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Guerra totale. Fino a che punto siamo disposti a tollerare ancora la barbarie?

7 Agosto 2024

Il problema non è fino a che punto possa arrivare la barbarie – chi abbia mai aperto un libro di storia sa che non c’è limite – ma fino a che punto possiamo tollerarla, conviverci, farcene, come si dice, una ragione. Potremmo fare millemila esempi, ovviamente, perché dallo scenario mediorientale ci arrivano segnali ogni giorno: una guerra di sterminio contro un’intera popolazione, i palestinesi, lentamente inserita in un contesto di guerra allargata e totale, una tendenza all’abitudine sui massacri quotidiani a opera di un esercito che le grandi “democrazie” del mondo occidentale sostengono, appoggiano e spesso finanziano.

Due scuole piene di civili, 50 morti, donne e bambini, e vabbè. Il campo profughi, donne e bambini, e ok. La zona indicata come “sicura” e “umanitaria” bombardata, donne e bambini, e via. La fossa comune, gli operatori umanitari uccisi, i giornalisti (oltre 160) eliminati perché non raccontino. Uno stillicidio quotidiano che bisogna quasi sempre cercare nelle ultime righe degli articoli, in piccoli e nascosti incisi, messi lì come senza parere. Ci distraiamo pensando che no, non si può nuotare nella Senna, oppure che la pugile algerina, oppure che… e intanto ogni giorno un mattoncino si aggiunge alla costruzione del tempio dell’indicibile, dell’inumano.

Un mattoncino notevole, ripugnante, l’ha portato l’altroieri il ministro delle Finanze di Israele, Bezalel Smotrich, che considera “giustificato e morale” (sì, “morale”) bloccare gli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza che causerebbe la morte per carestia, fame e sete di un paio di milioni di persone. Si tratta in pratica dell’aperta teorizzazione di una “soluzione finale” per la Striscia di Gaza. Teorizzazione non nuova, perché già parecchi ministri israeliani hanno definito “non umani” i palestinesi, con una de-umanizzazione del nemico che non si vedeva dai tempi di Auschwitz. Il ministro del governo Netanyahu si duole del fatto che qualcuno protesterebbe, il mondo glielo impedirebbe, insomma, dice lui. Cosa tutta da vedere, dico io dopo certi precedenti. “Nessuno ci lascerà causare la morte di fame di due milioni di civili, anche se potrebbe essere giustificato e morale”. Testuali parole riportate tra virgolette in piccoli trafiletti, e non come una cosa enorme, spaventosa, degna delle pagine più orrende e deliranti del Novecento.

Il problema, dunque, è certamente una comunità internazionale (nome elegante per dire i complici) che non sa porre un limite e un freno alla barbarie, la tollera, finge di spazientirsi e poi manda miliardi di dollari al massacratori di un popolo. Ma il problema – lo so, suona male, suona retorico – è un po’ anche nostro, che assistiamo impotenti, distratti, un po’ stufi… uff, ancora! Dopo quasi un anno? Su, parliamo d’altro…

Da cittadini, dunque, da persone, cosa possiamo fare? Forse dirlo, continuare a dirlo, sì, certo. Ma anche chiedere alla politica di dire, di fare. Il ministro degli esteri italiano dirà qualcosa sui deliri nazisti di Smotrich? (spoiler: no). E i partiti di opposizione? Elly? Giuseppe? Cosa temono? Cosa aspettano per spostare un po’ l’asse della barbarie, per attenuarlo, per far notare che è intollerabile? Non li sentiamo, non li vediamo, non alzano la voce, non chiedono, non picchiano i pugni sul tavolo, non si spaventano, non si mobilitano, abbozzano, accettano, in definitiva si arrendono alla marea montante dell’inumano, si adeguano, si voltano dall’altra parte. È a loro – più che al nazista Smotrich – che dobbiamo chiedere conto.

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