Mondo sommerso
di Alberto Vannucci

Come rubare miliardi di dollari e governare felici

Un giovane Woody Allen, nel 1971 protagonista del film Il dittatore dello stato libero di Bananas, ha interpretato in chiave comica le convulsioni politiche di tanti stati caraibici, tra feroci dittature e vaghe aspirazioni rivoluzionarie. C’è una scena in cui uno dei tanti generali che si avvicendano potere dopo aver eliminato il predecessore viene omaggiato, seguendo una tradizione annuale, con una quantità di letame di cavallo pari al suo peso. “Letame di cavallo? Pensavo si trattasse di diamanti…” è il suo commento deluso.

Ebbene: in molti contesti quel letame è stato fatto ben fruttare, almeno a giudicare da una classifica degli arricchimenti personali di vari autocrati, venuti alla luce dopo la loro cacciata a furor di popolo: all’indonesiano Suharto sono imputati tra i 15 e i 35 miliardi di dollari, al filippino Marcos tra i 5 e i 10 miliardi, allo zairiano Mobutu 5 miliardi, al nigeriano Abacha tra i 2 e i 5 miliardi, allo iugoslavo, poi serbo Milosevic un miliardo, all’haitiano Duvalier tra i 300 e gli 800 milioni. Per restare vicini alle nostre coste, durante la cosiddetta “primavera araba” la moglie del dittatore tunisino Ben Ali in fuga è riuscita a eclissarsi dal Paese con una tonnellata e mezzo d’oro.

Suharto, Marcos, la moglie di Ben Ali… Banditi al potere (non solo ai Tropici)

Dietro lo stereotipo della “repubblica delle banane” è facile trovare un massimo comun denominatore: si tratta di realtà istituzionali nelle quali la fragilità delle strutture statali e la debolezza della società civile permettono all’autocrate di turno e ai suoi sodali di impiegare le leve del governo per accumulare e trasferire in accoglienti banche estere patrimoni colossali, derivanti dal saccheggio delle finanze e delle risorse naturali, di norma in combutta con grandi imprese multinazionali ben felici di sedersi al banchetto.

Il politologo Mancur Olson ha coniato un’espressione fortunata: essi somigliano a “banditi stanziali”, il cui orizzonte temporale relativamente esteso rende conveniente una “razzia organizzata”, compatibile con il mantenimento di un livello vitale delle attività produttive. Se però la loro prospettiva di presa sul potere si restringe – a causa di pulsioni democratiche, fermenti rivoluzionari, incombenti colpi di stato – tendono a trasformarsi in “banditi nomadi”, e salta ogni freno inibitorio.

La democrazia, lo Stato di diritto, la separazione tra i poteri, i pesi e contrappesi istituzionali costituiscono il delicato tentativo di convertire i governanti da tendenziali “banditi” in rappresentanti responsabili del perseguimento di interessi collettivi. Purtroppo il canto delle sirene populiste che risuona ormai a ogni latitudine, l’involuzione autoritaria osservabile anche in Paesi di consolidate tradizioni liberaldemocratiche, la corruzione sistemica e istituzionalizzata praticata dalle lobby dimostra che il rischio di degenerazioni cleptocratiche investe l’intero globo terraqueo, Italia inclusa: dalla “repubblica delle banane” alla “terra dei cachi” cantata da Elio e le storie tese il passo è brevissimo…

Un giovane Woody Allen, nel 1971 protagonista del film Il dittatore dello stato libero di Bananas, ha interpretato in chiave comica le convulsioni politiche di tanti stati caraibici, tra feroci dittature e vaghe aspirazioni rivoluzionarie. C’è una scena in cui uno dei tanti generali che si avvicendano potere dopo aver eliminato il predecessore viene omaggiato, […]

Abbonati a Millennium

Esplora tutti gli articoli senza limiti

Offerta più popolare
Digitale
40€ / anno
(risparmi 0€)
Abbonati ora
Offerta più popolare
Cartaceo + Digitale
59,99€ / anno
(12 numeri)
Abbonati ora
Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

MANI PULITE 25 ANNI DOPO

di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ Acquista
Precedente
Successivo

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.