L’unico responsabile della mia felicità sono io
Ho deciso di fare il cammino l’anno scorso. Ero andato a Pamplona per la corsa dei tori e un amico mi aveva spiegato a cosa servissero tutte quelle conchiglie sui muri.
Dopo avere avuto un’azienda di viaggi outdoor insieme a un mio amico per 36 anni, gli ho chiesto di lavorare un po’ di più e guadagnare un po’ meno, per fare collaborare anche altre persone. Ho aspettato dieci anni prima di parlargliene e la cosa mi ha molto stressato. Tutto è finito dopo una lunga battaglia legale. Gli ho venduto la società. Ho amato tanto il mio lavoro, ma a quelle condizioni non potevo più andare avanti. Ero ferito, deluso e sotto pressione. Avevo bisogno di riposarmi. Il cammino è stata una buona idea.
Non l’ho fatto per motivi religiosi: sono ateo. Mio padre però era credente. Si è suicidato dopo il divorzio e da allora ho perso l'ultimo barlume di fede. Quando è successo io e mio fratello vivevamo con lui, avevamo 21 e 17 anni. Siamo sempre stati vicini.
Ho scelto il cammino perché ha un inizio e una fine. Dura almeno un mese, ci sono albergue e cibo a prezzi accessibili e tante belle persone. Conoscerle mi ha dato speranza per il futuro. Sono tutti pensatori. E non mi riferisco ai tipici “turisti del cammino”, quelli li riconosci subito.
Non avevo aspettative. Volevo soltanto di liberarmi da questo magone e ce l’ho fatta. Speravo di rimettermi in forma, cosa che è successa, magari di incontrare nuovi amici. E questa è stata la parte migliore.
Sono partito senza nessun tipo di preparazione fisica. Dopo i primi cinque giorni il mio corpo protestava già. Mi dicevo di continuo perché l’ho fatto, piangevo. Poco dopo le cose hanno iniziato a girare bene e ho anche cominciato a sentirmi felice. Eppure non ero del tutto in pace: mi sembrava di tradire mia moglie e i miei figli che avevo lasciato a casa. Poi ho pensato che stavo facendo il cammino anche per loro, per diventare un uomo migliore.
Spero di avere restituito ai pellegrini che erano con me quello che loro mi hanno dato. La differenza tra il prima e il dopo? Ho capito che l’unico responsabile della mia felicità sono io. Devo solo fare le scelte giuste e lasciare alle spalle quello che risucchia inutilmente le mie energie. C’è un posto dove vanno tante belle persone e si chiama cammino di Santiago. Se le stai cercando, vai lì.
(Nella foto: Leo al centro. Dietro di lui Carlyle e a destra Jhan)