L’italicidio perfetto

L’italicidio perfetto

Chi ha ammazzato questo Paese

di Fabrizio d’Esposito, foto di Umberto Pizzi

AB. Comincia così anche l’alfabeto nero della nostra Repubblica, laddove il potere è segnato da una mediocre gestione fine a se stessa, dagli scandali, dal malaffare in generale e dai segreti indicibili, quegli arcana imperii che corrodono a morte la democrazia. A e B. Entrambi non erano alti ma ciascuno declinava a modo suo la propria bassezza. Il primo, A, se la cavava col solito battutismo, l’unica specialità in cui eccelleva: “So di essere di media statura, ma non vedo giganti intorno a me”. Il secondo invece barava e si faceva rialzare le scarpe con tacchi vistosi. A e B. Andreotti e Berlusconi, che insieme fanno più di sedici anni a Palazzo Chigi da presidenti del Consiglio, tirando a campare e ammazzando un Paese. Il democristiano Giulio Andreotti ha incarnato le tenebre del potere. Basta citare il noto dubbio montanelliano ripreso nel Divo di Paolo Sorrentino dallo Scalfari interpretato da Giulio Bosetti. “Delle due l’una: o è stato uno scaltro criminale perché l’ha sempre fatta franca oppure è stato il più grande perseguitato della storia d’Italia”. Anche per questo, Silvio Berlusconi è stato l’erede di Giulio Belzebù nella Seconda Repubblica, aggiornando l’andreottismo con un nuovo rito romano celebrato da Gianni Letta, il Gran Visir dei poteri forti (Vaticano compreso), dei mandarini ministeriali e dei faccendieri. Pur diversi, antropologicamente parlando, Andreotti e Berlusconi hanno condiviso il piduismo gelliano e una spiccata simpatia, diciamo così, per il neofascismo. Per dire, il cofondatore azzurro Cesare Previti (nella pagina a destra), ovviamente condannato, era stato un missino convinto. Senza dimenticare le connivenze con la Cupola siciliana e la Trattativa, con la “continuità” tra la Dc andreottiana e Forza Italia. Andreotti aveva Salvo Lima e fu prescritto per mafia. Berlusconi aveva Dell’Utri.

AB origine
I peggiori nani della nostra vita

Sono morti a distanza di dieci anni l’uno dall’altro. Giulio Andreotti nel 2013, Silvio Berlusconi nel 2023. E Forza Italia e il centrodestra, sin dall’inizio, riciclarono molti superstiti dell’ultimo pentapartito della Prima Repubblica, quello del governo Andreotti VI: Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli

Letta a due piazze
Bestiario: squali, caimani, biscioni e colombe

L’ex missino Vittorio Sbardella detto lo Squalo, nella pagina a sinistra, è stato il principale esponente della corrente andreottiana nel Lazio. Sopra, Gianni Letta con Silvio Berlusconi. Andreotti era la “Presenza” per antonomasia a casa di Letta, ufficialmente giornalista. Alla fine degli anni ’80, l’andreottiano Gianni divenne l’ambasciatore di Fininvest a Roma

Colpo Gobbo
Povera patria

Golpismo, stragi, caso Moro, massoneria deviata, neofascismo, servizi segreti e mafia (sopra Andreotti e Dell’Utri): sono i buchi neri della Repubblica generati dalla sovrapposizione tra la P2 di Gelli (a destra) e la Dc andreottiana. E tra gli affiliati piduisti c’era anche B. Disse Gelli: “Io avevo la P2, Andreotti l’Anello (il Noto Servizio, ) e Cossiga Gladio”

AB. Comincia così anche l’alfabeto nero della nostra Repubblica, laddove il potere è segnato da una mediocre gestione fine a se stessa, dagli scandali, dal malaffare in generale e dai segreti indicibili, quegli arcana imperii che corrodono a morte la democrazia. A e B. Entrambi non erano alti ma ciascuno declinava a modo suo la […]

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