulla stampa Veronesi tenta di minimizzare gli effetti della decisione del Tar e relative polemiche con una stringata dichiarazione sulla stampa in cui precisa che ad essere sospesi sono “solo i contributi di quel bando”, senza effetti dunque per gli altri creditori che saranno tutti pagati. Ma la questione è grave, tanto che per uscirne Veronesi si muove per disinnescare la miccia. Due giorni dopo l’ordinanza l’Avvocatura di Stato contatta il legale del Conservatorio: “Veronesi ha pensato di darvi 50mila euro in cambio del ritiro del ricorso per un concerto che dovete fare il 15 agosto a Forte dei Marmi, attingendo dalla voce degli eventi, altrimenti farà reclamo contro l’ordinanza”. “Il Conservatorio non si svende”, risponde la presidente Maria Talarico giudicando l’offerta “irricevibile”.
“Se Veronesi vuole trovare un accordo deve farlo nella sede giuridica competente, perché vogliamo essere coperti da un giudicato, non sottobanco come ha provato a fare. La nostra battaglia è per affermare i valori di trasparenza e responsabilità che devono essere alla base delle azioni e delle scelte di chi amministra denaro pubblico. Fosse stata una proposta di transazione il cui titolo fosse quello del bando per cui abbiamo agito al Tar si poteva anche aprire un discorso di trattiva, ma siccome lo vuole mettere sulla voce eventi a noi non importa proprio niente”.
Entra così nel merito del contenzioso l’avvocato del Boccherini Carlo Andrea Gemignani: “Avevamo chiesto dove fosse il provvedimento con il quale erano assegnate le somme e l’Avvocatura ha confermato ovviamente che non c’è una determina ma che tutto è desumibile solo da un verbale del Comitato del 31 maggio 2023. A conferma del fatto che per quel bando non è stata seguita alcuna procedura pubblica, né sono stati rispettati criteri di trasparenza imposti dal decreto legislativo 33 del 2013 che impone l’evidenza pubblica quando si tratta di erogazioni superiori a mille euro”.
Ma qui si tocca il nocciolo di tutta la vicenda. L’ordinanza che congela i fondi è la conferma della mancanza di trasparenza nella gestione di 9,5 milioni di risorse pubbliche che ha segnato i due anni di vita del Comitato tra furibonde polemiche, querele e dimissioni. Fin dalla sua costituzione, il 10 ottobre 2022, la conduzione di Veronesi si è caratterizzata per la frequente inottemperanza agli adempimenti previsti dalla legge in materia di bandi e di gestione di soldi pubblici. Per i primi sei mesi nessuna documentazione sulle decisioni del Comitato è stata pubblicata. Solo dopo le proteste di alcuni membri, a marzo 2023, sul sito sono apparsi i verbali e i bandi. Ma mai l’elenco dei partecipanti, i punteggi assegnati e i vincitori con relative graduatorie. Tutto veniva riportato esclusivamente nei verbali delle riunioni. Addirittura ad oggi non sono pubblicati i verbali delle riunioni del Comitato scientifico con le linee di indirizzo date.
“Il verbale di cui abbiamo chiesto l’annullamento è sintomatico e di un’evidenza estrema” afferma l’avvocato del Conservatorio Gemignani. Il verbale sospeso dal Tar del 31 maggio 2023 dove vengono deliberati e assegnati i fondi ai vari enti per altro presenta altri profili delicatissimi: prima di attribuire le risorse del bando congelato dal Tar, su proposta del presidente Veronesi il tesoriere Luciano Fazzi viene nominato “project manager”, così da attribuirgli un compenso di 73.200 euro e il rimborso per le spese di trasferta che altrimenti non avrebbe potuto avere perché espressamente vietati dal decreto che istituisce il Comitato. Veronesi si propone come “direttore artistico”. Al tesoriere-project manager Fazzi sono attribuiti non solo controllo di gestione e congruità, ma la firma congiunta con il presidente e direttore artistico, che è appunto Veronesi, “di ogni attività riguardante la vita del Comitato”: bandi, ricerca sponsor e contributi, patrocini e loghi. Fanno tutto loro e si controllano da soli.
L’incarico per altro non è mai stato autorizzato dal ministero, scrive il revisore Alberto De Gregorio nella sua relazione al rendiconto per cautelarsi da eventuali contestazioni. Una situazione di potenziale conflitto di interessi talmente esposta e palese che lo stesso rappresentante del ministero della Cultura, Antonio Parente, non solo si asterrà sulla decisione dei doppi incarichi ma chiederà di mettere a verbale “ a sua tutela” che non sono mai stati autorizzati dal ministero.
Il verbale incriminato per altro contiene anche una dichiarazione dagli accenti durissimi da parte di Patrizia Mavilla, membro del Comitato e direttrice della Fondazione Simonetta Puccini di Torre del Lago che conferma l’assunto di fondo della querelle: “Quello che oggi siamo chiamati ad approvare è il frutto di considerazioni arbitrarie che non tengono conto di una valutazione collegiale né della procedura che prevede l’applicazione di criteri approvati e pubblicati nel bando dallo stesso comitato”.