E ditelo una buona volta! Questo è il consiglio spassionato che voglio rivolgere ai galantuomini benpensanti che affollano il nostro mondo politico. Quelli che se un malcapitato giudice prende una decisione giusta e motivata che non gli piace, vanno su tutte le furie. O perché sono prepotenti, arroganti che non sopportano che un tizio qualunque possa dissentire da loro che cotanto valgono; o perché si sentono feriti nell’orgoglio (ho ragione io e basta! chi la pensa diversamente è un nemico da rendere innocuo).
E ditelo dunque una buona volta che vi ispirate a un politico illustre, al Crispi de L’italiano di Sebastiano Vassalli, che di lui narra un fatto che può servirvi da alibi politico. Crispi, coinvolto nello scandalo del Banco di Napoli, interrogato da un giudice di Bologna, forte della certezza che il denaro è il motore del mondo, sbotta pensando: quell’ometto sussiegoso che gli sta davanti e pretende da lui che gli renda conto di ogni singola operazione di banca e di ogni prestanome è solo un cretino. Un cretino perché si illude che la politica di una nazione moderna possa farsi senza quattrini e senza infamia, soltanto con l’onestà. Ci vuole ben altro: la mafia, la massoneria, i brogli elettorali, la corruzione.
Ecco, ditelo una buona volta che la vostra fonte di ispirazione è Vassalli, datevi una patina meno becera. Vi verrà più facile continuare a dire che i giudici che pretendono di cercare la verità anche per voi sono dei cretini. O dei comunisti, che va di più.