La banalità del mare (d’agosto). Per il momento. Perché in Italia, è noto, le pagliacciate possono sovente sfociare in tragedia, per citare quel ministro di Vogliamo i colonnelli. Il generale Roberto Vannacci ha vagato per spiagge e pinete, si è abbronzato (speriamo non si offenda e quereli) e ovunque è stato acclamato da masse in attesa dell’ennesimo ometto forte. Al leader in divisa piace pure inerpicarsi su tosti sentieri filosofici: “Mi dicono che ho scritto un libro banale. Vero. Ma esserlo oggi è rivoluzionario”. Ecco. Dove arriverà dunque la rivoluzione della banalità? Si fermerà a Viterbo, dove a ottobre si terrà la prima adunata dei vannacciani, oppure l’onda, come il generale gradisce chiamarla, diventerà oceanica? La banalità del mare, appunto. Nel frattempo all’orizzonte nero del vannaccismo si staglia nitida la promettente figura del “camerata” Fabio Filomeni, colonnello e numero due dell’associazione-movimento-corrente-partito del generale. Il linguaggio di Filomeni offre il repertorio classico dei tic di destra, oggi più grotteschi che inquietanti, comunque segno di un indefesso fideismo. Si prenda il verbo seguire. Dice Filomeni: “Noi seguiamo il generale”. Se qualcuno segue, allora c’è chi davanti avanza e qui la faccenda rischia di intorcinarsi tra corsi e ricorsi storici. Lasciamo perdere. Anche perché a salvare la destra italica e la Patria intera si è autocandidato il leader di Forza Italia, Antonio Tajani alias Antonio il Grigio. Dalla banalità rivoluzionaria ci può salvare persino la mediocrità.
La banalità del mare (d’agosto). Per il momento. Perché in Italia, è noto, le pagliacciate possono sovente sfociare in tragedia, per citare quel ministro di Vogliamo i colonnelli. Il generale Roberto Vannacci ha vagato per spiagge e pinete, si è abbronzato (speriamo non si offenda e quereli) e ovunque è stato acclamato da masse in […]
