Più orchestrali sul palco che pubblico. Due concerti per pochi, praticamente “eventi privati”, che ai contribuenti sono costati però la bellezza di 350mila euro. Ecco dove finiscono i soldi degli italiani. L’11 settembre si è tenuto il secondo di due concerti finanziati dal Comitato Puccini per celebrare il centenario della morte del Maestro, il primo diretto dal milanese Daniele Gatti e il secondo dal russo Vladimir Jurovskij. Peccato che il Gran Teatro da quasi 3500 posti fosse praticamente deserto. L’ incasso totale delle due serate è inferiore a mille euro ciascuna, con un biglietto da 15 euro che finisce così per costare ai cittadini minimo 23mila euro. Per altro per non sentire neppure Puccini, suonato per 7/8 minuti con due piccoli brani, bensì Schoenberg, Mahler, Mendelssohn e Brahms.
A parte gli omaggi e i pochi paganti, a fare gli onori di casa in rappresentanza del Comitato c’erano giusto il presidente Alberto Veronesi e il tesoriere Luciano Fazzi, in pratica coloro che nei doppi ruoli di direttore artistico e di project manager, quei due concerti li hanno proposti e decisi. Il giorno dopo il flop Alberto Veronesi si è dimesso dal Cda della Fondazione Giacomo Puccini di Lucca, ufficialmente per motivi di lavoro, ma rimanendone consulente.
Dei due concerti andati deserti ci sono foto, video. Documenti che ben potrebbero essere allegati a un esposto sulla gestione del Comitato Puccini che – notizia mai resa nota – è pervenuto alla Corte dei Conti di Firenze il 20 di agosto. A inviarlo è stato il Conservatorio Luigi Boccherini di Lucca, lamentando di essere stato ingiustamente escluso da un bando per la “valorizzazione dei luoghi pucciniani” del marzo 2023. L’ente chiedeva di finanziare con 330mila euro il restauro e l’allestimento di due sale. Il Comitato nega il finanziamento ma neppure lo comunica, e quando l’ente chiede le valutazioni che ne hanno determinato l’esclusione gli vengono negate. Il Boccherini fa ricorso, e il 25 luglio il Tar della Toscana lo accoglie disponendo di rifare da capo l’avviso e congelando 600mila euro di fondi in vista dell’udienza di merito fissata per il 28 novembre. Nel frattempo, il Conservatorio lucchese manda tutte le carte della procedura alla Corte dei Conti di Firenze. E cosa si legge in quelle carte?
Che i progetti da finanziare erano scelti solo tra i beneficiari, “in palese conflitto di interessi”. Di più, che l’erogazione discrezionale delle somme ha fatto sì che la scelta “anziché il risultato di un processo neutrale e trasparente, fosse meramente di tipo politico”. Due tra i passaggi più delicati dell’atto che, unito all’ordinanza del Tar e ai pareri resi dall’Avvocatura di Stato torna sul nodo di fondo di tutta la questione già evidenziato da un’inchiesta a puntate del Fatto: il Comitato è sì un ente privato, ma gestendo soldi pubblici deve sottostare lo stesso alle norme del Codice Civile (art. 12 legge 241/1990) e agli obblighi di pubblicità, trasparenza e assenza di conflitti di interessi previsti dal D.Lgs. 33/2013. Cosa che, attenzione, dovrebbe però valere non solo per quel bando incriminato, bensì per tutto l’insieme di affidamenti di servizi e incarichi, eventi, mostre, pubblicità espletati nell’arco di due anni di vita del Comitato e per tutti i 9,5 milioni di fondi spesi nel frattempo.
Ignorati molti campanelli d’allarme, anche da parte del ministero, nel Comitato scatta l’allarme rosso e comprensibili apprensioni tra i membri che lo compongono. Anche perché sia l’Avvocatura di Stato che i consulenti legali privati precettati su iniziativa di Veronesi, il 6 agosto 2024 hanno dato loro la ferale notizia: in caso di irregolarità, saranno chiamati a rispondere in proprio ed in solido del danno erariale con il loro patrimonio personale.
Ma in una fase così delicata cosa fa Veronesi? Anziché tranquillizzarli li ha più volte ammoniti a non divulgare notizie alla stampa, e lo ha fatto con minacce neppure troppo velate. E’ successo anche il 4 settembre scorso, quando ha sostenuto che le poche apparse sui giornali su problemi e fibrillazioni del Comitato erano esagerate, travisate e false, suscettibili per questo di denuncia penale. Guai a voi se parlate con i giornalisti, insomma.
Del resto lo aveva anche fatto. A gennaio 2023 tre esperti nominati dal ministero avevano scritto una lettera alla Presidenza del Consiglio e ai ministeri interessati proprio per segnalare la mancanza di trasparenza e i conflitti di interesse nella gestione dell’organismo. Veronesi li querelò per diffamazione, salvo poi ritirare lui stesso a luglio scorso la denuncia, ma dopo che la Procura di Lucca si era espressa per la sua probabile archiviazione, ritenendola del tutto insussistente e in ogni caso una volta spenti i riflettori su possibili episodi di malagestione.
Imbavagliati ben bene i componenti del Comitato, sapere cosa stia succedendo dopo il bando revocato è impresa assai difficile, anche perché documenti e verbali – a proposito di obblighi di trasparenza – sono pubblicati sul sito ufficiale del Comitato Puccini con grande ritardo, tanto che ad oggi solo quello della riunione del 23 luglio scorso è pubblico, ed era precedente all’ordinanza del Tar. Si sa che l’avviso per i “luoghi pucciniani” è stato rifatto ex novo con una nuova commissione giudicatrice composta da tre membri che devono avere requisiti ben precisi per poterne fare parte: devono accettare l’incarico per iscritto, firmare la dichiarazione di non avere conflitti di interesse, ma soprattutto devono essere esperti pucciniani ed essere esperti in grado di valutare le “ricadute economiche sul territorio di Lucca, Viareggio e Torre del Lago”.
Ma nessuno dei tre nomi corrisponde al profilo: uno è un avvocato, Barbara Zanieri, gli altri due sono il direttore generale dell’Archivio Ricordi Gabriele Dotto e Claudio Buja presidente della Casa Musicale Ricordi, esperti di Puccini ma non delle ricadute economiche per i territori che hanno a che fare con Puccini (Lucca-Viareggio-Torre del Lago) essendo entrambi di Milano.
Non è chiaro neppure come è stato ricomposto contabilmente il fondo perché le risorse che erano già state erogate dal Comitato ai beneficiari di quel bando e che quindi nel caso di variazione da parte della nuova commissione giudicatrice devono essere restituite dagli enti che le hanno già prese dal rendiconto 2023. L’esposto alla Corte dei Conti di Firenze lo dice chiaramente: “Niente disponeva il provvedimento, invece, in ordine alla restituzione, da parte dei beneficiari, dei contributi pubblici già erogati in forza del provvedimento revocato”. Tutto materiale per eventuali nuovi ricorsi da parte di enti eventualmente esclusi dalla nuova procedura di assegnazione dei fondi del bando incriminato.
La Commissione dei tre membri si è presentata il 19 agosto 2024 previa convocazione con una lettera ad una riunione on line dove erano invitati a partecipare tutti quelli che avevano presentato domanda per quel bando. Hanno aperto le buste delle domande presentate, anche se non si capisce come i nuovi commissari abbiano potuto aprire delle buste che erano già state aperte e valutate più di un anno e mezzo prima dai predecessori, a maggio 2023, come riporta l’assegnazione delle cifre di quel bando (verbale 31 maggio 2023). Quindi forse i tre nuovi commissari hanno rimesso ogni domanda nelle buste e le hanno riaperte online.
Nella riunione del 19 agosto 2024, dopo l’apertura delle fantomatiche buste, la commissione giudicatrice ha detto che si sarebbe riunita cinque giorni dopo per procedere con le valutazione e che il 2 settembre successivo avrebbe reso pubbliche le loro decisioni sull’assegnazione di fondi con relative valutazioni e punteggi, diversamente dal bando incriminato. Ma dopo due settimane, nonostante il Comitato sia tornato a riunirsi il 4 settembre, ancora tutto resta avvolto nel mistero e nella nebbia. Ma le foto dei concerti-flop dimostrano un fatto incontrovertibile: se non si fossero sprecati così 350mila euro ci sarebbero stati per dare corso alla richiesta di restauro avanzata dal Conservatorio di Lucca, e non ci sarebbero stati ricorsi, esposti, minacce e avvocati.