Il Fatto di domani. Albania, i 12 migranti trasferiti a Bari: derby Meloni-Salvini per delegittimare le toghe. Israele, drone attacca la casa di Netanyahu: “l’Iran vuole ucciderlo”

Di FQ EXTRA
19 Ottobre 2024

FLOP ALBANIA, I 12 MIGRANTI SONO SBARCATI A BARI. MA IL GOVERNO TIRA DRITTO: LUNEDÌ IL DECRETO LEGGE IN CDM PER PROVARE AD AGGIRARE I VINCOLI UE. Circa 800 milioni per una cattedrale vuota: ecco il bilancio, ad oggi, del centro in Albania voluto da Meloni per frenare gli sbarchi dei migranti. Dopo la bocciatura del tribunale di Roma sui trattenimenti sull’altra sponda dell’Adriatico, i 12 migranti provenienti da Egitto e Bangladesh sono giunti a Bari, a bordo di una motovedetta, per essere trasferiti nel centro per i richiedenti asilo. L’imbarcazione era giunta al porto di Shengjin in mattinata, aveva ripreso il largo verso le 9 del mattino e nel primo pomeriggio ha ormeggiato in Puglia. Mal il governo tira dritto: secondo Repubblica, un nuovo “viaggio” dei naufraghi verso l’Albania sarebbe già in programma mercoledì o giovedì, ma dipenderà dalle condizioni meteo. La maggioranza è già al lavoro per superare l’impasse giuridica: i trattenimenti dei migranti nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Gjader, infatti, sono possibili solo se i richiedenti asilo provengono da Paesi sicuri. Il governo con un decreto interministeriale ha stilato una lista che include Egitto, Tunisia, Bangladesh. Problema: il documento ammette come in quei Paesi alcune categorie di persone (dissidenti politici e comunità Lgbtq+) siano a rischio. Ma un Paese è sicuro per tutti, oppure non lo è: un principio sancito dalla sentenza della Corte di Giustizia europea pronunciata il 4 ottobre. Una grana che rischia di far saltare i piani del governo. Dunque Palazzo Chigi è al lavoro per sminare il terreno, con un decreto legge da approvare già lunedì. Non è ben chiaro il contenuto. La presidente della sezioni migranti del tribunale di Roma ha spiegato come la bocciatura dei fermi sia stata una scelta “obbligata”, vincolata al rispetto delle regole europee. Il decreto – sostiene l’Ansa citando fonti del governo – dovrebbe “rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco”. Come se si potessero ribaltare le fonti del diritto: prima l’Italia, poi l’Europa. Sul Fatto di domani vi racconteremo il nuovo capitolo della saga albanese.


“BOTTE” ALLE TOGHE, IL DERBY MELONI-SALVINI PER DELEGITTIMARE I MAGISTRATI (RIESUMANDO BERLUSCONI). NORDIO: “SE ESONDANO, DOBBIAMO INTERVENIRE”. Malgrado le norme europee, secondo la maggioranza sono le toghe rosse ad aver sabotato il piano con la bocciatura dei trattenimenti in Albania, per danneggiare il governo. Dopo il coro di ieri sollevato dalle destre, oggi ha preso la parola il ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Una sentenza abnorme, prenderemo provvedimenti”. Il Guardasigilli ha rispolverato l’antico assioma berlusconiano: gli eletti del popolo rispondono agli elettori, le toghe stiano al loro posto. “Se la magistratura esonda dai suoi poteri, allora deve intervenire la politica perché la politica esprime la volontà popolare. Noi rispondiamo al popolo”, ha dichiarato Nordio a margine di un convegno a Palermo. Matteo Salvini ha chiamato i militanti alla mobilitazione: gazebo in tutta Italia, il 14 e 15 dicembre, in vista della sentenza Open Arms del 20 dicembre. Il Capitano rischia una condanna a sei anni per sequestro e rifiuto di atti d’ufficio. Il Consiglio federale della Lega è stato convocato “con massima urgenza”, dopo “l’attacco all’Italia e agli italiani sferrato da una parte di magistratura politicizzata”. Anche Giorgia Meloni, ieri in visita a Beirut, aveva commentato la bocciatura delle toghe alludendo al complotto politico: “È molto difficile lavorare e cercare di dare risposte a questa nazione quando si ha anche l’opposizione di parte delle istituzioni”. Oggi le ha risposto Elly Schlein: “L’accordo con l’Albania non sta in piedi, perché per aggirare le sentenze della Corte di giustizia europea dovrebbero uscire dall’Unione europea”. Eppure, i giornali di destra come Libero e Il Giornale hanno già messo nel mirino la giudice Silvia Albano per la bocciatura sui trattenimenti. Sul Fatto di domani vi racconteremo l’eterna guerra alla magistratura, da Berlusconi a Meloni.


ISRAELE, DRONE ATTACCA LA RESIDENZA DI NETANYAHU. AXIOS: “BERSAGLIO COLPITO”, BIBI NON ERA IN CASA. TEL AVIV: “L’IRAN VUOLE UCCIDERLO”. La residenza privata di Benjamin Netanyahu, a Cesarea, è stata presa di mira stamattina da un drone proveniente dal Libano. Il premier israeliano e la moglie Sara non erano in casa, nessun ferito. “L’Iran ha cercato di eliminare il primo ministro”, ha riferito l’emittente televisiva Channel 12 citando un alto funzionario del governo di Tel Aviv. Secondo il sito americano Axios, il drone di Hezbollah avrebbe raggiunto il bersaglio, centrando la dimora del leader. Sarebbe la prima volta che viene colpito un obiettivo legato a Netanyahu. Teheran ha lanciato la minaccia: “Chiunque abbia conoscenza o comprensione di ‘come e quando Israele attaccherà l’Iran’, e/o fornisca i mezzi e il sostegno per tale follia, dovrebbe logicamente essere ritenuto responsabile di ogni possibile vittima”. Lo ha scritto su X il ministro degli Esteri Seyed Abbas Araghchi, allegando al post una foto del presidente Usa Joe Biden. Intanto, dopo l’uccisione di Sinwar, Israele preme per il ritorno degli ostaggi, nelle mani di Hamas dal 7 ottobre. Anche lanciando volantini a Khan Younis, nel sud di Gaza: “A chi depone le armi e ci restituisca i rapiti, gli permetteremo di andarsene e vivere in pace”. Nel nord della Striscia, almeno 30 persone sono morte in un attacco Israeliano al campo profughi di Jabalia. Secondo il Guardian, le Idf avrebbero dato ordine di evacuazione circondando la struttura per gli sfollati. Ma i medici si rifiuterebbero di lasciare l’ospedale abbandonando pazienti in condizioni critiche. Procedono gli scontri anche in Libano. Per la prima volta Israele ha colpito l’area a nord di Beirut, con due vittime. La capitale del Libano è sotto attacco anche nell’area meridionale (il sobborgo di Dahiyeh, roccaforte di Hezbollah) dopo l’ordine di evacuazione delle truppe di Tel Aviv. La milizia sciita stamane ha lanciato 15 razzi dal sud del Libano contro il nord di Israele: un uomo è rimasto ucciso dalle schegge nei pressi della città portuale di Acri.


LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE

Maltempo, allerta rossa in Emilia Romagna: scuole chiuse e fiumi sotto osservazione. In Sicilia esondazioni a Licata. Pioggia su gran parte dell’Italia. Il Po, per effetto delle piogge abbondanti, è esondato a Torino allagando parte del lungo fiume dei Murazzi. A partire dalle prime ore del mattino, intense precipitazioni hanno interessato il settore Romagnolo e delle Marche settentrionali, tanto che è stato chiuso un tratto dell’autostrada A14. Esondazioni anche in Sicilia: a Licata, in provincia di Agrigento, il fiume Salso è esondato in più punti, con gli abitanti sui tetti delle case.

Trovata una donna morta in un b&b a Porto San Giorgio (Fermo): “Deceduta da almeno tre giorni”. Un cadavere di una donna all’interno di un bed and breakfast, scoperto questa mattina. Sul corpo della donna, trentenne di origine probabilmente straniera, sarebbero state rilevate diverse ecchimosi. L’allarme è stato dato da una persona che ha sentito un odore molto forte provenire dall’interno dell’appartamento. Sul posto la volante e la squadra mobile di Fermo insieme agli agenti della polizia scientifica per i rilievi. Secondo i sanitari del 118 la vittima sarebbe deceduta da almeno tre giorni.

Morta Giulia Manfrini: la surfista 36enne trafitta da un pesce spada mentre si allenava nell’Oceano Pacifico. L’incidente è avvenuto venerdì mattina alle Isole Mentawai, in Indonesia, mentre la sportiva originaria di Venaria Reale (Torino) si stava allenando. Il decesso è avvenuto in ospedale, al Centro sanitario Pei Pei Pasakiat Taileleu, dove Giulia Manfrini è stata trasportata da due soccorritori.

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