È stato il Personal trainer
Inchieste pop

È stato il Personal trainer

“Se non ne hai uno non sei nessuno”: il nuovo mantra. Da quello della Meloni passando per quello - pure boyfriend - della Ramazzotti (con tanto di rissa con Virzì). Muscoli, TikTok e un business di 35 milioni di italiani da allenare

di Tommaso Rodano

Dalle proteine alle copertine. Muscoli, tatuaggi, gossip, piogge di follower, fidanzate vip: è l’estate dei personal trainer. Sarà colpa dell’agosto troppo caldo, sarà che c’è bisogno di inventare trend, riempire pagine, creare contenuti anche se i contenuti sono scarsi, ma istruttori e body builder sono diventati imprescindibili, un fenomeno di costume (ben al di là della prova costume). Si sprecano fiumi d’inchiostro non solo sui siti specializzati o sulle riviste di settore, ma anche sulla vecchia stampa mainstream, dal Corriere della Sera a Repubblica, con tanto di titoli in prima pagina. E tutti concordano: «Se non ne hai uno, non sei nessuno».

Bicipiti, vip e follower: ecco la carriera dei vari Cristiano Iovino (saga Ilary-Totti) o Claudio Pallitto

Belle e tamarri

Se in queste settimane i personal trainer sono le icone del gossip, il merito – la colpa – è soprattutto di un paio di personaggi mediatici e delle figure femminili con cui si sono accompagnati. Cristiano Iovino è un trentaseienne dal fisico scultoreo e quasi integralmente tatuato, i capelli ricci e gli occhi spesso nascosti dietro lenti scure. Ha un profilo Instagram da 65 mila follower in cui pubblica istantanee in bianco e nero, o su toni scuri, della sua vita nel lusso (di allenamenti invece neanche l’ombra). Quest’estate è rimbalzato allegramente tra l’Indonesia, la Puglia, Cannes e Mykonos.

Il mestiere di Iovino non è chiarissimo, ma lo definiscono “personal trainer dei vip”. Ad alcuni si è avvicinato parecchio: è famoso per aver messo il dito – eufemismo – nella saga tra Totti e Ilary (lui è anche lazialissimo). Ma è ancora più famoso per essere stato picchiato selvaggiamente in una spedizione punitiva di ultrà milanisti a cui avrebbe partecipato anche Fedez (i due hanno trovato un accordo e il rapper non è stato denunciato).

L’altro personal trainer dell’estate è Claudio Pallitto e anche qui i flash hanno illuminato storie d’amore e botte. Pallitto, 39enne romano con una palestra in zona Colli Albani, è l’allenatore ma soprattutto il nuovo fidanzato di Micaela Ramazzotti, l’attrice che era legata a Paolo Virzì. A giugno l’ex coppia del cinema italiano è stata protagonista di una litigata furibonda, alla quale ha partecipato anche il neo fidanzato, in un ristorante di viale Aventino. Insulti, urla, graffi, una baraonda che ha fatto intervenire i carabinieri ed è sfociata in denunce incrociate.

Molti anni prima, Pallitto aveva cercato la luce dei riflettori partecipando a un reality show di Italia 1 dal titolo evocativo: Tamarreide. Correva l’anno 2011, il palestrato spiegava che «essere tamarro è uno stile di vita, una forma di carattere». E aggiungeva che «l’abito non fa il monaco, tra quelli con la giacca e la cravatta ne ho visti tanti più tamarri di noi». Una frase da lotta di classe in miniatura che pare presa da un film di Virzì. Corsi e ricorsi.

L’esercito degli influencer

Dietro i tatuaggi e le storie coatte di Iovino e Pallitto c’è un esercito di istruttori rampanti e famosi: è raro trovare un personaggio pubblico che non si affidi a un allenatore privato per la cura del proprio corpo. Anche Giorgia Meloni ha il suo, il romano Fabrizio Iacorossi (che in queste settimane si sta riprendendo da un terribile incidente in bicicletta). Il giorno dopo le elezioni politiche che l’hanno catapultata a Palazzo Chigi, le prime foto di Meloni da premier in pectore furono in palestra assieme a lui.

Ormai sono influencer, star, personaggi pubblici, produttori di contenuti. Fatturano decine di migliaia di euro al mese solo con le pubblicità di integratori, proteine e prodotti legati al fitness. Danny Lazzarin, ex titolare di un’impresa di pompe funebri, si è costruito una comunità di fedeli da 1 milione e 100mila follower. Davide Campagna ne ha 800mila e alterna i consigli sugli allenamenti alle ricette di cucina. Giovanni Fois sfiora i 400mila e non ha più velleità di insegnare esercizi, ormai si dedica quasi esclusivamente a video di intrattenimento. Sono solo alcuni nomi di un mondo in espansione.

L’Aranzulla del personal training

«La nostra professione non ha un albo, ci sono tanti improvvisati. Hanno un gran fisico, magari sono pieni di anabolizzanti, lavorano sulla comunicazione e diventano famosi. Fanno decine di migliaia di euro con le sponsorizzazioni. Ma il messaggio che sia facile diventare famosi sui social, come tanti vogliono far credere, non è corretto». Umberto Miletto è uno dei decani del settore. È considerato il Salvatore Aranzulla del personal training perché fu il primissimo a esplorare le potenzialità della rete, anticipando il fenomeno degli allenamenti online.

«Ho aperto il mio canale YouTube nel 2006», racconta a Millennium. «All’epoca la figura dell’istruttore era legata al lavoro in palestra, quello da remoto era agli albori. Io avevo 25 anni, laureato in scienze motorie, avevo aperto il mio studio privato, ma c’erano pochi clienti e molto tempo libero. Ho iniziato a fare video quasi per gioco». I numeri sono esplosi negli anni: su YouTube ha 656mila iscritti e oltre 3500 contenuti pubblicati (gli altri social per lui sono quasi di contorno, ma su Instagram ha comunque 270mila follower). Tutto il suo lavoro è in rete: «Il core business è la vendita di pacchetti di allenamento online. In un certo senso, da questo punto di vista, siamo tornati agli anni Ottanta, quando c’erano le videocassette con i work out di Jane Fonda che insegnavano la ginnastica agli americani davanti alla tv».

Miletto, il “decano”: “Troppi ex modelli che non hanno studiato e noi ci facciamo il mazzo”

Miletto ormai è un imprenditore con una manciata di collaboratori tra trainer e altri professionisti. L’affare è la vendita dei corsi online: su Youtube pubblica delle pillole gratuite che consolidano la base della sua comunità virtuale e contribuiscono ad avvicinare i clienti interessati, ai quali vende percorsi di allenamento da remoto. «Ci sono video on demand uguali per tutti che hanno un ticket più basso, mentre gli allenamenti specifici studiati per il singolo cliente ovviamente hanno un prezzo maggiore».

È quasi impossibile che la bolla dei personal trainer scoppi, dice Miletto: «Se ci pensa, escludendo anziani e bambini, c’è un bacino potenziale di 35 milioni di italiani da allenare». Miletto gestisce ogni mese tra gli 8 e i 10mila clienti, un successo costruito nel tempo e difficile da replicare, ma con capacità e spirito d’iniziativa la possibilità di farsi largo è concreta: «Per avere un buono stipendio con gli allenamenti online bastano 20, 30 allievi – dice – considerando che all’inizio un servizio di coaching da remoto si può vendere a una cifra tra i 50 e i 60 euro. Ma se un ragazzo in gamba riesce a ingranare può già aspettarsi un fatturato sui 2 o 3 mila euro al mese. Poi se cresce e riesce a costruirsi attorno un team, può arrivare tranquillamente fino ai 5, 10, 30 mila».

Miletto è stato un innovatore, una figura mediatica, ma allo stesso tempo è un istruttore vecchio stampo. Non è nei giri glam, non frequenta vip, non vende la sua immagine, ma un metodo di allenamento efficace. L’ondata dei personal trainer gossippari non è nelle sue simpatie: «Molti di questi hanno le amicizie giuste, magari sono ex modelli appassionati di body building che non hanno studiato, lavorano perché sono nel giro dei famosi. Mi dispiace perché poi si mette un’etichetta sbagliata su questo mestiere: i luoghi comuni sui muscoli pompati dagli steroidi, oliati e tatuati. Invece c’è una marea di professionisti seri, che hanno studiato e si fanno il mazzo per allenare le persone comuni».

La vecchia palestra

Federico Cappelli è uno di loro. Ha 26 anni, ha iniziato a 19. «È stato un periodo di formazione continua. Mi sono laureato in scienze motorie all’Università del Foro Italico, ho continuato con corsi e brevetti all’Aics (Associazione italiana cultura e sport) e alla Fipe (Federazione italiana pesistica). Avere titoli fa tutta la differenza quando ti presenti a cercare lavoro». Federico si sdoppia tra la sala pesi (al Lupa Sport Club, in zona Centocelle a Roma) e le lezioni individuali a domicilio. «Da istruttore ti occupi di tante persone insieme. Forse è più faticoso e meno redditizio dal punto di vista economico, sei pagato a ore. C’è pure chi resta sul suo tavolino e aspetta che i clienti gli chiedano aiuto, a me però piace stare in mezzo alle persone, parlare con tutti e dare un consiglio in più, invece di farmi gli affari miei». In palestra guadagna 10 euro l’ora per 8 ore al giorno.

Il personal training porta più soldi: «Se vedono che lavori bene, ti fai un nome e un giro di clienti. Io ho lavorato molto da remoto durante la pandemia, ma ora lo faccio quasi solo in presenza, per lo più visite domiciliari». I prezzi sono competitivi: un pacchetto di 10 lezioni costa 350 euro. «Dipende dai mesi, ma in genere in palestra guadagno sui 1200-1300 euro – con un contratto da collaboratore sportivo a ore – mentre per le lezioni private, con 6 o 7 clienti arrivo attorno ai 2000 euro». Non sono cifre da influencer, ma per un giovane che è partito dal basso e si sta creando un percorso autonomo, contando unicamente sul proprio sudore, è un risultato significativo.

Federico non è tipo da social, non ama puntare su di sé la videocamera dello smartphone: «Per farlo devi essere portato caratterialmente – dice – e non è il mio caso. La nostra figura ormai è esplosa, soprattutto su Instagram e Tiktok. Il problema è che ora qualsiasi ragazzo che entra in palestra, senza brevetto e senza esperienza, si basa su quello che vede in un reel ed è convinto di sapere come ci si allena. C’è gente che viene una volta al mese e ti dice: questo si fa così. Faccio spallucce, sorrido. Che altro dovrei fare?».

Dalle proteine alle copertine. Muscoli, tatuaggi, gossip, piogge di follower, fidanzate vip: è l’estate dei personal trainer. Sarà colpa dell’agosto troppo caldo, sarà che c’è bisogno di inventare trend, riempire pagine, creare contenuti anche se i contenuti sono scarsi, ma istruttori e body builder sono diventati imprescindibili, un fenomeno di costume (ben al di là […]

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