A cena Rutte, il presidente ucraino e vari premier. A “Le Parisien”: “Se oggi noi non abbiamo la forza per riprendere tutti i nostri territori, l’Occidente faccia sedere Putin al tavolo”
Volodymyr Zelensky ammette in un’intervista a Le Parisien che l’Ucraina non può farcela con la Russia, ma la Nato sembra chiedergli di non parlare, nemmeno per sbaglio, di pace: “Se ora iniziamo a parlare fra di noi che forma prenderà la pace – ha detto il segretario dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte – rendiamo la vita […]
Volodymyr Zelensky ammette in un’intervista a Le Parisien che l’Ucraina non può farcela con la Russia, ma la Nato sembra chiedergli di non parlare, nemmeno per sbaglio, di pace: “Se ora iniziamo a parlare fra di noi che forma prenderà la pace – ha detto il segretario dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte – rendiamo la vita molto facile ai russi, che potranno rilassarsi, fumarsi un sigaro e seguire il nostro dibattito in televisione”.
LEGGI – Per Natale c’è il pacchetto armi. Gara di atlantismo Meloni-Pd
LEGGI – Intergruppo per la pace, 5S e dem spaccati nel Parlamento Ue
Rutte ha parlato spiegando il senso del vertice ristretto di Paesi europei tenutosi ieri nella sua residenza privata e alla vigilia del Consiglio europeo che si svolgerà oggi. Secondo molti osservatori per evitare di discutere alla presenza di paesi come Ungheria e Slovacchia, giudicati poco affidabili. L’ex premier olandese ha riunito attorno a un tavolo un gruppo di amici fidati della causa ucraina – ricorrendo al formato “Weimar plus” – a partire da Giorgia Meloni e poi i premier di Germania, Polonia, Olanda, Danimarca, Belgio. Unici assenti, il presidente francese Emmanuel Macron, che ha preferito volare in Mayotte, e l’inglese Keir Starmer.
Obiettivo della cena, ha detto Rutte, “assicurare che l’Ucraina abbia la migliore posizione possibile quando, un giorno, deciderà di avviare i colloqui di pace”. E quindi “assicurarci di fornire tutto il possibile per la difesa aerea e il sistema di armi”. Il vertice, quindi, è stato organizzato per discutere di obiettivi sensibili al riparo dal tavolo allargato del Consiglio Ue. “Come sapete – ha spiegato Rutte in conferenza stampa – gli ucraini hanno calibrato il fatto che hanno bisogno di circa 19 sistemi di difesa aerea extra per proteggere la loro infrastruttura energetica critica”. Ma anche, più in generale, hanno bisogno di più supporto per assicurarsi di poter raggiungere una posizione di forza e di poter invertire ciò che sta accadendo al momento. E in secondo luogo, per discutere di economia. Il nucleo forte dei paesi Ue, quindi, Italia compresa, lavora per assicurare a Zelensky il massimo di forza prima che Donald Trump si insedi alla Casa Bianca e avvii, eventualmente, una fase di pacificazione magari spegnendo gli aiuti americani. Non a caso la Reuters ha dato notizia ieri mattina che Keith Kellogg, che dovrebbe essere l’inviato speciale di Trump per l’Ucraina e la Russia, si recherà a Kiev e in diverse altre capitali europee all’inizio del mese prossimo.
Gli obiettivi sono stati confermati da Zelensky che ieri sera ha sostenuto che “è molto importante utilizzare questi due giorni a Bruxelles per incontrare tutti i nostri partner affinché non siano divisi e abbiano la stessa posizione comune”. Ma in una intervista al quotidiano francese Le Parisien, il presidente ucraino ha ammesso che al momento l’Ucraina “non ha le forze per riconquistare la Crimea e le parti del Donbass occupate”, anche se non vuole rinunciare ai propri territori, nemmeno “temporaneamente”: “Legalmente non possiamo cedere i nostri territori, lo proibisce la Costituzione dell’Ucraina”. Una ammissione di debolezza e l’apertura probabile a colloquio negoziali: “Se noi non abbiamo oggi la forza di riprendere tutti i nostri territori, allora l’Occidente può trovare la forza di far sedere Putin al tavolo e affrontare questa guerra per via diplomatica”, ha continuato Zelensky confermando la volontà di affidarsi al supporto occidentale.
Rutte ha però ribadito che al momento parlare di pace significa fare un favore ai russi. Più urgente parlare di aiuti all’Ucraina a cominciare da quello economico. C’è il tema del prestito da 50 miliardi deciso dal G7 e su cui l’Ue sconta il veto ungherese per cui si discute di una linea di prestiti a tassi agevolati con periodi di rimborso più lunghi. C’è chi pensa di ricorrere ai fondi del Mes – lo ha fatto anche l’ex segretario Pd Enrico Letta – che ha una capacità di prestito di oltre 400 miliardi e c’è chi lancia l’idea di poter utilizzare i fondi del NextGenerationEu, 650 miliardi di cui finora è stato utilizzato solo il 41 per cento, prevedendo che non saranno spesi tutti. Più fondi, in ogni caso, significa una maggiore spesa in armi e gli europei iniziano a non voler dare vantaggi competitivi agli Usa: da qui l’insistenza costante di aumentare le capacità dell’industria bellica anche con appositi aiuti pubblici (vedi rapporto Draghi). La discussione continua oggi al Consiglio a cui Zelensky chiede di “non dividersi”.