“La crescita è superiore a quella degli altri principali Paesi europei, abbiamo raggiunto il massimo storico di occupazione e abbiamo l’inflazione più bassa tra i Paesi del G7”. Giorgia Meloni, nell’intervista a Chi, rivendica come al solito come meriti del governo alcuni dati economici accuratamente selezionati tra quelli più lusinghieri. Mentre sorvola su numeri meno accattivanti, vedi la produzione industriale, in calo dall’inizio del 2023. Affermazioni, comunque, in parte sbagliate o almeno incomplete. Gli ultimi dati Istat sul Pil, diffusi una settimana fa, dicono che l’Italia non è affatto in testa alla classifica Ue. La crescita del secondo trimestre, +0,2%, è inferiore a quella della Francia (+0,3%) e ben sotto quella della Spagna (+0,8% per merito di un export forte). Peggio di noi con -0,1% ha fatto solo la Germania, che ha chiuso il 2023 in recessione e continua ad arrancare dopo lo choc energetico innescato dall’invasione russa dell’Ucraina.
Il mercato del lavoro a giugno ha totalizzato 23,9 milioni di occupati, un nuovo massimo storico: le persone con un posto sono aumentate di 337mila in un anno. Ma guardando appena sotto la superficie si scopre che più di tre quarti della crescita si concentra tra gli over 50 (sono sempre di più, causa demografia, e restano attivi più a lungo complice l’aumento dell’età pensionabile). A contribuire alle assunzioni è poi anche il fatto che per le imprese sono relativamente convenienti, causa salari che non hanno tenuto il passo con l’inflazione. Secondo l’Ocse, l’Italia durante la fiammata dell’inflazione ha registrato “il maggior calo dei salari reali tra le maggiori economie” che aderiscono all’organizzazione: non sembra un caso se Meloni di salari non parla. Anche il confronto con gli altri Paesi sviluppati – che la premier evita – è impietoso: il tasso di disoccupazione è al 7% contro una media Ocse del 4,9%, quello di occupazione è 8 punti più basso della media. L’occupazione femminile è al 53,3% contro una media Ue che supera il 70%. E ancora: nella Ue l’83,5% di chi è fresco di laurea (fascia under 34) ha un lavoro, in Italia la quota si ferma al 67,5%.
Sull’inflazione la leader di FdI dice il vero: a giugno 2024 l’Italia è stata il Paese del G7 con il tasso di crescita dei prezzi più basso, +0,8% contro il +2,9% degli Usa, il +2,2 della Germania e il +2,1 della Francia. Va però ricordato che l’indice dei prezzi al consumo ha solo ripiegato dopo che nell’autunno-inverno 2022-23 è stato ben superiore che negli altri grandi Paesi industrializzati a causa del peso dell’import di energia. E il calo non dipende in alcun modo da misure governative come il carrello tricolore, che è stato un flop.
Parlando di riforme, Meloni cita infine quella del fisco tra gli interventi contro cui “le forze che vogliono conservare lo status quo, ovvero i loro privilegi, stanno mettendo in campo una opposizione feroce”. E chiosa: “Penso che gli italiani capiscano il perché”. Difficile però presentare i decreti attuativi della delega fiscale come esempi di provvedimenti che riducono i trattamenti di favore riservati a pochi. Basti dire che il governo ha confermato – e promesso di ampliare – la flat tax al 15%, che viola l’equità tra i contribuenti favorendo gli autonomi, ha ridotto le sanzioni per chi evade e da ultimo ha deciso di concedere alle partite Iva che aderiranno al concordato biennale una tassazione sostitutiva con aliquote bassissime sulla differenza tra il reddito dichiarato l’anno prima e quello “proposto” dalle Entrate. Col risultato di offrire loro un grosso sconto sulle tasse da pagare, alla faccia dei lavoratori dipendenti soggetti alle normali aliquote Irpef. A proposito di privilegi.