Il giornalista Michele Santoro e l’imprenditore Alfredo Romeo in società insieme. Non proprio due figure dal trascorso comune, ma negli affari forse è un altro discorso. È successo tre mesi prima delle elezioni europee quando il partito ideato dal conduttore di Annozero, Terra, pace e dignità, non è riuscito a portare rappresentanti a Bruxelles fermandosi al 2,2%. Il 22 febbraio scorso, invece, davanti a un notaio romano, la “Mondonuovo”, la società di Santoro, ha deliberato un aumento di capitale. Ed è qui che si è inserito con 100 mila euro Alfredo Romeo. Si tratta dell’imprenditore campano in passato finito indagato nell’inchiesta Consip della Procura di Roma insieme, tra gli altri, a Tiziano Renzi, padre dell’ex premier. Il processo di primo grado si è concluso con un’assoluzione sia per Romeo che per papà Renzi. L’imprenditore campano è finito coinvolto anche in un altro filone, accusato di corruzione di un ex dipendente Consip che ha patteggiato una condanna a 1 anno e 8 mesi nel 2019: Romeo è stato condannato a 2 anni e mezzo nel 2022, ma ha fatto appello.
Appalti a parte, da tempo Romeo s’è scoperto anche editore. Al momento conta due testate, il Riformista e l’Unità, acquistata nel 2022 all’asta dopo il fallimento. Ed è proprio per la parte digitale del quotidiano fondato da Antonio Gramsci che Romeo aveva pensato al conduttore di Annozero, che però aveva declinato. Un annetto dopo, però, Romeo entra nella sua Mondonuovo Srl, creata nel 2022. Santoro aveva una quota del 51%, il restante era di Mosai.co srl, la società di It, reti, web e applicazioni dell’imprenditore Matteo Forte. Il progetto era di lanciare un giornale e una nuova app. L’app è partita, a pagamento, realizzando eventi da milioni di visualizzazioni. Il 2022, però, si è chiuso con una perdita di 26 mila euro, salita lo scorso anno a 109 mila euro, a fronte di ricavi per 44 mila euro e debiti saliti da 64 mila a 204 mila euro. A febbraio scorso i soci hanno quindi deciso un aumento di capitale per accedere al fondo di patrimonializzazione Pmi partecipando a un bando per i fondi Fesr della Regione Lazio, che però richiede un capitale versato di almeno 50 mila euro (quello di Mondonuovo si ferma a 10 mila). La ricapitalizzazione è di 323 mila euro, ma Santoro e Forte non la sottoscrivono per intero ed è lì che entra la Romeo Editore con una quota del 10% pagata 100 mila euro (82mila quelli versati invece dagli altri due soci).
Contattato dal Fatto, Santoro spiega: “Nelle cose che mi riguardano regna la trasparenza e non si fa uso di trucchi contabili. La Società di Romeo ha un ramo che si occupa di editoria con due testate, l’Unità e il Riformista. La prima sulla guerra ha assunto posizioni pacifiste e, per ragioni sentimentali e per la forza del suo nome, ha sempre attratto il mio interesse. Il suo Direttore e l’Editore mi hanno ripetutamente chiesto di contribuire al suo rilancio ma, come è noto, da molti anni ho deciso di non lavorare alle dipendenze di nessuno”.
“Mi dedico per lo più ad attività sperimentali – prosegue il giornalista -, il cui scopo è sondare nuove opportunità di partecipazione più che realizzare profitti. Dunque ho proposto alla Romeo Editore di acquisire una partecipazione minoritaria (il 10 per cento) nella società di cui sono il maggior azionista allo scopo di valutare possibili future sinergie tra Servizio Pubblico, la nostra testata, e l’Unità. La Società era nata per dar vita a una App innovativa che, tra mille problemi, è stata realizzata, scaricata da decine di migliaia di utenti e ha costruito eventi importanti con milioni di visualizzazioni. Presto la ristruttureremo per renderla più efficace. I dubbi del Fatto forse si spiegano con la reticenza del giornale a parlarne; ma rientra nel suo pieno diritto valutare l’importanza di ciò che accade. Allo stesso modo dovrebbe lasciare svolgere agli altri le loro attività, a meno che non presentino anomalie degne di notizia”.