Cosa porterà in dono agli italiani il 2025 solo il cielo lo sa. Intanto però tra nomine e consulenze d’oro il Capodanno è stato con il botto da Nord a Sud, isole comprese: le Regioni sembrano aver messo di nuovo il turbo al poltronificio in favore di ex di lusso, trombati da riciclare, sodali da premiare per cementare alleanze o risolvere i bisticci di coalizione. In Liguria, per dire, il neo governatore Marco Bucci non si risparmia: il suo sogno di mettere in piedi un dream team passa dalla nomina di 9 assessori, 6 commissari, 4 sottosegretari. E naturalmente 2 consulenti d’oro: Maria Antonietta Cella, ex sindaca di Santo Stefano d’Aveto e già candidata presidente con il partito dell’ex ministro Roberto Castelli, e l’attuale sindaco di Ventimiglia Flavio Di Muro, ex parlamentare della Lega già capo della segreteria di Edoardo Rixi al ministero dei Trasporti, entrambi sotto contratto per 91 mila euro e spicci per occuparsi l’una di autonomia differenziata, l’altro di sviluppo dell’entroterra. E che dire del Piemonte del governatore Alberto Cirio? Il valzer delle nomine è partito già a ottobre con l’esercito di 1.214 candidati per i 168 posti in palio, ma stringi stringi l’abbuffata sarà per pochi: intanto l’antipasto consumato finora tra le nomine nelle Asl, all’ente per il diritto allo studio e alle case popolari ha riservato uno strapuntino anche a Giovanni Ravalli, direttore della scuola regionale di formazione di FdI, nominato Garante per l’infanzia e l’adolescenza benché privo di titoli. Almeno a detta delle opposizioni, polemiche sulla scelta di compensare Ravalli per la mancata elezione alle regionali.
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Dall’altra parte della Penisola, in Calabria, brinda invece all’anno nuovo Fulvia Michela Caligiuri nominata il 27 dicembre dalla giunta Occhiuto direttrice dell’azienda regionale per lo sviluppo dell’Agricoltura. Di chi si tratta? Caligiuri era stata candidata da Forza Italia al Senato nel 2018 ma solo l’anno successivo era riuscita a vedersi assegnato lo scranno, dopo un ricorso contro l’assegnazione errata di circa tremila voti a Matteo Salvini, costretto a migrare dalla Calabria al seggio scattato per lui anche nel Lazio.
Torna sulla cresta anche un’altra ex di lusso: Laura Castelli, già viceministra 5S all’Economia, è capo di gabinetto della Città Metropolitana di Messina, grazie al patto siglato da Sud chiama Nord di Cateno de Luca (di cui Castelli è presidente), col governatore della Sicilia Renato Schifani annunciato agli italiani il 30 dicembre.
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Ma al netto delle infornate con vista lenticchie e cotechino, il piatto che si va apparecchiando per il futuro è ancora più ricco di polemiche. L’ultima riguarda la regione Puglia, causa emendamento della 5S Antonella Laricchia inzeppato nella legge finanziaria di fine anno con l’obiettivo di mettere un freno alla discrezionalità delle nomine del presidente Michele Emiliano: in soldoni, la norma impone un controllo sulle designazioni in agenzie regionali o staff, per impedire ai “trombati” di essere riciclati per i cinque anni successivi alla mancata elezione. Rischia di finire a carte bollate: Emiliano ha denunciato l’irregolarità della procedura di approvazione del testo di cui ha informato la Procura di Bari (che ha aperto un fascicolo) ma negando si tratti di una rappresaglia contro chi vorrebbe legargli le mani sulle nomine.
Che più? Come se non bastassero le consulenze, le nomine d’oro e tutto il resto, si fa largo un’idea meravigliosa, quella di creare altri strapuntini per accontentare chi sia rimasto a piedi nella ruota della fortuna della composizione delle giunte. Ecco allora l’ipotesi di nominare i sottosegretari, soluzione accarezzata dal governatore del Lazio Francesco Rocca per sedare la rivolta di Forza Italia, risolvere problemi nella maggioranza litigiosa e superare lo stallo che affligge la sua maggioranza. Idem in Basilicata dove Vito Bardi avendo pochi assessorati da distribuire, ha subito promesso compensazioni sotto le sembianze di sottosegretari. In Liguria Bucci vorrebbe invece cambiare lo Statuto per nominare due assessori in più e pure quattro sottosegretari come previsto dal disegno di legge approvato dalla giunta. Decisione che potrebbe costare fior di palanche – ben 4 milioni di euro in cinque anni – denuncia il Pd. Macchè. Bucci giura: sarà a costo zero.