Arrestiamoli a casa loro
di Mario Portanova

Dubai, dove (non) si nasconde l’Escobar europeo

Gli Stati Uniti lo considerano una minaccia per la stabilità e la fiducia istituzionale nei Balcani occidentali (di fianco a casa nostra). Ma non è un terrorista. È un narcotrafficante. Si chiama Edin Gacanin detto Tito, ha 42 anni, è un cittadino olandese originario di Sarajevo, che lasciò da piccolo con la famiglia per sfuggire alla guerra dei primi anni Novanta. Gli Stati Uniti lo elencano fra i primi 50 narcos del mondo, tanto che un altro suo soprannome è, nientemeno, “l’Escobar europeo”. I magistrati della Bosnia-Erzegovina accusano il suo cartello di aver cercato di sovvertire lo Stato corrompendo politici e riciclando montagne di denaro.

L’Escobar europeo vive attualmente a Dubai, in relativa tranquillità. È vero che nell’emirato è stato arrestato, nel novembre 2022, su mandato dell’autorità giudiziaria olandese dopo una condanna in contumacia a sette anni per traffico di di enormi quantitativi di cocaina, metamfetamina e precursori chimici. L’operazione si chiamava “Luce del deserto”. Ma la luce, a un certo punto, si è spenta. La vicenda è stata ricostruita recentemente dall’International Consortium of Investigative Journalists, una rete di reporter con sede a Washington. Secondo il Consorzio, i Paesi Bassi non ne hanno chiesto l’estradizione nella finestra prevista di 40 giorni, e le autorità di Dubai l’hanno liberato.

La residenza ufficiale del trafficante è nel Burji Khalifa, che con i suoi 829 metri e rotti è il grattacielo più alto del mondo. Ma c’è di più. I giornalisti investigativi dell’Icij hanno appurato che, dopo ben due condanne per narcotraffico, Gacanin è riuscito ad aprire aziende a suo nome a Dubai e nelle Isole Vergini Britanniche. Quella di Dubai si chiama Edin Group Dmcc. Nella ragione sociale indica “consulenze amministrative per il settore pubblico”. Alcuni documenti costitutivi sono firmati dal Console generale di Panama presso gli Emirati Arabi Uniti, Eduardo Fonseca Ward, il figlio di Ramon, cofondatore dello studio legale Mossack Fonseca, al centro dell’inchiesta “Panama Papers”. È l’ennesima conferma che i soldi sporchi del narcotraffico e quelli delle tangenti e dell’evasione fiscale viaggiano insieme, e appassionatamente, lungo i canali opachi della finanza globale.

Il trafficante olandese Edin Gacanin fonda pure aziende. Nonostante le condanne

Secondo le indagini, il cartello di “Tito” opera su larga scala insieme al gruppo criminale irlandese dei Kinahan, anche questo traslocato a Dubai (ne abbiamo scritto nel n. 56), alla “Mocro mafia” olandese e alla camorra. Il trafficante Raffaele Imperiale, arrestato manco a dirlo a Dubai, oggi collaboratore di giustizia, nel 2017 fu ospite allo sfarzoso matrimonio del boss Daniel Kinahan, al Burj Al Arab Hotel, insieme allo stesso Gacanin.

Dubai si conferma così il paradiso dei fuggiaschi. La polizia emiratina collabora alle indagini internazionali (anche con i colleghi italiani). Ma poi, da qualche altra parte, a quanto pare il meccanismo s’inceppa.

Gli Stati Uniti lo considerano una minaccia per la stabilità e la fiducia istituzionale nei Balcani occidentali (di fianco a casa nostra). Ma non è un terrorista. È un narcotrafficante. Si chiama Edin Gacanin detto Tito, ha 42 anni, è un cittadino olandese originario di Sarajevo, che lasciò da piccolo con la famiglia per sfuggire […]

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