Passare un singolo documento alla stampa, che gli fa dire il contrario di ciò che effettivamente dice; guardarsi bene dal verificare la “storia” con l’involontario protagonista; creare un caso mediatico che alzi la palla alla peggior politica. Una prassi che ho appena verificato di persona: come vittima.
Il documento all’origine di questa ennesima tempesta “merdiatica” è una lettera ufficiale che, come rettore dell’Università per Stranieri, ho inviato al “tavolo” istituzionale che segue l’emergenza, ormai annosa, di un cospicuo numero di rifugiati pachistani a Siena. La lettera avvertiva che di fronte alla reiterazione di comportamenti inappropriati dei rifugiati nelle sedi dell’ateneo e della mensa gestita dalla Regione c’era il serio rischio che i servizi ai rifugiati stessi non potessero proseguire. Nei primi mesi del 2023 decine di rifugiati pachistani dormivano e vivevano accampati, al freddo, alla stazione di Siena, di fronte alla sede principale dell’Università, nella più completa inerzia del Comune, retto – allora, e ancora ora – da amministrazioni di destra. L’Università ha allora aperto corsi gratuiti di lingua italiana riservati a queste persone, e (poiché è difficile fare lezione a chi non mangia) ha sostenuto il costo della loro cena alla mensa universitaria. Non eravamo certo tenuti a farlo: ma prendersi cura delle persone è il nostro modo di essere università. Abbiamo investito una somma notevole, per il nostro bilancio: 100.000 euro. E poi altri ancora, anche a causa dell’aumento del costo dei pasti (deciso unilateralmente dalla Regione).
Tutto bene? Non tutto. Sia in aula, che a mensa sono stati registrati, lungo i mesi, piccoli incidenti con il personale di vigilanza dell’ateneo, e con quello di servizio alla mensa. Ogni volta, abbiamo segnalato queste difficoltà al “tavolo”, per frenare un crescendo pericoloso: la lettera in questione era solo l’ultima. Ciò che (tra le righe di una comunicazione istituzionale) essa diceva è che i comportamenti dei rifugiati sono, ovviamente, il frutto delle condizioni subumane in cui questa comunità è stata, ed è, costretta a vivere per anni. Come è possibile restare lucidi e perfettamente educati dormendo in novanta persone in un garage, ora con queste temperature, con un accesso precario ai servizi igienici? Invece, qual è la storia raccontata dai giornali? Quella del rettore di sinistra che improvvisamente si accorge che i migranti sono sporchi e cattivi.
Non mi aspettavo niente di diverso da Libero, Verità e da simile robaccia, da quell’abisso di inettitudine e malafede che risponde al nome di Nicola Porro o dai deputati di matrice fascista prontamente planati come avvoltoi. Ma a dare il via alle danze è stata Repubblica Firenze, gettatasi sulla ghiotta possibilità di infangare il rettore “paladino della sinistra” (e in quanto tale odiatissimo dal regime Pd toscano, del quale quel giornale è scendiletto). A ruota il Corriere della Sera ha vergognosamente titolato: “Rifugiati in ateneo: il promigranti Montanari si allarma”. Un sabba di menzogne, fake news, insulti. Tutto per nascondere la realtà: e cioè che la criminalizzazione dei migranti è una profezia che si autoavvera, o meglio che la destra avvera ovunque governa, facendo vivere i migranti come animali. Chi prova invece ad accoglierli è avvertito: la macchina del fango è sempre accesa.