Soldi all’azienda col figlio: pure Tesei si salva perché l’abuso d’ufficio è abrogato

Sotto elezioni. Archiviate le accuse alla presidente della Regione Umbria sulla gestione dei fondi del Piano sviluppo rurale

E ora bisognerà capire se, come e quanto peserà sul voto l’archiviazione dell’indagine su Donatella Tesei, presidente leghista della Regione Umbria ricandidata alle elezioni del 17 e 18 novembre con il sostegno del centrodestra. Archiviazione chiesta a settembre, poco dopo l’entrata in vigore dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio, dalla Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, e […]

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E ora bisognerà capire se, come e quanto peserà sul voto l’archiviazione dell’indagine su Donatella Tesei, presidente leghista della Regione Umbria ricandidata alle elezioni del 17 e 18 novembre con il sostegno del centrodestra. Archiviazione chiesta a settembre, poco dopo l’entrata in vigore dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio, dalla Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, e disposta dal Gip che non poteva fare altro: “Il fatto non è più previsto dalla legge come reato”.

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Il provvedimento mette la parola fine a un’inchiesta aperta nel 2023 con iscrizioni avvenute per ipotesi di abuso d’ufficio, che coinvolgeva la presidente e l’assessora regionale al Bilancio, Paola Urbani Agabiti. Ha riguardato la gestione dei fondi del Piano di sviluppo rurale, e in particolare i finanziamenti regionali ricevuti da una azienda agricola del settore tartufi, nella quale era stato assunto con un contratto a tempo indeterminato il figlio della governatrice. L’azienda in questione è di proprietà del marito dell’assessora, Gianmarco Urbani. Il procedimento è ruotato intorno a un bando predisposto tra il 2021 e il 2022 dalla Regione per lo sviluppo di filiere agricole. L’assunzione del figlio di Tesei è avvenuta durante il periodo di apertura del bando, da 10,7 milioni di euro, per la costituzione della filiera umbra del tartufo, al quale ha partecipato, ottenendone 4,8, anche la Urbani tartufi, del marito di Agabiti. Una delle cinque aziende alle quali i fondi erano sono stati assegnati al termine di un’istruttoria svolta senza che siano emerse irregolarità.

Intrecci quindi teoricamente punibili – se fossero emersi favoritismi e violazioni di leggi, ma non ci sono riscontri – solo se fosse rimasto in piedi il reato previsto e punito dall’articolo 323 del codice penale. Cassato dalla riforma Nordio, che rischia di dare il via libera al familismo e al nepotismo sfrenato.

La richiesta di archiviazione non contiene solo la segnalazione della cancellazione del reato. Ma anche qualche considerazione dell’ufficio di Procura su quanto raccolto durante il lavoro investigativo. Secondo le nostre fonti l’inchiesta non pareva avviata verso una rapida archiviazione per totale infondatezza dell’esposto anonimo che l’aveva avviata: anzi, la procura aveva anche notificato un invito a comparire con avviso di garanzia all’assessore Urbani Agabiti, con la formulazione di un capo di imputazione. Mossa decisa dal procuratore Cantone solo per lei, e non per la presidente. Circostanza che sottolinea una differenza della valutazione delle due posizioni. E degli accertamenti che si intendevano portare avanti attraverso la delega alla Guardia di Finanza di Perugia, più volte avvistata negli uffici regionali per acquisire documentazione.

La pensa diversamente l’avvocato Nicola Di Mario, difensore di Agabiti, che ha reso nota l’archiviazione del fascicolo. Secondo il legale “laddove non fosse stata disposta l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, la originaria e provvisoria contestazione di reato elevata a carico della dottoressa Paola Agabiti sarebbe risultata del tutto infondata sul piano giuridico.”

“Ho appreso la notizia solamente oggi e solo perché ne hanno parlato i giornali – ha affermato invece la presidente Tesei – mi risulta che l’indagine era iniziata da tempo e già questo dimostra ancora una volta la correttezza dell’operato della mia amministrazione. Per il resto, in attesa di consultare gli atti, assisto alla consueta attività di strumentalizzazione e mistificazione, con argomenti di ignobile livello, amplificata dalla vicinanza della scadenza elettorale”.

Tesei si riferiva alle dichiarazioni dei suoi competitor elettorali. “La presidente Tesei faccia chiarezza”, dice Thomas De Luca, coordinatore regionale Movimento 5 Stelle. Mentre secondo il segretario del Pd dell’Umbria, Tommaso Bori, “la notizia svela con tutta evidenza un sistema consolidato che si è servito delle istituzioni per finanziare aziende di famiglia”. E Stefania Proietti, candidata alla Regione Umbria per il centrosinistra, ha affermato, durante la trasmissione Metropolis, che la vicenda “lascia molto l’amaro in bocca” e che “è una situazione per cui la buona politica avrebbe evitato di trovarsi, proprio per ragioni di opportunità politica e di conflitto di interessi, che sicuramente fa molto pensare”.