Li hanno accusati di avere insabbiato un’indagine. Due magistrati che hanno dedicato la vita all’impegno antimafia, Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone, si sono ritrovati indagati per favoreggiamento aggravato dal favorire Cosa Nostra. I pm di Caltanissetta li accusano di aver fatto nel 1992 un’inchiesta ‘apparente’ sui rapporti tra il gruppo Ferruzzi e la mafia e di aver archiviato nonostante ci fossero tracce di reati. Non basta: Natoli, avrebbe firmato l’ordine di distruzione delle bobine e pure dei brogliacci su istigazione di Pignatone per nascondere il misfatto.
Grazie a questa accusa enorme Natoli è stato intercettato anche mentre parlava con l’ex collega Roberto Scarpinato, ora senatore del M5S. Le trascrizioni sono state inviate alla Commissione prima della chiusura delle indagini e ora potrebbero essere messe a disposizione dei parlamentari membri. Previa uscita delle anticipazioni dei colloqui su La Verità con relativo scandalo anti-Scarpinato.
Ebbene ora la difesa Natoli rivela che la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci era una prassi. Altro che caso unico. Altro che prova del favoreggiamento. Il foglio firmato da Natoli nel 1992 sarebbe stato usato decine di altre volte negli anni. Ora la Commissione non può far finta di nulla.
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La presidente Chiara Colosimo ha giustamente dato ascolto alle istanze delle figlie di Paolo Borsellino e dell’avvocato che le rappresenta, Fabio Trizzino. Su questa storia delle bobine e di Natoli ha marciato per mesi in sintonia con la Procura nissena.
Se però fosse vero quel che dice la difesa Natoli ora una riflessione si imporrebbe: la pietra angolare del teorema della Procura crollerebbe in punto di fatto. Il presupposto logico dell’iscrizione e dell’intercettazione di Natoli e dunque dell’intercettazione (passiva e casuale a detta degli investigatori) del senatore Scarpinato, traballerebbe.
La Commissione dovrebbe prenderne atto e iniziare a girare alla larga dai terreni fluidi come le indagini in corso a Caltanissetta. Colosimo inoltre dovrebbe scrivere al procuratore nisseno una letterina di poche righe: “Grazie della cortese trasmissione di carte ma preferiamo ricevere da Lei, invece delle conversazioni intercettate di un nostro membro, notizie fondate sulle piste che possano spiegare le ragioni della strage di via D’Amelio. Soprattutto perché l’ipotesi di accusa che le ha permesso di intercettare Natoli persino mentre parlava con un senatore della mia Commissione è basata anche su un assunto (l’unicità dell’ordine di distruzione dei brogliacci) che scopriamo ora essere almeno dubbio”.