LEGGI – La regìa di Bohème all’Arena di Verona affidata ad Alfonso
“Vuole dei soldi da te?”, chiede lei. Pochi minuti dopo il ministro – lo sarà ancora per 33 giorni, prima di rassegnare le dimissioni – risponde: “No!!! Per fortuna gli ho fatto un grande favore”.
“E comunque come chiarisce anche lui non sono foto compromettenti”.
È il 4 agosto 2024. Il ministro è Gennaro Sangiuliano. Lei è l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia da Pompei, la donna che ha tenuto impegnate le cronache politiche dell’estate. Lui è Alfonso Signorini, direttore editoriale di Chi, settimanale edito dal gruppo Mondadori della famiglia Berlusconi. Il Fatto – il primo a scrivere, allo scoppio dello scandalo, del giallo del servizio fotografico “ritirato” che ritraeva i due – grazie ad alcune chat tra Sangiuliano e Boccia che ha potuto visionare in copia è ora in grado di ricostruire la vicenda, aggiungendo dei tasselli fondamentali per comprendere come questa storia, tutt’altro che privata, non sia semplice gossip.
La mail del direttore
“Mi è arrivata una mail da Alfonso Signorini, direttore di Chi. La vuoi leggere?”, scrive Sangiuliano a Boccia. E lei: “Devo avere paura?”. È il 4 agosto e il ministro è lontano, in missione al Cairo, dove l’indomani incontrerà il suo omologo egiziano. Nell’esposto presentato alla Procura di Roma contro Maria Rosaria Boccia (e a seguito del quale la donna risulta indagata per i reati di violenza o minacce a corpo politico e lesioni personali), Sangiuliano mette per iscritto che “già nel mese di luglio la relazione aveva iniziato a mostrare inequivoci connotati tossici (…) e può definirsi interrotta alla fine del mese di luglio 2024”. Eppure i primi di agosto i due si scambiano questi messaggi che il Fatto può rivelare.
“Carissimo Gennaro, eccomi qui”. Inizia così la mail che Signorini, contattato dal Fatto, conferma di aver mandato a Sangiuliano: l’allora ministro la inoltra integralmente alla donna. “Volevo avvisarti – scrive il direttore di Chi – che da un paio di settimane mi arrivano al giornale servizi fotografici tuoi in compagnia della tua assistente (al ristorante, per strada…). Niente di compromettente. L’unica cosa è che una di queste agenzie insieme alle foto vendeva la notizia che ti sei separato da tua moglie, che hai tolto la fede e che hai con la tua assistente una relazione. Io ho acquistato il servizio perché non andasse in giro. Al di là della fondatezza della notizia (che a me non interessa ma a certa stampa “amica” sì) ci tenevo che tu lo sapessi, perché molto probabilmente non molleranno il colpo e ti controlleranno durante l’estate. Un caro saluto!!!!!!”.
Il dialogo tra Sangiuliano e Boccia prosegue: “Vuole dei soldi da te?”, domanda Boccia. “No!!! Per fortuna gli ho fatto un grande favore”. “E comunque come chiarisce anche lui non sono foto compromettenti”. “Ti posso mandare la risposta che ho mandato”, chiede lui. “Certo”, risponde lei. Sangiuliano a quel punto le inoltra il WhatsApp inviato a Signorini: “Grazie di cuore ho letto. Sei un amico. Ovviamente è tutto infondato. Si tratta di una persona che ha un fidanzato e collabora con me. Io sono con mia moglie a fare un weekend e staremo insieme tutta l’estate. Un abbraccio grande”. “Va bene come ho risposto?”, domanda in cerca di approvazione l’allora ministro. E Boccia di nuovo lo rassicura: “Certo”. “Comunque abbiamo molte invidie addosso. Anche la nostra amicizia attira gelosie”, chiosa lui.
Le foto “ritirate”
È importante in questa storia fare un passo indietro. Signorini ha acquistato un servizio fotografico “perché non andasse in giro”: nel servizio, oltre agli scatti, la notizia che l’allora ministro si fosse separato, si fosse tolto la fede nuziale e avesse con la donna una relazione. Noi sappiamo che il primo servizio sui due a essere pubblicato è quello apparso su Gente il 3 settembre, a scandalo deflagrato (è il 26 agosto quando Dagospia pubblica le prime indiscrezioni sulla consulente-non consulente Grandi Eventi del MiC e il profilo Instagram di Maria Rosaria Boccia inizia a essere “osservato speciale”). Gli scatti sono di Alex Fiumara e Max Scarfone e riportano, come foto esclusiva, quella di Sangiuliano senza fede: i due consegnano il lavoro all’agenzia Mantis Media per cui lavorano il 17 luglio, quindi più di un mese prima di vederlo pubblicato. Quegli stessi scatti – a ricostruirlo era stato proprio il Fatto – erano stati proposti invano dall’agenzia ad altri settimanali, tra cui Chi e Diva&Donna del gruppo Cairo. Signorini oggi spiega che, quando il 4 agosto contatta l’allora ministro, era convinto di acquistare il servizio di Fiumara&Scarfone: “Ma quando ho saputo che dovevamo spendere 12mila euro per delle foto che non volevano dire niente, con una signora che per me era una sconosciuta, non l’ho più comprato”. Stando a quanto riferisce il direttore editoriale di Chi, quindi, non ci sarebbe nessun servizio “ritirato” o non pubblicato, nonostante lui stesso ne avesse fatto parola con l’ex ministro. Signorini stesso nella sua mail aveva scritto che “da un paio di settimane mi arrivano al giornale servizi fotografici tuoi in compagnia della tua assistente”. Gli editori di Signorini, Marina e Pier Silvio Berlusconi, ne erano a conoscenza? La premier Meloni era stata informata?
Signorini sempre nella mail faceva riferimento a “una certa stampa amica” molto più interessata di lui agli scatti di Sangiuliano-Boccia. Quale? Oggi sostiene che si riferiva “alla stampa contraria al governo e al ministro”.
Il “grande favore”
Nell’intervista alla Stampa Maria Rosaria Boccia aveva detto: “Alcune persone ricattano il ministro per agevolazioni che hanno avuto. Penso che il ministro sia sotto ricatto”. E aveva poi specificato: “Io ho ascoltato conversazioni e letto messaggi di persone che a mio avviso hanno ricattato il ministro”. Alla domanda su chi fossero queste persone: “Lo dovrebbe sempre dire lui. Posso dire che ci sono direttori di settimanali”. Ricontattata dal Fatto, preferisce non commentare. Dichiarazioni “senza prove”, aveva precisato il legale di Sangiuliano, Silverio Sica: “Lui non ha nulla da temere. Non c’è ragione per cui possa essere ricattato, non ci sono prove che sia stato ricattato, lo escludiamo senza dubbio”. Lo scambio WhatsApp che il Fatto in esclusiva ha potuto visionare accende però nuovi interrogativi. Quale sarebbe il “favore grande” che il ministro della Cultura avrebbe fatto al direttore di Chi?
L’ex ministro, contattato dal Fatto, con grande disponibilità risponde così sul punto: “Non mi ricordo di aver scritto o meno questa cosa… Non ho mai avuto favori da Signorini, di nessun tipo. Quand’ero giornalista, ci siamo scambiati qualche cortesia… da giornalista a giornalista. L’avrete fatto anche voi al vostro giornale”. Ma se sono semplici “cortesie tra giornalisti” non si capisce perché parlare allora di un “grande favore”? “Io Signorini lo conosco perché fa il direttore, lui non mi ha mai chiesto nulla. Forse, se ci penso bene, il grande favore potrebbe essere la recensione che gli feci fare del libro di Maria Callas, non mi ricordo se al Tg1 o al Tg2… Ma questo quando non ero ministro”.
Signorini la prende un po’ meno bene: “Adesso mi girano anche un po’ le palle che lui dica che mi ha fatto un grosso favore. Il grosso favore gliel’ho fatto io quando Sangiuliano aveva scritto il libro di Putin e l’ho fatto intervistare sul mio giornale e gli ho dedicato quattro pagine quando faceva il direttore del Tg2. Quelli sono favori che ho fatto io semmai… Se poi lui vuole farsi bello con questo messaggio…”.
La passione per la lirica
Il giallo del “grande favore” è quindi risolto? Semplici “cortesie tra giornalisti”? Quello che sappiamo è che Alfonso Signorini, noto melomane, è salito sul palcoscenico d’opera all’aperto più grande al mondo, l’Arena di Verona – finanziata dal ministero della Cultura attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo – per un “progetto speciale”: due date della Bohème, il 17 e il 27 luglio 2024, in occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini. Signorini viene formalmente scritturato per la regia delle due date della Bohème nel 2023, quando al governo c’era la destra e Sangiuliano a guidare il MiC. Un “progetto speciale” per l’anno pucciniano con un cast di caratura internazionale (da Daniel Oren, maestro d’orchestra, a Vittorio Grigolo, Juliana Grigoryan e Luca Micheletti come interpreti) e due serate che, anche grazie a una robusta campagna di stampa, sono andate sold-out.
Il giornalista e conduttore tv al Fatto: “Sono diventato direttore, conduttore televisivo e regista teatrale prima e senza Sangiuliano”. Il quale tiene a precisare: “Un ministro mica si occupa dei cartelloni delle fondazioni lirico-sinfoniche, quello lo decide direttamente il soprintendente. Io il soprintendente dell’Arena di Verona nemmeno mi ricordo chi sia, ci avrò parlato due volte e mai di Signorini. E comunque Signorini mi risulta che abbia fatto tante regie di opere teatrali…”. Anche il legale dell’ex ministro, l’avvocato Silverio Sica, dice: “Queste sono suggestioni. Mi sembra solo un ulteriore gossip”.