Il Fatto di domani. Israele attacca ancora le basi Unifil, abbattuti i muri della postazione italiana. Crosetto: “La prossima volta rispondiamo?”. Spionaggio sui conti correnti dei vip, inclusa Meloni: secondo la procura Intesa ha tardato a consegnare i dati

Di FQ EXTRA
11 Ottobre 2024

LIBANO, NUOVO ATTACCO IDF ALLE BASI UNIFIL: ABBATTUTI I MURI DELLA POSTAZIONE ITALIANA. CROSETTO CAUSTICO: “LA PROSSIMA VOLTA RISPONDIAMO?”. Dopo gli attacchi di ieri alle basi Unifil in Libano, oggi le postazioni italiane sono state nuovamente prese di mira dall’esercito israeliano. L’attacco è avvenuto alla base 1-31 – già colpita nei giorni scorsi – e sono stati abbattuti due muri di demarcazione della base. Si tratta dunque di un ulteriore attacco rispetto a quello in cui sono rimasti feriti due militari cingalesi, avvenuto nei pressi del quartiere generale a Naqoura. Il portavoce della missione Onu, Andrea Tenenti, non ha dubbi: “Dopo i 3 attacchi di ieri stamane ne abbiamo registrato un quarto: azioni volute e deliberate, è violazione del diritto internazionale”. Una situazione definita come “inaccettabile” dal ministero degli esteri Antonio Tajani. Israele ha annunciato l’apertura di un’indagine, senza placare l’ira di Crosetto. Il ministro della Difesa – malgrado in Parlamento si fosse detto pronto a ritirare il contingente italiano, in caso di pericolo – ha sottolineato la posizione italiana: restiamo in Libano e sul ritiro deciderà l’Onu. E risponde caustico ad Israele: “Ho detto la prossima volta rispondiamo? Pretendo rispetto”. La prossima settimana l’Onu dovrebbe affrontare il tema, mentre il Consiglio europeo ne discuterà la settimana prossima. Intanto, il Regno Unito si è detto “inorridito”, mentre per Berlino “l’attacco all’Unifil è inaccettabile”. La Francia ha convocato l’ambasciatore d’Israele, la Spagna con il premier Sánchez invita allo stop sulle forniture di armi ad Israele. Sul campo prosegue il conflitto, con 65 razzi lanciato da Hezbollah verso il nord di Israele. Due soldati libanesi uccisi in un raid israeliano. Sul Fatto di domani la cronaca e i retroscena degli scontri in Libano.


CONTI CORRENTI SPIATI A BANCA INTESA, SECONDO LA PROCURA L’ISTITUTO NON HA COMUNICATO TEMPESTIVAMENTE I DATI. Le destre denunciano un altro caso di dossieraggio ai danni del governo (dopo il caso Striano). Ieri Il Domani ha rivelato la vicenda di Domenico Coviello, ex dipendente di Banca Intesa, filiale di Bisceglie. Il dipendente ha spiato abusivamente i conti correnti di politici e vip: avrebbe interrogato i database, senza averne i titoli, circa 7 mila volte per più di due anni, tra il 21 febbraio del 2022 e il 24 aprile del 2024, carpendo informazioni sensibili di 3.500 clienti di 679 filiali. Ora è indagato per accesso abusivo a sistema informatico dalla procura di Bari. Tra le vittime, molte persone note del mondo della politica e delle istituzioni: tra i target, oltre alla premier Meloni, anche la sorella Arianna e l’ex compagno Andrea Giambruno, il presidente del Senato Ignazio La Russa, i ministri Guido Crosetto e Daniela Santanchè, il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto, il procuratore della Procura nazionale antimafia Giovanni Melillo, i governatori di Puglia e Veneto Michele Emiliano e Luca Zaia, il procuratore di Trani Renato Nitti, ufficiali dell’Arma e della Guardia di Finanza. Secondo fonti della procura, Intesa Sanpaolo non avrebbe comunicato tempestivamente agli inquirenti i dati degli accessi abusivi compiuti da Coviello, licenziato ad agosto. Ieri gli inquirenti hanno perquisito l’abitazione del dipendente infedele, sequestrando smartphone, tablet, hard disk. Per ora, non ci sono indizi che Coviello agisse per conto terzi o per compilare dossier ad uso politico. Ma ieri Giorgia Meloni ha subito urlato al complotto contro il governo: “Dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano”. Sul Fatto di domani, nuovi retroscena sul caso dello spionaggio a Banca Intesa.


NOBEL PER LA PACE A NIHON HIDANKYO, IL MOVIMENTO DEI SOPRAVVISSUTI ALLE BOMBE ATOMICHE DI HIROSHIMA E NAGASAKI: “GAZA è COME IL GIAPPONE 80 ANNI FA”. Mentre infuriano le guerre in Medio Oriente e in Ucraina e incombe la minaccia nucleare, arriva un messaggio forte per la pace. Il premio Nobel è stato assegnato dal comitato norvegese all’associazione dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, “per i suoi sforzi nel realizzare un mondo libero dalle armi nucleari e per aver dimostrato attraverso la testimonianza dei sopravvissuti che le armi atomiche non devono mai più essere utilizzate“. Il co-responsabile dell’organizzazione, Toshiyuki Mimaki, ha lanciato il monito: “Sarebbe un grande segnale per fare appello al mondo che l’abolizione delle armi nucleari può essere raggiunta”, ha detto durante una conferenza stampa. “Se la Russia le usa contro l’Ucraina o Israele contro Gaza, non finirà lì. I politici dovrebbero sapere queste cose”. La situazione dei bambini a Gaza, ha continuato, “è simile a quella del Giappone alla fine della Seconda guerra mondiale. A Gaza vediamo bambini insanguinati. È come in Giappone 80 anni fa”. E’ anche grazie agli sforzi dell’associazione dei sopravvissuti, se il tabù nucleare si è imposto nella seconda metà 900, resistendo fino all’invasione di Putin in Ucraina. Ora invece la minaccia atomica non è più bandita: Mosca la agita contro l’Occidente, l’Iran la invoca come deterrente contro Israele. Sul Fatto di domani, Gad Lerner commenterà l’orrore di Gaza con un occhio ad Hiroshima.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Stellantis, Tavares: “Pronti per transizione, ma servono altri incentivi”. L’amministratore delegato del gruppo automobilistico italo-francese è stato ascoltato dalle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato, sulla produzione automobilistica del gruppo in Italia. Tavares è tornato a chiedere incenetivi e sussidi per la produzioni di auto elettriche, incazando il governo sulle scadenze per la transizione ecologica: “Noi non chiediamo il rinvio della scadenza del 2025, siamo pronti”. Le norme Ue fissano lo stop alla produzione di auto a diesel e a benzina nel 2035. L’obiettivo intermedio al 2025 è di limitare a 93,6 g/km le emissioni medie per auto. “Noi non chiediamo soldi per noi – ha aggiunto Tavares – Chiediamo aiuto per i vostri cittadini perché possano permettersi di comprare questi veicoli. Il sostegno serve a rendere accessibili questi modelli” .

Putin: “Iniziato un percorso irreversibile verso un nuovo ordine mondiale”. Prioritario il legame con l’Iran. “Le relazioni internazionali sono entrate in un periodo di cambiamenti fondamentali e la formazione di un nuovo ordine mondiale che rifletta la diversità del pianeta è un processo irreversibile”, così il presidente russo Vladimir Putin da Ashgabat, capitale del Turkmenistan, dove partecipa al forum internazionale sulla “Interrelazione tra tempi e civiltà: base della pace e dello sviluppo”. Durante l’evento avrà anche incontri bilaterali, tra cui quello, annunciato, con il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Il presidente russo ha spiegato quindi che le relazioni con l’Iran sono una “priorità” per la Russia. Masud Pezeshkian, presidente iraniano ha replicato che “le relazioni tra Iran e Russia sono strategiche e sincere”.

Destra all’attacco di Scarpinato dopo l’articolo de La Verità: “Aggiustata l’audizione di Natoli in Antimafia”. Il senatore smentisce: “Tutto falso”. Secondo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, l’ex procuratore generale di Palermo sarebbe stato intercettato dalla procura di Caltanissetta una trentina di volte mentre parlava con Gioacchino Natoli, suo ex collega in procura a Palermo. A essere intercettato (da una microspia che sarebbe stata collocata nel suo studio) era Natoli, indagato dall’inizio del 2024 con l’accusa di favoreggiamento alla mafia. Secondo i pm di Caltanissetta, Natoli avrebbe insabbiato, nei primi anni ’90, un’indagine per riciclaggio sui fratelli Nino e Salvatore Buscemi, imprenditori mafiosi. Secondo La Verità. Scarpinato avrebbe concordato con Natoli domande e risposte dell’audizione di quest’ultimo davanti alla commissione di Palazzo San Macuto. Le destre invocano le dimissioni del senatore pentastellato.


LA NEWSLETTER DI OGGI IL FATTO INTERNAZIONALE

L’amore degli irlandesi per la causa palestinese: ecco perché Dublino ha scelto di restare in Libano dopo le minacce di Israele all’Unifil

di Sabrina Provenzani

Nel flusso di notizie tragiche dal Medio Oriente, uno degli aggiornamenti più significativi dell’ultima settimana è stato il rifiuto, lo scorso 6 ottobre, del contingente irlandese dell’Unifil, la forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano, di stanza nel sud del Paese, di assecondare la richiesta dell’esercito israeliano di evacuare la postazione dei peacekeeper irlandesi, noto come Post 6-52, a circa due chilometri da un’area di intensi scontri armati fra l’IDF ed Hezbollah, lunga la linea Blu di confine fra il Libano e Israele.

(Continua)

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