Peter Phillips, sociologo della Sonoma State University (università pubblica della California), ha da poco pubblicato Titans of Capital, un dettagliato studio sulle gigantesche società di gestione del risparmio e sugli uomini che le comandano. “Titani” in grado di muovere somme 50mila miliardi di dollari e di condizionare stati, politica e società. Un ampio approfondimento sui contenuti del libro e sui pericoli legati a questa situazione sarà tema principale del prossimo numero di Millennium. Il più grande in assoluto di questi colossi è lo statunitense Blackrock che gestisce 10 mila miliardi di dollari, il Pil di Germania e Giappone messi insieme. A guidarlo c’è il finanziare Larry Fink, patrimonio personale di 1,2 miliardi di dollari, che il primo ottobre è stato ricevuto a palazzo Chigi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Nonostante i numerosi proclami contro i poteri forti della finanza lanciati in passato da Meloni, la premier ha prospettato a Fink le possibilità di investimento nelle aziende italiane a controllo statale, a cominciare da Fs ed Autostrade.
Professor Phillips, nel 2018 scrisse The Global Power Elite, una prima analisi dei grandi centri di potere economico finanziari e del ruolo che hanno nel plasmare decisioni politiche che riguardano tutti noi. Ora esce Titans of Capital che aggiorna ed amplia quanto scritto allora. Cosa è cambiato in questi 5-6 anni?
Col primo libro avevo identificato i 199 direttori delle diciassette principali società globali di gestioni patrimoniali che nel 2017 hanno amministravano oltre 41 mila miliardi di dollari. Nei cinque anni successivi, il numero di società di gestione con patrimoni che superano i mille miliardi è quasi raddoppiato, passando da diciassette a trentuno. Insieme muovono 83 mila miliardi di dollari. Queste società detengono quindi il nucleo centrale della ricchezza finanziaria globale. Solo le prime dieci gestiscono 50 mila miliardi di dollari di attività. Il termine Titans che utilizzo nel titolo del libro si riferisce alle persone che sono membri dei consigli di amministrazione di questa top ten, dove si concentra questa immensa ricchezza.
Dieci colossi, statunitensi ed europei, diretti da 117 persone, di cui lei fa nomi e cognomi. Oltre al potere diretto di cui dispongono, come riescono a influenzare le scelte politiche e a condizionare gli stati?
Le istituzioni del capitalismo globale proteggono la proprietà privata di beni, attività commerciali e ricchezza personale. I governi occidentali controllano i meccanismi legali e di polizia che assicurano che la ricchezza rimanga di proprietà privata e consentano ai ricchi di accumulare una ricchezza sempre più grande. La disuguaglianza globale non è mai accidentale; piuttosto, è una circostanza deliberata incoraggiata, mantenuta e controllata dalle élite dei Titani tramite decisioni di investimento di capitale e organizzazioni politiche finanziate principalmente dal denaro di cui dispongono. Le prime dieci società di investimento sono inoltre legate tra di loro. Nel 2022 il valore delle partecipazioni incrociate ammontava a 320 miliardi di dollari nel 2022. Queste pratiche di investimento incrociato implicano un attento monitoraggio delle rispettive politiche e una comunanza di interessi reciproci nel mantenimento dello status quo e nella crescita del mercato.
Una mappatura del potere, come quella che lei fa in questo libro, è premessa fondamentale per l’efficacia di qualsiasi azione di lotta, poiché consente si stabilire contri chi bisogna lottare. Pensa che alcuni movimenti di protesta, spesso animati da giovani e focalizzati sulla crisi climatica, dovrebbero essere maggiormente attente al ruolo di questi soggetti?
Tra le conseguenze dell’estrema disuguaglianza di ricchezza a livello globale ci sono anche guerre e minacce di guerra, la repressione dei diritti umani e le devastazioni ambientali. Siamo in una crisi dell’umanità, che William I. Robinson, sociologo presso l’Università della California, Santa Barbara, descrive come una minaccia alla sopravvivenza della nostra specie e di tutti gli esseri viventi.
In Titans of Capital, affronto le conseguenze degli investimenti decisi dai Titani che generano impatti negativi su miliardi di persone, in tutto il mondo. Per esempio gli ingenti investimenti che vengono fatti nelle industrie di tabacco, alcol, plastica, industria bellica, armi da fuoco, gioco d’azzardo e prigioni private. Investimenti di questo tipo favoriscono dipendenze fisiche, l’incremento dei problemi di salute, violenza e sparatorie. Prendiamo il caso del tabacco che si stima provochi la morte di otto milioni di persone all’anno. Bene, solo nel 2022 i Titani hanno investito 103 miliardi di dollari nelle cinque più grandi aziende del tabacco.
O ancora, ben ventiquattro milioni di americani sono alcolisti, bevono una media di settantaquattro drink a settimana. Sviluppano spesso patologie gravi come cirrosi epatica, cancro e malattie cardiovascolari. Il 10% dei bevitori americani consuma metà di tutto l’alcol venduto nel paese. I Titani sono molto presenti anche qui, traggono profitti significativi dagli oltre 60 miliardi di dollari investiti nei primi sei maggiori produttori di bevande alcoliche al mondo.
Investono inoltre più di 400 miliardi di dollari nelle nove maggiori compagnie petrolifere del mondo, finanziando l’uso continuo di idrocarburi e la diffusione di prodotti che contribuiscono al riscaldamento globale in tutto il mondo. Infine, i Titani traggono profitto dalla guerra e dalle possibilità di nuovi conflitti essendo molto investiti nei produttori di armi. Le partecipazioni nei principali nomi occidentali del settore valgono 260 miliardi di dollari. La politiche del governo degli Stati Uniti, naturalmente, favoriscono l’aumento dei profitti di questi investitori.
Che ruolo svolgono, se lo lo svolgono, i Titani del capitale nei conflitti a cui stiamo assistendo e che gettano ombre su un futuro già non semplice?
I Titani hanno tra le loro mani la gran parte del capitale finanziario globale. Governi, militari, agenzie di intelligence, gruppi politici, media aziendali e altri capitalisti, inevitabilmente, hanno un occhio di riguardo nei confronti di questi soggetti e fanno di tutto per garantirne protezione e supporto. Il sistema capitalistico, del resto, porta inesorabilmente a una crescita della concentrazione della ricchezza.
Si discute molto, in diversi paesi, a dire il vero per ora con esiti modesti, di una maggiore tassazione delle grandi ricchezze. O di una tassa minima globale sulle multinazionali? Pensa possa essere una misura utile per scalfire questa immensa concentrazione di potere e ricchezze? Quali sono le soluzioni, se ci sono, che lei suggerisce?
Penso che, come abitanti di questo pianeta, abbiamo tutti la responsabilità e il dovere di costruire strutture democratiche di base che sfidino apertamente la concentrazione della ricchezza e il controllo delle risorse mondiali da parte di poche persone. I movimenti di protesta, a cui molti giovani aderiscono, dovrebbero essere incoraggiati ad affrontare direttamente i Titani, inviando loro appelli, chiedendo una condivisione aperta della ricchezza con sistemi di redistribuzione fiscale. La minaccia di un crescente malcontento che potrebbe innescare crescenti disordini può favorire l’adozione di azioni correttive, necessarie per il cambiamento.
Peter Phillips, sociologo della Sonoma State University (università pubblica della California), ha da poco pubblicato Titans of Capital, un dettagliato studio sulle gigantesche società di gestione del risparmio e sugli uomini che le comandano. “Titani” in grado di muovere somme 50mila miliardi di dollari e di condizionare stati, politica e società. Un ampio approfondimento sui […]