Mala-giustizia

Grazie alla riforma Nordio, scoprono e minacciano il teste

Effetto flop - Leggono il nome negli atti del pm che vuole arrestarli: deve cambiare città

29 Settembre 2024

La storia che state per leggere disegna il quadro perfetto della riforma voluta dal governo e dal ministro di Giustizia Carlo Nordio. Una storia in cui un testimone (del quale, per tutelarne ulteriormente l’incolumità, non faremo il nome, né diremo in quale città vive) oggi non solo è stato costretto a chiedere aiuto alle forze dell’ordine e alla polizia giudiziaria che lo aveva interrogato, ma ha dovuto lasciare la sua dimora, a causa delle minacce ricevute. Dall’altro lato c’è un gruppo di (per ora presunti) spacciatori che, pur avendo sulle spalle una richiesta di misura cautelare, sono a piede libero e leggono comodamente le accuse che motivano la loro richiesta d’arresto. Non soltanto sono in condizioni di poter concordare versioni di comodo con i loro presunti complici, ma c’è un dettaglio in più: nel leggere gli atti che li riguardano hanno trovato il nome di chi ha testimoniato contro di loro.
E così, essendo a piede libero, hanno pensato bene di minacciare il teste.
L’equazione – al netto dei dettagli che seguono – è quindi piuttosto elementare: chi sceglierà di denunciare o testimoniare, da oggi in poi, a queste condizioni?
La vicenda è accaduta in una città ad altissima densità mafiosa. Una città in cui lo spaccio ha una rete capillare, è un peso sociale di dimensioni drammatiche, con un grande e recente incremento dell’uso di crack. Una città in cui inchieste di questo tipo, purtroppo, sono fisiologicamente tante.

E così, a metà settembre, il giudice per le indagini preliminari deve prendere una decisione per una dozzina di arresti. La richiesta è stata avanzata mesi addietro, ma nel frattempo, al momento della decisione, è stata promulgata la riforma Nordio, che prevede l’istituto dell’interrogatorio preventivo.
Di che si tratta?
Prima della riforma, quando un pm chiedeva l’arresto di un indagato per esigenze cautelari (il timore che potesse fuggire, inquinare le prove, reiterare il reato), il gip doveva valutare se i rischi fossero concreti e reali. In questo caso disponeva l’arresto (in carcere o ai domiciliari) e consegnava all’indagato la relativa ordinanza, che conteneva tutti i documenti che avevano motivato la misura. Occhio a questo dettaglio: l’ordinanza non è l’intero fascicolo d’indagine, ma soltanto la parte che motiva l’arresto, rappresenta quindi un disvelamento parziale dell’intero fascicolo (e comunque dal carcere l’indagato non poteva minacciare nessuno, né inquinare le prove o reiterare il reato). A quel punto (entro 5 giorni, o 10 nel caso di domiciliari) l’arrestato doveva essere interrogato dal gip (interrogatorio di garanzia) per potersi difendere e chiedere la revoca della misura. Vediamo cosa è accaduto invece, in questo specifico caso, grazie alla riforma Nordio e all’introduzione dell’interrogatorio preventivo.
Per gli indagati è stato chiesto l’arresto per il pericolo di reiterazione del reato di spaccio di stupefacenti (tra loro anche persone coinvolte in una rissa poi sfociata in un tentato omicidio). Il gip (come previsto oggi se c’è solo pericolo di reiterazione del reato) li ha avvisati che erano a loro disposizione gli atti che li riguardavano. E ha fissato il termine per il loro interrogatorio. Quando? Ben 20 giorni dopo. E infatti, mentre scriviamo, questo interrogatorio non s’è ancora tenuto.
Ma andiamo avanti.
Non potendoci essere ancora un’ordinanza d’arresto (il giudice deve prima interrogarli e soltanto dopo, nel caso, scrivere l’ordinanza) gli indagati, per poter rispondere all’interrogatorio preventivo, hanno avuto accesso all’intero fascicolo d’indagine. Intercettazioni, informative della polizia giudiziaria, risultati dei pedinamenti, fotografie. Ma, in questo caso, soprattutto: i nomi di chi ha testimoniato contro di loro. E hanno deciso di minacciarlo pesantemente.
Risultato: il testimone ha dovuto cambiare città. E i presunti delinquenti continuano a leggere. E grazie a Nordio aspettano l’interrogatorio preventivo.

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