Abbiamo tutti una percezione, più o meno nitida, che un “Potere” esiste. E che influisce sulle nostre esistenze. Ma è un potere che ci sembra senza volto, inconoscibile e irraggiungibile. Questa impalpabilità ha anche l’effetto di mortificare ogni volontà di cambiamento. Dare un nome a chi comanda diventa così la premessa per qualunque tentativo di concepire una società diversa. A quest’opera cartografica del potere si è dedicato Peter Phillips, sociologo della californiana Sonoma State University, che illustra i risultati nel suo libro Titans of Capital, appena uscito negli Usa per Seven Stories e la cui “esplorazione” fa da apripista al nuovo Millennium – “I padroni del mondo” -, in edicola da sabato 12 ottobre. Lo stesso giorno sarà disponibile online per gli abbonati sul nuovo sito di MillenniuM.
Titans of Capital si concentra sulle prime dieci entità finanziarie del mondo e sui “Titani” appunto che le dirigono. Non sono sei come nella mitologia greca, ma 117. Sono tutti ricchissimi ovviamente, ma sono soprattutto i nodi di una sterminata rete di potere e relazioni da cui nulla e nessuno sfugge. “I Titani hanno nelle loro mani la gran parte del capitale finanziario globale”, spiega Phillips a Millennium. “Governi, militari, agenzie di intelligence, gruppi politici, media aziendali e altri capitalisti hanno un occhio di riguardo nei confronti di questi individui e fanno di tutto per garantirne protezione e supporto”. Nel numero cartaceo di MillenniuM, che da questo numero è in vendita in circa 200 edicole e numerose librerie selezionate (qui l’elenco città per città), al prezzo di copertina di 10 euro (ma si può risparmiare parecchio abbonandosi), troverete un paginone pieghevole con tutti nomi dei 117 “padroni” e tutti i loro incarichi in organizzazioni internazionali, in particolare il World Economic Forum, in organismi di consulenza governativi, in enti e ong benefici ed enti culturali.
I 117 “padroni del mondo” dirigono società che amministrano, nel complesso, 50 mila miliardi di dollari. La sola Blackrock muove un patrimonio di 10 mila miliardi (più del Pil di Giappone e Germania messi insieme). Oggi non esiste multinazionale che non abbia uno o più di questi dieci colossi della finanza tra i suoi principali azionisti. Si va dalle compagnie petrolifere Shell e BP, alle case farmaceutiche Merck, Johnson & Johnson e Roche, passando per colossi dell’auto come Volkswagen, General Motors o Mercedes, da banche come Unicredit, al colosso dei beni di consumo Procter and Gamble, per citare solo qualche nome di un’interminabile lista.