Il Fatto di domani. Arrestati e indagati, nuova tegola giudiziaria sui fedelissimi di De Luca: il Pd non pervenuto. L’Iran contro il G7: “Parziale e irresponsabile”

Di Il Fatto Quotidiano
3 Ottobre 2024

ALFIERI ARRESTATO, ZANNINI INDAGATO: NEI GUAI ALTRI DUE FEDELISSIMI DI DE LUCA, MA PER IL PD È TUTTO A POSTO. Lo chiamano “il re delle fritture”, per la celebre battuta che fece su di lui Vincenzo De Luca: oggi Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum, presidente della Provincia di Salerno e uno dei più fedeli collaboratori del governatore campano, è stato arrestato. L’accusa è quella di aver pilotato appalti verso aziende della sua famiglia. Sei in tutto gli indagati, accusati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. La Finanza ha proceduto al sequestro di beni per un ammontare superiore ai 543.000 euro. Tra le gare che sarebbero state truccate, quella per l’intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico del primo lotto dell’impianto di pubblica illuminazione comunale, e quella dei lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del Comune di Capaccio Paestum ed aggiudicate dalla Dervit. Ma non è l’unica tegola che s’è abbattuta oggi sui deluchiani. È indagato per corruzione e concussione, in una diversa inchiesta, anche il consigliere regionale di Mondragone (Caserta), Giovanni Zannini, iscritto al gruppo consiliare “De Luca presidente”. Avrebbe ricevuto favori da imprenditori, da una gita su un lussuoso yacht ai motorini per i figli, in cambio di suoi interventi presso un Comune del Casertano e la Regione. Secondo gli inquirenti, Zannini avrebbe poi costretto un importante dirigente dell’Asl di Caserta a dimettersi. Sono due nomi di peso, dunque, che rappresentano adesso un problema politico: dopo aver puntato il dito contro i capibastone e tentato di commissariare il Pd campano, quest’estate la segretaria dem Schlein ha deposto le armi nei confronti di De Luca. E oggi tace. Sul Fatto di domani ci occuperemo delle due inchieste e delle ripercussioni politiche che (forse) avranno.


BOCCIA, “IL GRANDE FAVORE A SIGNORINI” E LE CHAT PRIVATE: “NEI MESSAGGI LA PROVA DELLA MIA INNOCENZA”. La procura di Roma ha ordinato il dissequestro dello smartphone di Maria Rosaria Boccia, dopo aver portato a termine la copia forense dei suoi device: telefono, computer, memorie digitali. L’imprenditrice di Pompei (con la nomina a consulente Grandi Eventi stracciata al fotofinish il 26 agosto) è stata denunciata il 13 settembre scorso dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Ora è indagata dagli inquirenti capitolini per i reati di violenza o minaccia a corpo politico e lesioni personali. Ma è convinta che nelle chat private, acquisite dalle toghe, ci sia la prova della sua innocenza. “Lì ci sono i messaggi che lui mi ha inviato e che lui ha usato per la sua denuncia, non io. Ma adesso, per fortuna, i magistrati le leggeranno in integrale”. Nei giorni scorsi Sangiuliano è stato ascoltato, in veste di testimone, dal procuratore Giuseppe Cascini: 4 ore e mezza per spiegare nel dettaglio le 12 pagine dell’esposto. Nei prossimi giorni i magistrati potrebbero ascoltare altri testimoni citati da Sangiuliano, come il capo di Gabinetto del ministero della Cultura, Francesco Gilioli, oppure la moglie dell’ex ministro, Federica Corsini. Maria Rosaria Boccia invece parlerà stasera su La7 nello studio di Piazzapulita, il talk condotto da Corrado Formigli. Dopo lo scoop del Fatto sul carteggio via mail Sangiuliano-Signorini, Boccia potrebbe fornire altri dettagli. Sul Fatto di oggi vi abbiamo raccontato in esclusiva il contenuto delle chat tra Boccia e l’ex ministro: Signorini aveva visionato il servizio fotografico che ritraeva i due, avvisando prontamente Sangiuliano, che gira la mail a Boccia. Lei chiede in chat: “Vuole i soldi?”. “No, gli ho fatto un grande favore”. Sul Fatto di domani, nuove rivelazioni sul caso.


L’IRAN CONTRO IL G7, BIDEN DISCUTE CON BIBI DEGLI ATTACCHI AI SITI PETROLIFERI. MISTERO NASRALLAH: “AVEVA ACCETTATO LA TREGUA PRIMA DI ESSERE UCCISO”. Oltre ai missili, nel conflitto mediorientale stanno colpendo moltissimo anche le parole. “Parziale e irresponsabile”: così il ministero degli Esteri di Teheran ha definito la dichiarazione di condanna all’attacco dell’Iran a Israele rilasciata ieri dai membri del G7. E sempre oggi sono stati convocati gli ambasciatori di Germania e Austria nella capitale iraniana. Nel pomeriggio, Joe Biden ha fatto sapere di star discutendo con Netanyahu della possibilità di attacchi contro le installazioni petrolifere iraniane. E a proposito di parole, fanno riflettere anche quelle del ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, a proposito di Hasan Nasrallah: il leader di Hezbollah – pochi giorni prima di essere ucciso nel raid israeliano di venerdì scorso – avrebbe accettato una tregua di 21 giorni con Israele. “Il Libano aveva accettato un cessate il fuoco, ma consultandosi con Hezbollah. Il capo del Parlamento, Nabih Berri, si era consultato con Hezbollah e avevamo informato americani e francesi”, ha raccontato il ministro. Tutto questo mentre c’è incertezza sulla data dei funerali dello stesso Nasrallah (potrebbero essere celebrati domani) e mentre Israele ordina per la prima volta l’evacuazione di villaggi e città situati a nord del fiume Litani. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha reso noto che alcuni voli charter riporteranno in Italia da Beirut 180 connazionali. Sul Fatto di domani, vi aggiorneremo su quanto sta accadendo e vi racconteremo, con un reportage di Fabio Bucciarelli, come si vive (e si muore) in Libano.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Commissione Ue, 10 “rimandati”: c’è anche Fitto. La commissione JURI, che si occupa di valutare le dichiarazioni finanziarie dei singoli commissari designati e portare alla luce possibili incompatibilità, è partita questa mattina a rilento, ma ha poi messo in stand-by i nomi di dieci aspiranti commissari. Tra loro, l’ex ministro italiano Raffaele Fitto, la portoghese Maria Luís Albuquerque, la slovena Marta Kos e l’olandese Wopke Hoekstra.

Repubblica, terremoto ai vertici: via Molinari, arriva Orfeo. Da lunedì il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari avrà un nuovo direttore: Mario Orfeo prenderà il posto di Maurizio Molinari. Ma a cambiare sarà anche il presidente di Gedi: John Elkann lascia la poltrona più alta della società editoriale. Al suo posto il fidato Maurizio Scanavino, attuale amministratore delegato, che sarà a sua volta sostituito da Gabriele Comuzzi, il suo attuale vice. Molinari paga il fatto di non aver saputo evitare i due giorni di sciopero contro la gestione dell’Italian Tech Week di Torino, l’evento gestito direttamente da Exor.

Anas, nove indagati per corruzione e turbativa d’asta. L’inchiesta della Procura di Milano vede al centro appalti per lavori stradali da circa 400 milioni di euro. Nove le persone indagate, tra cui due funzionari Anas. L’ipotesi è che appalti per la realizzazione di strade siano stati pilotati in cambio di mazzette.

La Giustizia in mano a un hacker. Lo abbiamo scritto oggi: un ragazzo di 24 anni avrebbe “tecnicamente posto sotto il suo potenziale controllo l’intero novero dei sistemi informatici serventi le funzioni giudiziarie e amministrative erogate dal dicastero”. Sul giornale di domani vi racconteremo i nuovi sviluppi.

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