Il dossier

Regioni in ferie con mance e nuove poltrone: dal Trentino alla Sicilia ecco le leggine “balneari”

Pausa estiva, scorpacciata agostana - Verso l’autonomia. In Abruzzo e Sicilia fondi a pioggia a enti e associazioni; il Molise s’inventa un sottosegretario e Bolzano “crea” un maxi-dirigente

Di Lorenzo Giarelli Icons/ascolta
13 Agosto 2024

Una poltroncina in Molise, qualche mancia in Sicilia, un nuovo dirigente in Alto Adige. Per i Consigli regionali le ferie estive hanno un sapore particolarmente dolce, non solo per la pausa dei lavori che chiuderà le assemblee per quasi un mese, ma anche per leggi e leggine balneari che porteranno buone notizie per la politica locale. Luglio e agosto sono infatti momenti fertili per approvare o mettere in lavorazione provvedimenti controversi, vuoi per il favore dell’afa vuoi per la prospettiva delle vacanze. Un vizio che troverà ancor più fortuna quando e se l’autonomia differenziata verrà applicata nelle Regioni, concedendo più poteri e più soldi ai territori: “La qualità delle classi dirigenti locali è più modesta di quella delle classi dirigenti nazionali – dice al Fatto Sergio Rizzo, autore di La Casta e Io so’ Io – Quindi dar loro più poteri metterà ancor più a rischio l’efficienza del nostro sistema”.

Sicilia.
Uno dei casi più limpidi di fondi a pioggia destinati ai feudi elettorali arriva dalla Sicilia. Come già raccontato dal Fatto, la manovra-ter approvata dalla Regione guidata dal forzista Renato Schifani ha previsto 10 milioni di euro ai Comuni per “promozione turistica, sportiva, culturale e attività di marketing”. Di questi, 400 mila finiranno a Palermo per il “400° anniversario del ritrovamento delle spoglie della Santa Patrona”, 200 mila a Trabia per il Festival del Sole, 180 mila a San Vito Lo Capo per il Cous Cous Fest e così via, fino a un finanziamento da 300 mila per il Trapani Calcio che ha sollevato parecchie polemiche. Perché? Nell’organigramma della società c’è Roberto Schifani, avvocato e figlio del governatore.

Molise.
Le Regioni piccole, come il Molise, hanno un problema: la giunta ha troppi pochi posti. Solo cinque assessori oltre al presidente forzista Francesco Roberti, una miseria di fronte all’esigenza di sfamare gli appetiti di tutti i partiti della coalizione. E così ci si ingegna per trovare soluzioni alternative. Qualche anno fa il centrosinistra introdusse la possibilità di nominare un sottosegretario in aggiunta ai 5 assessori. Ora il centrodestra è andato oltre, prevedendo un secondo sottosegretario. La modifica dello Statuto regionale ha appena ricevuto il via libera dal Consiglio e Forza Italia già si sfrega le mani, puntando alla nuova poltrona da oltre 10 mila euro con il suo Roberto Di Baggio. Le opposizioni protestano e lanciano la proposta di un referendum regionale per abrogare la legge. Ma ci vorrà tempo e intanto la nomina può partire.

Sardegna.
Le larghe intese a volte funzionano anche nella Regione giallorosa guidata da Alessandra Todde. Il mese scorso, il Consiglio regionale ha votato compatto l’aumento dei fondi destinati ai gruppi politici per il proprio personale. Non solo. Quest’estate il Consiglio ha anche completato l’iter che ripristina le Province, dopo un lungo rimpallo fatto di ricorsi e scontri col governo. Il risultato è che la Sardegna non solo riavrà i vecchi enti ma ne avrà addirittura 8, per un territorio che ospita in tutto 1,6 milioni di residenti. Oltre a Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro avranno status di Provincia anche Gallura, Ogliastra, Sulcis-Iglesiente e Medio Campidano, tutte con relativi apparati burocratici da rimettere in moto.

Trentino Alto-Adige.
Trento e Bolzano viaggiano spesso con regole proprie, in virtù del proprio status. Alla guida della Regione, per esempio, di solito c’è una staffetta a metà legislatura tra il presidente della Provincia di Trento e quello della Provincia di Bolzano. Allo stesso modo, si alternano anche i “vice”. Per questo l’accordo trovato in Consiglio sembra far contenti tutti (tranne le opposizioni). Oltre al presidente di Regione, adesso anche il suo “vice” potrà infatti nominare un proprio Capo di gabinetto. La norma dunque dovrebbe far contenta la leghista Giulia Zanotelli, attuale numero 2 di Arno Kompatscher, ma in prospettiva possono gioire anche gli autonomisti della Svp, cui toccherà il ruolo in caso di staffetta.

Abruzzo.
Anche qui la Regione è alle prese con una Legge mancia. Le proteste del centrosinistra hanno fatto sì che la destra rinviasse l’approvazione in aula, ma nel feudo del meloniano Marco Marsilio tutto sembra portare all’ok a un provvedimento da oltre 22 milioni destinati a 2.287 enti e associazioni. “Dilagante amichettismo”, dice il Pd. Legittimo sostegno ad attività locali, secondo la destra.
L’elenco dei beneficiari è sterminato, dagli Amici dello Sport di Miglianico (10 mila euro) alla Bocciofila di Torano Nuovo, a Teramo (2 mila euro) passando per i 10 mila euro alla Pro Loco di Corropoli, 5 mila abitanti sempre vicino Teramo.

Autonomia.
Va da sé che l’autonomia differenziata voluta da Roberto Calderoli potrebbe ampliare i poteri delle Regioni, allentando viceversa i vincoli sulle spese. Si vedrà che fine farà la legge, contro la quale le opposizioni hanno già raccolto ben più delle 500 mila firme richieste per un referendum abrogativa. Ma intanto la situazione preoccupa Sergio Rizzo, giornalista e scrittore che da anni denuncia gli sprechi e gli scandali delle Regioni: “Il peccato originale è del centrosinistra, che nel 2001 approvò la Riforma del Titolo V della Costituzione. I problemi sono iniziati allora”.
Da quel momento, i cosiddetti governatori hanno creato un sistema di potere abnorme che adesso aspetta solo l’autonomia per essere consacrato: “Il caso Toti è l’ultima vicenda che rende l’idea delle relazioni che possono avere i presidenti di Regione. Le classi dirigenti locali sono generalmente peggiori di quelle nazionali. Dunque con l’autonomia i rischi di una cattiva gestione delle risorse, così come quelli di malaffare, aumenteranno”. Tutto pur di soddisfare un unico partito, la Lega, tra i mal di pancia degli alleati: “Considerando l’astensione e il 9 per cento preso alle Europee, il Carroccio rappresenta circa il 5 per cento degli italiani – attacca Rizzo – L’autonomia di Calderoli è una legge folle”.

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