Compagni intellettuali, abbiamo una banca. Una volta, per mantenersi, gli scrittori sgobbavano negli istituti di credito, nelle assicurazioni, per i capitalisti; ora invece ne sono i testimonial, passati da impiegati a premiati, dai colletti bianchi agli allori verdoni di questo o quel premio, dal Campiello – sponsored by Intesa – allo Strega di Bper Banca, che patrocina pure il Premio Rapallo Bper Banca e il Premio L’Aquila Bper Banca. Meglio essere chiari: “Chiamami col tuo nome”, disse il romanziere al manager.
I vantaggi di questa liaison – per i poveri: autori e lettori – sono molteplici: economici, mediatici, artistici. Gli scrittori non lavorano più in banca? Bene, così la smettono di raccontare processi kafkiani, che manco loro capiscono; basta con le memorie di pazzi burocrati; via gli impiegatucci che sparano allo straniero; facciamola finita col giudizio dei lavativi: “Preferisco di no”…
Per esempio, il 21 settembre verrà assegnato il Campiello, il più danaroso dei blasoni – oltre Intesa c’è Confindustria – e, pare, il più pregevole per firme e titoli, meglio dello Strega: a contenderselo ci sono Franchini con un romanzo sulla madre; Trevi con un romanzo sul padre; Manzon con un romanzo sul padre e anche sulla madre; Mari con un romanzo sulla casa; Santoni con un romanzo sull’adolescenza.
Niente uffici, scartoffie, scrivanie; Eliot, Svevo, Melville banditi. Le banche non lesinano più salari ma foraggiano premi: ora sì che gli artisti sono liberi di sparlare di mamma e papà.
Compagni intellettuali, abbiamo una banca. Una volta, per mantenersi, gli scrittori sgobbavano negli istituti di credito, nelle assicurazioni, per i capitalisti; ora invece ne sono i testimonial, passati da impiegati a premiati, dai colletti bianchi agli allori verdoni di questo o quel premio, dal Campiello – sponsored by Intesa – allo Strega di Bper Banca, […]