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Meloni-pensiero su Almasri: lapsus tra vittimismo e realtà virtuale

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Sulla vicenda scabrosa del libico Almasri, accusato di crimini che sprofondano il genere umano negli abissi della crudeltà, la premier Meloni ha fin qui evitato di riferire in Parlamento. Il suo pensiero è racchiuso soprattutto in due interventi tv: uno subito dopo la comunicazione da parte del procuratore Lo Voi della iscrizione nel registro indagati; l’altro in occasione dell’evento “La ripartenza” organizzato a Milano da Porro.

Improvvisandomi psicosociologo ed esaminando tali interventi ho individuato alcune linee del Meloni-pensiero (in parte non estranee ad altri politici) .

Autocelebrazione (non intendo mollare di un millimetro finché gli italiani sono con me; sono invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore). Vittimismo (non sono ricattabile; non mi faccio intimidire – NB: da chi e come nessun lo sa…). Enfasi retorica (intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione, a testa alta e senza paura; quel che sta accadendo è un danno alla nazione e alle sue opportunità – NB: chi dissente dalla premier è nemico della patria). Rappresentazione di una realtà virtuale (Lo Voi responsabile del fallimento di un processo contro Salvini che non ha mai fatto, presupponendo – come nei regimi autoritari – che l’accusa debba avere sempre ragione; l’avv. Li Gotti – denunziante – indicato come difensore di mafiosi pentiti quasi fosse cosa non commendevole; e poi magistrati che vogliono mettere il becco dappertutto e di fatto governare, ma se sbagliano nessuno può far niente). Insofferenza verso la giurisdizione (rischiando di compromettere lo Stato di diritto e il principio di legalità).

C’è anche un lapsus. Dire che i contrappesi servono a far funzionare lo Stato democratico e che il sistema non può tenere quando un potere dello Stato pensa di poter fare a meno degli altri, significa contraddire la tanto agognata riforma del Premierato. Ma appunto: è solo un lapsus.

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