Meloni: “Ridurre le pericolose dipendenze strategiche”
“L’obiettivo deve essere assicurare un percorso di decarbonizzazione sostenibile per le nostre imprese e i nostri cittadini per risolvere il divario e ridurre le nostre troppe e troppo pericolose dipendenze strategiche“. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo, sottolineando la necessità di rinunciare “agli eccessi ideologici che abbiamo purtroppo visto in passato”.
Meloni: “Momento complesso e decisivo per destino dell’Occidente”
Al via le comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del prossimo Consiglio europeo, nell’aula del Senato. Presiede l’aula il presidente Ignazio La Russa. Accanto a Meloni, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani mentre l’altro vicepremier Matteo Salvini è impegnato a Varsavia, al consiglio informale dei ministri dei trasporti. Dall’altro lato è seduto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. “Ci troviamo alla vigilia di un Consiglio europeo che cade in un momento estremamente complesso per le vicende globali, e allo stesso tempo decisivo per il destino dell’Italia, dell’Europa dell’Occidente”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo.
La presidente Meloni è appena arrivata in Senato
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è appena arrivata in Senato, dove si svolgeranno le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo.
Schlein: “Maggioranza divisa, posizioni Meloni contro l’interesse nazionale”
“Questa risoluzione ci permette di entrare a gamba tesa nelle contraddizioni di questa maggioranza che abbiamo visto e che vedremo anche nelle risoluzione, se arriverà, e vedremo quello che cosa ci sarà e soprattutto che cosa non ci sarà visto che hanno tre posizioni diverse”. Lo ha detto Elly Schlein all’assemblea congiunta dei gruppi Pd. “Ma soprattutto sarà mia cura segnalare domani che le posizioni che ha assunto Meloni in queste settimane vanno contro l’interesse nazionale da diversi punti di vista. Loro non sono per la difesa comune per ragioni ideologiche. Ma pure molte delle critiche che qui confermiamo sulle proposte che vanno avanti a Bruxelles, affondano le radici nella contrarietà a uno schema che rischia di approfondire le differenze tra i sistemi nazionali anzichè fare un salto politico in avanti che serve oggi all’Europa”.
Salvini: “No a taglio fondi di coesione per comprare armi”
“Serve scorporare gli investimenti della Difesa e della mobilità militare dal calcolo sul deficit. Così come occorre evitare di tagliare i fondi di coesione per comprare armi. Ma soprattutto andranno coinvolti i privati e, superando le ideologie, incentivata la partnership tra i player europei e con gli Usa considerando l’impatto delle nuove tecnologie digitali sui trasporti”. Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini intervenendo al Consiglio informale Trasporti Ue a Varsavia, secondo quanto riferisce il Mit.
La mediazione nel Pd per il punto 8 della risoluzione
Su dazi, Ucraina, Medio Oriente la linea è la stessa e resta condivisa. Mentre sul ReArm, il Pd ha dovuto trovare una sintesi, raggiunta in una lunghissima mediazione iniziata ieri nel primo pomeriggio e andata avanti fino a questa mattina. Da una parte la linea dura della segretaria Elly Schlein e della maggioranza dem. Dall’altra quella più ‘aperturista’ sul piano Von der Leyen della minoranza. Il punto 8 della risoluzione è quello in cui si è trovato l’equilibrio tra le anime dem. Una mediazione che fa dire ad Alessandro Alfieri, coordinatore della minoranza, di essere “soddisfatto” mentre arriva a Montecitorio per la riunione congiunta dei gruppi. Da una parte, infatti, c’è la richiesta di una “radicale revisione” del ReArm, fronte dal quale Schlein non si è mossa. “Il piano ReArmEu, proposto dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen, va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri e va radicalmente cambiato, poiché così come presentato non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune”, si legge nelle premesse. Dall’altra, c’è un giudizio positivo sul Libro bianco della difesa europea, il testo sul cui voto i dem si sono divisi in Europa tra le astensioni della maggioranza e il sì dell’area riformista. Nelle premesse si argomenta: “All’Unione europea serve la difesa comune e non la corsa al riarmo dei singoli Stati. La Commissione europea sta preparando il Libro bianco sul futuro della difesa europea che rappresenta l’avvio di un percorso di discussione per la costruzione di una difesa comune”
Crosetto: “Su ReArm Europe usate parole sbagliate da von der Leyen”
“Il tema è stato affrontato più in maniera ideologica che razionale. Non ha aiutato la scelta delle parole da parte di von der Leyen. Così si dà il fianco a chi vuole attaccare in nome di un presunto pacifismo”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha parlato del programma ReArm Europe in un’intervista a Rtl 102.5. “La domanda è: l’Europa vuole dotarsi di una propria difesa? – ha spiegato Crosetto -. Bisogna pensare alla difesa dell’Europa perché è cambiato l’atteggiamento degli Stati Uniti rispetto agli ultimi 70 anni. L’Ue ha finito di investire al termine della Guerra Fredda pensando che tutti i problemi fossero finiti, invece il mondo è cambiato, gli assetti sono cambiati. È in corso un cambio epocale, siamo passati dal secolo delle grandi dittature e poi delle grandi democrazie al secolo delle superpotenze dove conterà non chi è più democratico ma le superpotenze come Cina, India, Usa. Dobbiamo abituarci a questo e costruire una difesa”.
Freni (Lega): “Con il piano ReArm il debito rischia una impennata”
“Per noi è inaccettabile un piano di riarmo da 800 miliardi finanziato a debito. Peraltro ad oggi Rearm è solo una scatola vuota. Dovremmo indebitarci con la benda sugli occhi per ritrovarci poi a dover aumentare le tasse o a tagliare la spesa per la sanità?”. Lo dice, in un’intervista a Repubblica, il sottosegretario al Mef Federico Freni. No a Rearm perché aumenta il debito: quanto è forte il rischio? “Il rischio è alto – risponde -. Se dovessimo recepire l’indicazione di Rearm dovremmo mettere sul piatto 30-35 miliardi. In pratica una legge di bilancio per le armi, oltre ad altro debito da ripagare. Nella migliore delle ipotesi dovremmo ritardare l’inversione della curva del debito, nella peggiore ci ritroveremmo nel 2031 con un rapporto debito/Pil superiore a quello del 2024. È come scegliere tra la padella e la brace”.