Ricorsi, reclami, annullamenti in autotutela. E parcelle da pagare agli avvocati. Ormai si alza il fumo da quel Titanic che è il Comitato Puccini affidato alla guida di Alberto Veronesi che marcia dritto verso l’iceberg senza neppure suonare la musica del grande Maestro. Ieri l’organismo che è emanazione della Presidenza del Consiglio si è riunito e ha annullato un bando da 1,2 milioni di euro per tirarsi fuori da un contenzioso che può trascinare i suoi 21 membri davanti alla Corte dei Conti e far finire tutti i 9,5 milioni che ha impegnato o speso sotto la lente della magistratura contabile. La seduta è stata convocata per decidere come rispondere a un’ordinanza del Tar della Toscana che il 25 luglio scorso ha accolto il ricorso del conservatorio Boccherini di Lucca per essere stato ingiustamente escluso da un bando “per la tutela dei luoghi pucciniani”. Avendo il tribunale congelato gli ultimi 600 mila euro rimasti fino all’udienza di merito del 28 novembre e il Comitato l’esigenza invece di spenderli tutti entro il 31 dicembre 2024 pena il ritorno al Mef tra ipotesi di danno erariale, ieri è arrivato il colpo di scena: su proposta di Veronesi il Comitato delibera di annullare “in autotutela” il bando incriminato perché viziato da irregolarità e di rifarlo da capo, ma con criteri di trasparenza richiesti dalla legge.
Una retromarcia obbligata dal fatto che dopo due anni, finalmente, quel ricorso ha imposto di chiarire una volta per tutte che la natura giuridica dell’organismo è equiparata a quella di un ente pubblico, ragion per cui nell’assegnare risorse deve rispettare “criteri e procedure trasparenti e tracciabili”, come qualsiasi amministrazione dello Stato. Finora però non è andata così: tutti i bandi, le erogazioni e gli incarichi sono stati deliberati senza alcuna procedura comparativa, sempre d’urgenza, senza evidenza pubblica delle valutazioni e dei motivi di assegnazione/esclusione, insomma senza curarsi di quei requisiti minimi di trasparenza che sono previsti dalla legge.
I membri del Comitato, benché tra loro ci siano anche tre sindaci e tre rappresentanti del ministero, se ne accorgono solo ora, dopo che il Tar ha accolto simili contestazioni. La doccia è stata freddissima, specie quando è stato chiarito anche che in caso di danni erariali i componenti ne rispondono in solido con il proprio patrimonio personale. La scoperta desta incredulità e sgomento, tanto che pur di evitare questo rischio finiranno per farsi difendere non una ma due volte, a spese degli italiani. Inizialmente il Comitato era infatti assistito gratuitamente dall’Avvocatura di Stato ma Veronesi, contro il parere del delegato del ministero Antonio Parente che si era espressamente raccomandato di non farlo, ha incaricato invece uno studio legale privato. La consulenza costerà altri 14mila euro (più Iva, più cassa forense etc) per fare poi cosa? La cosa più semplice di tutte, cioè: non costituirsi in giudizio per resistere, col rischio concreto di soccombere e di dover rispondere in proprio del danno, bensì di tornare sui propri passi annullando il bando incriminato per rifarlo da capo, stavolta con i criteri richiesti ad un ente pubblico.
La decisione sarà deliberata venerdì in un nuovo Comitato convocato “d’urgenza” per il 9 agosto. Perché ormai di questo si tratta. Fino a due giorni prima Veronesi rassicurava i membri che il ricorso non sarebbe mai stato accolto perché non aveva i presupposti. Ma, 48 ore dopo, la notifica dell’accoglimento lo smentisce e sgretola ogni certezza facendo anche balenare il rischio concreto che tutto quello che il Comitato ha fatto e speso finora, a quella maniera, possa essere viziato da irregolarità e debba essere annullato e rifatto. Una valanga di annullamenti, pure questi soggetti a impugnazione, che segnerebbe il fallimento del Comitato ma finirebbe anche per accendere i fari della Procura contabile (e non solo) su due anni di gestione. Si può smontare e rimontare una nave da crociera in corsa nel mezzo del mare? E a quali condizioni, se tanta benzina è stata buttata via così?
Qualcuno esce dalla riunione come travolto dalle onde. Altri iniziano a chiedere a Veronesi lumi su spese alquanto fumose, sia per la pubblicità sia per tre concerti per i quali il Comitato ha deliberato 450mila euro di contributi ma ad oggi hanno venduto solo 15 biglietti, nei quali per altro Giacomo Puccini viene eseguito solo di sguincio: un pezzettino per ogni Concerto (l’Intermezzo delle Villi La Tregenda e due piccoli poemi sinfonici composti per gli esami al Conservatorio di Milano). La seduta è stata così monopolizzata dal tema dei contenziosi da togliere spazio ad altro. Ma comprensibilmente. Mentre Veronesi tentava di sminarne uno, già si accende la miccia di un altro, pronto a esplodere. Nei giorni scorsi il Teatro Regio di Parma ha inviato a Veronesi un reclamo formale per essere stato escluso da un altro bando, stavolta un contributo per la riduzione del costo dei biglietti per opere di Puccini, senza che venissero comunicate le motivazioni. “Stiamo aspettando una risposta – dice il sovrintendente Luciano Messi – laddove la ritenessimo inadeguata porterei la questione in consiglio di amministrazione”.
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