Fuoco amico

M5s, Conte ricorda i 300mila euro a Grillo. Il garante: “Ricatti per farmi fuori”

Scontro - Il garante a vita “diffida” il leader su simbolo e due mandati L’ex premier difende la Costituente e gli rammenta attacchi e contratti

16 Settembre 2024

“Molto dispiaciuto”, “amareggiato”, “estremamente infastidito”, persino “sotto ricatto”. Beppe Grillo affida i suoi sentimenti a “fonti vicine al garante del Movimento 5 Stelle” che domenica sera, all’ora di cena, rinnovano lo scontro aperto tra il fondatore e Giuseppe Conte, reo di aver iniziato un percorso costituente “solo per far fuori Grillo”. Ma reo soprattutto di avergli ricordato i suoi obblighi contrattuali, compreso quello da 300 mila euro per contribuire alla comunicazione M5S.

Il fuoco amico di Grillo rende pubblica solo l’ultima parte della storia. Il fondatore fa sapere di aver preso malissimo “una lettera privata ricevuta nei giorni scorsi da Conte”, perché i toni usati sarebbero “al limite del ricatto”. Il fondatore rinfaccia a Conte persino la partecipazione alla festa di Avs, un segnale inviso a Grillo perché quella sera, giovedì scorso, è stata raccontata soprattutto per la foto dei leader del centrosinistra (senza Matteo Renzi) tutti insieme con una birra in mano: “Perché queste scelte non vengono decise alla Costituente? E viene esclusa la Comunità 5 Stelle. E sarei io il padre padrone?”. E in attesa della Costituente che il garante ritiene “una farsa per farlo fuori”, Grillo sfida Conte a “rendere pubblica la lettera” inviatagli, la cui diffusione “metterebbe in seria difficoltà” l’avvocato.

I Vertici 5 Stelle replicano parlando di “guerriglia mediatica e legale” del comico, una “attività sabotatoria per fare la vittima che delegittima la comunità” ma che “con le carte bollate non fermerà il processo costituente”. A cosa si riferisce Grillo? La vicenda inizia qualche giorno fa, quando il garante invia una Pec all’ex premier. Nel testo, il garante diffida Conte dall’intervenire sul vincolo dei due mandati, sul nome del M5S, sul simbolo e su eventuali decisioni dell’Assemblea a lui sgradite. La risposta dell’avvocato arriva sempre via Pec: Conte spiega che questa interpretazione del ruolo del garante è non solo inaccettabile, ma anche infondata, visto che Grillo va ben oltre la legittima moral suasion, pretendendo di avere diritto di veto nei confronti di una intera comunità, peraltro su temi già oggetto di modifiche. È la versione che Conte ha già dato in pubblico, e che ripete nella mail: sui due mandati si è intervenuti col “mandato zero”, il simbolo è cambiato più volte (con l’inserimento del traguardo del 2050 sulla neutralità climatica e poi della parola “pace” alle Europee), persino il nome ha subito alcune modifiche (un tempo c’era il riferimento a Grillo). Non solo: i due mandati sono nel Codice Etico, non nello Statuto, e ci sono un presidente, un Comitato di garanzia e un’assemblea i cui ruoli vanno rispettati. Ma a far schizzare Grillo dalla sedia è l’ultima parte della Pec, quella in cui Conte gli pone il tema dei due contratti in essere coi 5 Stelle, oggetto di seria riflessione.

Il primo contratto è la manleva sulle cause penali e civili con cui il garante s’è impegnato a non sollevare contenziosi su nome, simbolo e altre modifiche cruciali. Il secondo, delicatissimo, è la consulenza da 300 mila euro affidata a Grillo per progetti di comunicazione a favore dell’immagine 5 Stelle. Con questo logorio politico, dice Conte, il garante sta invece bombardando l’immagine del M5S, procurandogli un danno preventivo rispetto al processo costituente. Il contrario dell’obiettivo di quel contratto, ora messo in dubbio da Conte e dai suoi. Perciò, dicono dal M5S, è ora che Grillo “dimostri di avere ancora a cuore il Movimento lasciando che la comunità si misuri col percorso democratico”.

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