Merz: “Serve cambio di paradigma nelle politiche di Difesa”
“Per almeno un decennio, la nostra società ha creduto in un falso senso di sicurezza. Ora dobbiamo ricostruire completamente le nostre capacità di difesa, utilizzando una strategia di difesa basata sulla tecnologia, sui sistemi automatizzati, su una sorveglianza satellitare europea indipendente, sui droni e altri moderni sistemi di difesa e, soprattutto, contratti affidabili che dovrebbero, ove possibile, andare ai produttori europei. Questo è il cambiamento di paradigma nella politica di difesa che ci attende e, in questo contesto, permettetemi di dire che il voto di oggi non determinerà solo le capacità di difesa del nostro paese nei prossimi anni e forse decenni. I nostri alleati nella Nato e nell’Unione Europea ci guardano oggi, tanto quanto i nostri avversari e i nemici del nostro ordine democratico e basato sulle regole”: lo ha detto Friedrich Merz, leader conservatore, al Bundestag per sostenere il progetto di riforma costituzionale per sbloccare interventi miliardari per la difesa e le infrastrutture.
Merz: “Putin vuole dividere l’Ue, ma ci difenderemo”
“La guerra di aggressione di Putin è diretta non solo contro l’integrità territoriale dell’Ucraina ma contro l’Europa. Ed è anche una guerra contro il nostro paese che si verifica ogni giorno con attacchi alle nostre reti, con la distruzione delle linee di rifornimento, con omicidi su commissione nel mezzo del nostro paese, con lo spionaggio delle caserme e con campagne di disinformazione. Si tratta del tentativo di dividere ed emarginare l’Unione Europea e la nostra società libera: ci difenderemo da questi attacchi con tutto ciò che avremo a disposizione nei prossimi anni e decenni”: lo ha detto intervenendo al Bundestag Friedrich Merz, leader conservatore e probabile futuro cancelliere tedesco, per presentare il progetto di riforme costituzionali per sbloccare gli investimenti in difesa e infrastrutture.
Media: “Polonia e Stati Baltici vicini all’uscita dal trattato contro le mine antiuomo”
Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania vogliono ritirarsi dall’accordo internazionale che mette al bando le mine antiuomo, noto anche come Trattato di Ottawa. “Le minacce militari agli Stati membri della Nato che confinano con Russia e Bielorussia sono aumentate in modo significativo – si legge in una dichiarazione rilasciata dai ministri della Difesa di quattro Paesi – Riteniamo che nell’attuale contesto di sicurezza sia fondamentale garantire alle nostre forze di difesa flessibilità e libertà di scelta per utilizzare potenzialmente nuovi sistemi e soluzioni d’arma per rafforzare la difesa del vulnerabile fianco orientale dell’Alleanza”. Il Trattato di Ottawa del 1997 è sottoposto a crescenti pressioni a causa della guerra di Mosca contro l’Ucraina, mentre gli Stati in prima linea stanno rafforzando i loro confini con la Russia. All’inizio del mese, il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto che la Polonia avrebbe iniziato a prendere misure per uscire dal trattato. I quattro Paesi avevano a lungo meditato un ritiro e volevano prendere una decisione regionale congiunta. Si tratta di un segnale politico per Mosca, più che del riflesso di un’immediata necessità militare, sottolinea Politico. “Le decisioni riguardanti la Convenzione di Ottawa dovrebbero essere prese in solidarietà e coordinamento all’interno della regione. Allo stesso tempo, al momento non abbiamo piani per sviluppare, immagazzinare o utilizzare mine antiuomo precedentemente vietate”, ha affermato il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur. All’inizio del mese, il capo di stato maggiore della difesa lettone, il maggiore generale Kaspars Pudāns, ha dichiarato a Politico che le priorità del Paese restano le mine anticarro e i proiettili di artiglieria. Il ministro della Difesa finlandese Antti Hakkanen ha affermato che anche Helsinki sta valutando la possibilità di abbandonare il Trattato, ma non è tra i firmatari della dichiarazione odierna.
Ungheria: “Non firmeremo le conclusioni del Consiglio Ue sull’Ucraina”
“L’Ungheria non è in grado di sostenere le conclusioni” del vertice dei leader europei “sull’Ucraina nella loro forma attuale. Penso che sia molto improbabile che troveremo un consenso tra i 27 Stati membri dell’Ue”. Così il ministro ungherese per gli Affari europei, Janos Boka, arrivando al Consiglio Affari Generali. Secondo il ministro è “molto probabile che si ripeterà lo scenario” del vertice straordinario tenutosi lo scorso 6 marzo. Boka ha detto di aspettarsi l’adozione di conclusioni che “faranno riferimento solo alla discussione sull’Ucraina” e di un “altro testo sostenuto da una forte maggioranza degli Stati membri dell’Ue”. Boka ha ribadito il “pieno sostegno” di Budapest all’iniziativa di pace del presidente Donald Trump, “la più seria iniziativa di pace – ha sottolineato – che ha il potenziale di fornire risultati tangibili e positivi nel prossimo futuro”. Quanto all’isolamento dell’Ungheria nell’Ue, Boka ha detto che il Paese si trova in “una posizione strategica molto forte” che “non viene distrutta dall’essere soli o dal non essere in maggioranza”. “Crediamo che il tempo abbia dimostrato ancora una volta che la posizione ungherese sul cessate il fuoco e sulla pace sostenibile era giusta fin dall’inizio”, ha concluso.
Ministro degli Esteri Ucraina: “La Russia accetti il cessate il fuoco senza condizioni”
“L’Ucraina ha sostenuto la proposta americana di un cessate il fuoco temporaneo di 30 giorni. Ci aspettiamo dalla Russia che accetti senza condizioni questa proposta”. E’ quanto afferma il capo della diplomazia ucraina, Andrii Sybiha, citato in una nota del ministero degli Esteri di Kiev a poche ore dall’atteso colloquio tra il presidente americano Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin. Per Sybiha, “è tempo” per la Russia di “dimostrare se vuole davvero la pace”.
Ministro degli Esteri Ucraina: “Vogliamo che la guerra finisca quest’anno”
“Crediamo che la guerra finirà quest’anno, vogliamo davvero che finisca quest’anno. Siamo tutti uniti da questo obiettivo strategico: raggiungere una pace giusta, completa e duratura”. Lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino Andrij Sybiha in un’intervista alla testata indiana Firstpost. “L’Ucraina sostiene la proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco, un cessate il fuoco temporaneo”, ha aggiunto, “stiamo aspettando la risposta della Russia per accettare un cessate il fuoco incondizionato. Questo sarà un enorme passo avanti per avvicinare questa pace”.
Colloqui tra Trump e Putin tra le 14 e le 16
E’ previsto tra le 16 e le 18 ora di Mosca, tra 14 e le 16 in Italia, l’atteso colloquio telefonico tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il leader russo, Vladimir Putin. Lo ha confermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come riporta l’agenzia russa Tass.
Nella notte abbattuti 63 droni russi su 137
Le forze russe hanno attaccato l’Ucraina la notte scorsa con 137 droni di vario tipo, 63 dei quali sono stati abbattuti dalle difese aeree del Paese: lo ha reso noto su Telegram l’Aeronautica militare di Kiev, aggiungendo che 64 droni-esca sono caduti in zone aperte. I velivoli senza pilota distrutti sono stati intercettati nelle regioni di Kharkiv, Poltava, Sumy, Chernihiv, Cherkasy, Kiev, Vinnytsia, Kirovohrad, Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Mykolaiv e Kherson.
Zelensky: “Testato un drone capace di colpire a 3mila chilometri”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che le Forze armate hanno condotto con successo il test di un drone a lungo raggio, che può volare fino a tremila chilometro. “Questa è una buona notizia – ha detto durante il consueto discorso serale, al termine di un incontro con i vertici militari – Il nostro drone ha superato il test dei tremila chilometri”. “Possiamo dire di essere soddisfatti con i risultati degli attacchi – ha aggiunto Zelensky – ma dobbiamo produrre più missili, più droni e ne parleremo con i nostri partner questa settimana”. Nei giorni scorsi, il presidente ucraino aveva già annunciato anche il test di un nuovo missile balistico, il Neptune, con una gittata di mille chilometri, in grado di colpire Mosca.