Turismo

La “strettina” sui bed and breakfast: è entrato in vigore il codice per censirli, ma 120mila sono abusivi

Scappatoia - Dopo 2 rinvii, la misura in vigore. Ma una struttura su cinque resta non a norma

3 Gennaio 2025

Ci siamo: la “strettina” sugli affitti brevi voluta dalla ministra Daniela Santanché è in vigore. Dal primo gennaio, tutte le strutture extra alberghiere d’Italia devono essere munite di un Codice identificativo nazionale (Cin), pena una multa fino a ottomila euro. Un obbligo che doveva entrare in vigore a settembre, poi a novembre, poi, appunto, con il nuovo anno: qualche ritardo al ministero e un modo per dare il tempo a tutti di adeguarsi alla nuova regola. Ma non è bastato: a oggi sono 120 mila strutture in tutta Italia (escluse quelle completamente abusive, non registrate nei sistemi) ancora prive di codice. In alcune regioni d’Italia poco più della metà dei proprietari si è messo in regola. E la ministra già fa capire che al bastone preferirà la carota: “Agiremo in modo fermo, ma non vogliamo punire nessuno” ha chiarito ieri.

Il Cin è simbolo della micro-stretta sugli affitti brevi varata da Santanchè dopo che nel corso del 2023 i sindaci di molte delle principali città italiane avevano chiesto nuove regole e poteri che permettessero di limitarne la proliferazione. Il governo invece ha scelto il dialogo con le categorie: nessuna limitazione, nessun nuovo potere ai sindaci, più controlli e rispetto delle norme vigenti. Ma un “cin” che permetta di avere un’unica banca dati e unificare quelle regionali vigenti (quando esistono). Più che una rivoluzione, insomma, un riordino dell’esistente. “Così l’industria turistica italiana procede a passo spedito nella direzione della legalità e della piena trasparenza, favorendo l’emersione del sommerso e dell’evasione fiscale”, dichiarava entusiasta Santanchè a settembre.

Nonostante l’introduzione dell’obbligo sia stata rimandata prima a novembre, poi al primo gennaio, il vuoto è ancora lì: ieri, 2 gennaio, meno del 79% delle strutture registrate era dotata del codice. Media nazionale, che va dal 93% della Basilicata, dove quasi tutti si sono messi in regola, al 55% dell’Umbria, dove quasi una struttura su due non ha ancora il codice.

LEGGI – Firenze e non solo: dopo lo stop alle “key box” restano i “checkinisti”, gli ultimi precari degli affitti brevi

La mappa d’Italia, consultabile nella nuova Banca dati ministeriale, è varia: ad Aosta, Siena, Matera o Bolzano quasi tutti hanno il codice, oltre il 90%. A Firenze siamo al 75%, Roma (con l’esplosione di affittacamere pre-Giubileo) va un po’ meglio, 77%, Milano 78% e Venezia 84%. Poi ci sono province in cui le nuove regole tardano ad arrivare. In Salento solo il 67% delle strutture si è adeguata, ma va molto peggio a Perugia o a Trieste, dove quasi uno su due deve ancora ottenere il Cin. A Gorizia, che nel 2025 sarà capitale europea della cultura (insieme alla slovena Nova Gorica, si parte il 18 febbraio) più del 40% delle strutture è in ritardo. Potrebbero sembrare numeri sorprendenti, dato che fare i controlli e multare ora diventa molto più facile, ma non per Marco Celani, presidente di Aigab, l’associazione dei gestori professionali di affitti brevi: “Ci sono persone che hanno semplicemente lasciato l’attività dati i nuovi adempimenti. E poi una quota” difficile da quantificare “che ha fatto domanda per il Cin ma è rimasta incagliata a causa di incongruenze tra le precedenti banche dati regionali e la nuova banca dati nazionale”. Per questo le associazioni come Aigab avevano chiesto un’altra proroga.

D’altronde nel settore, cresciuto enormemente negli ultimi 15 anni grazie alle piattaforme online, tanti piccoli proprietari o gestori faticano a adeguarsi alle normative, nuove o meno. A novembre il ministero dell’Interno ha ribadito il divieto di check-in da remoto, molto diffuso, che è legge da decenni, ma viene fatto applicare molto poco. L’estintore e il rilevatore di gas, obbligatorio per legge, secondo un’indagine condotta da Federconsumatori e il sindacato inquilini Sunia, è presente in meno del 30% degli immobili destinati a locazioni turistiche. Ma nel Paese d’Europa con il maggior numero di microstrutture ricettive a conduzione familiare, far rispettare le regole non è semplice: “L’80% di Cin emessi è un ottimo risultato” spiega Santanché al Fatto, “nei prossimi mesi, ci impegneremo a lavorare ancora fianco a fianco con le Regioni attraverso verifiche e correzioni necessarie. È fondamentale garantire la qualità dei servizi offerti e la sicurezza dei turisti, ma vogliamo anche promuovere un approccio che non penalizzi gli operatori”. Indietro tutta, avevamo scherzato.

Ti potrebbero interessare

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione