Francia

Un sistema criminale sempre più soggetto all’arrivo di gruppi stranieri (Europa dell’Est), un vecchio e nuovo banditismo che si spartiscono il traffico di droga e la persistenza della mafia italiana. Le zone con il più alto tasso di criminalità in Francia sono l’Ile-de-France (Parigi), la Provence-Alpes-Côte-d’Azur e la Corsica. Secondo il rapporto Sirasco (Service d'information, de renseignement et d'analyse stratégique sur la criminalité organisée) del 2012/2013, riportati dalla stampa, non possiamo parlare di “mafia” francese, ma piuttosto di strutture a “tipologia mafiosa”. Il riferimento è innanzitutto al cosiddetto grande banditismo tradizionale corso-marsigliese, attivo nel traffico di droga e nel riciclaggio.

Campanella, Casson e Barresi sono i nomi delle famiglie che si spartiscono il potere. Tra gli anni ’50 e ’70 Marsiglia è stata il centro della French Connection, la rete criminale che forniva eroina agli Stati Uniti. Coinvolti c’erano alcuni dei più noti gruppi locali, ma anche Cosa Nostra tramite la figura di Lucky Luciano. L’organizzazione è stata smantellata grazie all’operato, tra gli altri, del giudice Pierre Michel, poi ucciso nel 1981 e per il cui omicidio sono state condannate quattro persone. In Francia è stato assassinato un altro giudice, François Renaud, a Lione nel 1975, ma i responsabili non sono mai stati individuati.

La Corsica, secondo l’analisi del Sirasco del 2016, è il luogo dove si può vedere “la penetrazione del grande banditismo nella politica locale”. Decisiva è stata l’inchiesta sull’omicidio del manager pubblico Jean-Leccia nel 2014. Due anni prima, il 16 ottobre 2012, era stato ucciso il presidente dell’ordine degli avvocati Antoine Sollacaro, ma l’indagine non ha ancora dato risultati. L’allora ministro dell’Interno Manuel Valls parlò pubblicamente di mafia e omertà. Attualmente il clan che viene ritenuto più potente sull’isola è il clan Federici, ma anche i Mariani, i Germani e Le Petit Bar.

Al sistema “à l’ancienne”, si è affiancato e a volte addirittura sostituito il fenomeno del narco-banditismo. Il riferimento è a gruppi che vengono dalle cité, i quartieri più poveri di Marsiglia. Come spiegato dal giornalista d’inchiesta Xavier Monnier, il “profeta” di questa generazione è Farid Berrahma, ucciso nel 2006 nella famosa strage del bar Les Maronniers. Uno dei fenomeni più rilevanti legato al traffico di droga è quello dei regolamenti di conti. Sirasco parla di 123 morti nel 2015, contro i 90 del 2014. Di questi 25 sono stati registrati solo nel dipartimento della Bouches-du-Rhône. La Francia è considerato un territorio di transito per il traffico di droghe: da Marocco e Spagna arriva la cannabis (con un flusso minore segnalato da Olanda e Belgio), mentre dall’America Latina la cocaina. Il traffico di cannabis è stato stimato nel 2016 dall’Inhesj (Institut des Hautes Etudes de la sécurité intérieure) di oltre un miliardo all’anno. Seguono la cocaina (902 milioni di euro), l’eroina (267 milioni) e le droghe sintetiche (55 milioni).

Il settore della criminalità organizzata in cui entrano in gioco le mafie russofone (Russia, Georgia) è il traffico di armi. E’ stata anche segnalata una rete del nord Africa con merce che risale alle primavere arabe. Nel 2011, secondo il Sirasco, il 75% dei crimini sul territorio erano commessi da francesi e solo il restante 25% da stranieri. Con gli anni la percentuale è leggermente aumentata a favore di chi viene da fuori confine, anche se il fenomeno resta marginale.

Per quanto riguarda le mafie italiane, secondo la relazione 2016 della Dia, in Francia troviamo “una forte e significativa presenza della ‘ndrangheta, in particolare nella regione delle Alpi, in Provenza e Costa Azzurra, a Parigi e Grenoble”. Gli interessi sono “il reinvestimento di capitali provenienti da attività illecite”, la latitanza, ma anche il ruolo all’interno del traffico di sostanze stupefacenti. Due le inchieste che si possono citare a questo proposito: Antibes, che nel 2016, dopo l’arresto di un esponente della ‘ndrangheta proveniente da Pellaro (Reggio Calabria) ha portato a 16 decreti di fermo per associazione mafiosa; Trait d’Union, che nel 2015 ha rivelato l’esistenza di una rete per il commercio tra la Liguria e la Costa Azzurra e i cui protagonisti sono ritenuti contigui alle cosche Molè di Gioia Tauro (RC) e Gallico di Palmi (RC). Infine, a Pégomas (Grasse), nel 2012 è stato trovato un laboratorio per la raffinazione della cocaina in un'azienda agricola di gelsomini, i cui proprietari italiani sono stati accusati di legami con la 'ndrangheta.

La mafia italiana in Francia ha sempre avuto come obiettivo, tra gli altri, quello di creare contatti per il traffico di droga. A questo proposito, si cita il caso del 2014 quando è stata smantellata una rete che comunicava attraverso il sistema di messaggeria Tatoo: tra i referenti secondo gli investigatori Vincent Saccomano, accusato di avere legami in Italia e nella regione parigina. In merito alla Camorra, sempre la Dia, mette in evidenza il ruolo nello sfruttare il “corridoio francese” per il traffico di stupefacenti, spesso con il tramite di gruppi albanesi. In generale, segnala il Sirasco, i camorristi non si accontentano come la ‘ndrangheta del riciclaggio immobiliare o delle infiltrazioni negli appalti pubblici, ma sono spesso coinvolti in rapine di gioielli di lusso.

La Francia è anche storicamente terra di latitanza. Tra i nomi più famosi del passato: Michele Zaza (storico boss della camorra), Domenico Libri ('ndrangheta), Biagio Crisafulli (grande trafficante di droga siciliano trapiantato a Milano), ma anche Bernardo Provenzano, uno di grandi capi di Cosa nostra. Gli ultimi fermati con l’accusa di essere esponenti della ‘ndrangheta sono Roberto Cima, arrestato nel 2010 a Vallauris e Matteo Alampi nel 2014 a Villefrance-sur-Mer. La Dia, nella seconda relazione semestrale del 2015, ha segnalato l’arresto del latitante Gianluca Di Paola, legato al clan Abete di Napoli.

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Mafie Unite d’Europa