Nei tg vediamo la povera premier italiana che, mentre dall’altra parte del globo terracqueo partecipa con i padroni del mondo al G20 (che tratta cosette come la guerra atomica e il riscaldamento globale) è costretta a mettere una pezza sulle smarronate dei suoi. Del ministro dell’Istruzione e del Merito (!) Giuseppe Valditara (che straparla di immigrati violentatori al cospetto della famiglia di Giulia Cecchettin, massacrata da un bravo giovanotto di pelle bianca). Del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro (che in viaggio psichedelico si arrapa sul nuovo modello di blindato della polizia penitenziaria).
Lei è visibilmente scocciata, siamo convinti che dal profondo del cuore vorrebbe mandare entrambi i soggetti a quel paese, ma non può e si arrampica sui vetri coi gomiti. Ok, ma il meglio arriva quando negli show serali gli scudi umani della destra si arrabattano per difendere l’indifendibile, come da contratto. Detto che nel ramo Paolo Del Debbio resta la nostra stella polare (a proposito: dove si firma la petizione per la liberazione degli ostaggi pd Morani, Malpezzi, Benifei?) l’altra sera siamo rimasti abbacinati dall’abito blu elettrico perfettamente in tinta con un paio di occhialetti d’acchiappo indossati da un leghista di cui non ricordiamo il nome. A quel punto abbiamo immaginato che in un tale crescendo di spropositi espettorati così come capita, un esponente di governo, a scelta, se ne esca affermando, per dire, che gli asini volano.
Siamo pronti a scommettere che azionato a Palazzo Chigi dai Fazzolari boys, il Pic (pronto intervento cazzate) stenderebbe subito una rete protettiva argomentando che: a) Si tratta di una frase estrapolata dal contesto. b) Basta con il politicamente corretto. c) Quando invece lo diceva la sinistra che gli asini volavano nessuno fiatava.
È un desolante teatrino dei pupi che fa ascolti anche nei talk democratici e antifascisti (ovvio, con interpreti e motivazioni opposte) poiché la gente che si mena tira sempre. Solo che, poi, quello stesso pubblico avrà trovato una ragione di più per disertare le urne. Una volta votavano, ma ora non si ricordano più perché.