Una “sanguigna” raffigurante San Giovanni Battista di Leonardo. Una testa di fauno attribuita al giovane Michelangelo. E ancora, la celebre Natività di Caravaggio rubata a Palermo nel 1969. Un Ecce Homo di Antonello da Messina. Una Madonna con bambino del Bellini. Un Banti alla spinetta di Giovanni Boldini. Il Bambinello dell’Ara Coeli. Una erma bifronte del II secolo. Un acquerello double-face di Cezanne (Sentiero tra le rocce e Paesaggio sul lago). E l’Atleta di Fano. Sono i 10 most wanted dell’arte rubata a cui oggi si dà la caccia in Italia. E sono i protagonisti – loro malgrado – del nuovo Millennium “I predatori dell’arte” da sabato 9 novembre in edicola e da sabato 16 novembre in libreria e negli store online (qui l’elenco delle edicole e delle librerie che vendono Millennium). E da oggi, il mensile diretto da Peter Gomez è disponibile anche su Amazon (a questo link).
Una grande operazione di recupero in cui sono impegnati in prima linea gli uomini del Comando dei carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale. Una sorta di nuovi Monuments men, gli eroi che allora salvarono i capolavori trafugati da Hitler. Ci sono storie di ladri ovviamente – ladri professionisti, mafiosi o committenti rimasti nell’ombra – e soprattutto storie di un mondo di mezzo in cui si muovono mediatori, esperti e trafficanti nelle cui mani passa un affare globale da 10 miliardi l’anno. Storie di intere gallerie d’arte – quella dell’Avvocato Agnelli – smaterializzatesi in Italia e all’estero nel labirinto dei processi dell’eredità contesa tra la figlia Margherita e i nipoti John, Lavinia e Lapo, il tutto però in barba alla legge. Ma anche storie di una burocrazia – la nostra – che invece di valorizzare i tesori li abbandona nei sotterranei di musei, caserme e soprintendenze: fregi e statue senza identità accatastate nelle cassette della frutta. Una ignobile natura morta.
In questa grande caccia non mancano anche veri e propri “Stati canaglia”. Ce ne parla anche Matthew Bogdanos, colonnello dei marines con missioni in Afghanistan e Iraq, oggi viceprocuratore di New York e implacabile segugio di tesori: “Quando un manufatto antico lascia l’Italia o l’Egitto ha bisogno di documenti falsi. Di essere ‘pulito’. E oltre il 95% delle opere d’arte passa per uno di questi paesi: Belgio, Francia, Germania e Svizzera. Questi paesi di transito – scrivetelo – non fanno abbastanza”.