Ore di tensione a Seul, poi revocata la legge marziale
La Corea del Sud ripiomba nell’incubo della legge marziale e nell’atmosfera sinistra di militari e mezzi per le strade. Il presidente Yoon Suk-yeol, in un sorprendente e inatteso discorso alla nazione, ha dichiarato nella tarda serata di martedì la legge marziale d’emergenza e ha accusato il Parlamento, controllato dalle opposizioni, di simpatizzare con il Nord comunista e di paralizzare volutamente l’azione del governo. La reazione non si è fatta attendere: migliaia di persone hanno subito manifestato intorno all’Assemblea nazionale, dove nel frattempo sono arrivate le forze speciali dell’esercito. Prima che il Parlamento venisse chiuso, però, gli eletti hanno respinto all’unanimità (190 presenti su 300 componenti) la legge marziale con una risoluzione che ne “richiede l’immediata abolizione”. Un voto che ha spinto le truppe a lasciare l’edificio e lanciato la sfida al capo dell’esercito Park An-su, appena nominato comandante della legge marziale, il cui primo decreto ha bandito le attività parlamentari e dei partiti politici, abolito le manifestazioni e messo sotto controllo i media, oltre a ordinare ai medici tirocinanti in sciopero di tornare al lavoro entro 48 ore. “Coloro che violano la legge marziale possono essere arrestati o perquisiti senza mandato”, intima il decreto. Nella notte la svolta, con l’annuncio di Yoon della revoca della legge marziale “dopo il voto contrario del Parlamento”, il ritiro dei militari dalle strade e la festa in piazza dei manifestanti. Resta da capire quale sarà il destino di Yoon: impensabile, dopo la giornata di oggi, che resti a fare il presidente come nulla fosse.