Spaghetti & kebab
di Shady Hamadi

Medioriente? “Colpa degli Usa”. Il lodo “zitti e Mosca”

Il dittatore siriano, Bashar al Assad; il regime del generale al Sisi in Egitto; la Libia del Colonnello Haftar; gli Houthi in Yemen; l’Iran degli Ayatollah e i loro cugini in Libano, i miliziani di Hezbollah. Poi l’Iraq delle milizie sciite di difesa popolare. Chi sta dietro tutti questi poteri locali?

Qualcuno, magari il solito antiamericano nostrano, quello che si ritrova al bar o sta dietro a un pc a commentare sui social network, punterebbe il dito contro Washington. “Gli Usa – direbbe il nostro amico, simile al personaggio di Napal51 di Crozza – sono il diavolo: hanno portato loro tutte queste guerre”. Questo assunto si regge su degli eventi storici. Almeno fino alla seconda guerra del Golfo, quindi la detronizzazione di Saddam Hussein, gli Stati Uniti sono stati caratterizzati da una politica estera di ispirazione messianica: dobbiamo salvare il mondo, Dio è con noi! Interventi diretti, centinaia di migliaia di soldati dispiegati nei quattro angoli del pianeta, hanno fatto sì che venisse alimentato un sentimento antiamericano e di pregiudizio. Dietro ogni cambio di regime in un paese del mondo, non può che esserci il volere americano.

L’espansionismo di Washington cancella le bombe pagate dalla Russia

Così è accaduto che la virata di Obama, il disimpegno mondiale portato avanti, non fosse in realtà letto come qualcosa di reale che avrebbe lasciato un vuoto – come poi accaduto. Nell’assenza degli Stati Uniti, la Russia di Putin ha portato avanti una politica di espansione. Ad esempio, in Siria, dal 2015, l’esercito di Mosca ha gli scarponi sul terreno: e nessuno ha detto nulla, gridando all’ennesima invasione illegale. Solo quando gli americani paventarono l’invasione, nel 2013, in risposta all’uso di Assad delle armi chimiche i riflettori si accesero sul Paese: “No alle bombe americane!”, gridavano nelle piazze. Ma gli ordigni – russi – cascarono comunque. Venne rasa al suolo Homs e piegata Aleppo: entrambe con assedi orribili. E i cori contro i bombardamenti? Nulla, se non sono bombe americane tutto apposto, non serve indignarsi!

Poi c’è la Libia di Haftar, che riceve armi e sostegno da Mosca e che ha voltato faccia agli americani, gli stessi che portarono il vecchio generale, quando ricercato da Gheddafi, a vivere un esilio dorato in un paesino della Virginia .

Insieme ai libici, anche le milizie degli Houthi in Yemen e quelle libanesi di Hezbollah continuano a ringraziare Mosca per i soldini. Ma entrambe queste entità vivono grazie all’intermediazione dell’Iran che è la potenza regionale in capo a quest’asse di attori locali. Un Iran democratico, libero dalla teocrazia, scardinerebbe tutti gli equilibri in Medioriente. Così come un Iraq stabile e libero, non un protettorato russo, condurrebbe a una stabilizzazione dell’area. Tutte parole inutili. È colpa degli americani, lo dice Napalm51. “Guai a parlare della Russia” urla. Meglio continuare a credere che siano gli americani a fare il brutto e il cattivo tempo in Medioriente!

Il dittatore siriano, Bashar al Assad; il regime del generale al Sisi in Egitto; la Libia del Colonnello Haftar; gli Houthi in Yemen; l’Iran degli Ayatollah e i loro cugini in Libano, i miliziani di Hezbollah. Poi l’Iraq delle milizie sciite di difesa popolare. Chi sta dietro tutti questi poteri locali? Qualcuno, magari il solito […]

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