World economic forum di Davos, gennaio del 2020. Il numero uno di Blackrock, Larry Fink, che qui è di casa, sceglie questo palcoscenico per il suo proclama green: “Il rischio climatico è anche un rischio che grava sugli investimenti”. In sostanza significa che contrastare la crisi ambientali coincide, in una qualche misura, con gli interessi economici della grande finanza. Detto dalla società di gestione del risparmio più grande del mondo può significare molto. Oppure nulla. Di certo nella svolta verde della “Roccia Nera”, qualcuno ci ha creduto e in tanti ci hanno sperato. Blackrock può muovere 10 mila miliardi di dollari ed è in grado di influenzare umori e orientamenti della finanza internazionale e non solo.
È il socio dominante di innumerevoli aziende energetiche, minerarie e chimiche. Soltanto in quelle statunitensi ha investito 225 miliardi di dollari. È il primo azionista di Rio Tinto e di DuPont; il secondo di Exxon Mobil, Conoco Phillips, Marathon Petroleum, Valero energy, Anglo american; il terzo di Shell e di Chevron. Ha partecipazioni in British Petroleum, Saudi Aramco, Bhp, Total energies, Anglo american, China Shenhua energy, Bayer Monsanto. Tutte multinazionali le cui scelte hanno, e avranno, un ruolo determinante per il presente e il futuro dell’ambiente.
Tuttavia, passati quattro anni dall’annuncio, il risultato è sconfortante. Non solo Blackrock ha mantenuto, e anzi accresciuto, i suoi investimenti nell’industria dei combustibili fossili (che nel frattempo sono tornate a macinare ingenti profitti). Il gruppo si è anche distinto per aver osteggiato la gran parte delle risoluzioni assembleari tese a migliorare gli impegni ambientali nelle aziende di cui è socio. Nel 2023 ha votato a favore di appena il 4% di queste proposte, contro il 7% del 2022 e il 21% del 2021. Blackrock ha ritenuto queste deliberazione “contrarie agli interessi suoi e dei suoi investitori”, insomma ai guadagni. Tutto il resto continua a venire dopo.
Il caso di Blackrock esemplifica l’ipocrisia della finanza in tema di ambiente. Proclami utili all’immagine, ma nessun impegno concreto se contrasta, anche solo minimamente, con l’imperativo del profitto a breve termine. I primi dieci gruppi al mondo di gestione del risparmio sono i primi soci di tutte le grandi compagnie petrolifere, minerarie, chimiche ed energetiche occidentali. Con la loro presenza dominante nei consigli d’amministrazione hanno un grande potere di indirizzo sulle scelte aziendali. Ma tutte, senza eccezioni, si distinguono per i massicci investimenti nelle industrie fossili e per aver sostenuto pochissime deliberazioni societarie tese a migliorare le politiche ambientali. Per esempio, nel 2023 Vanguard ne ha appoggiate appena il 2% del totale. Persino peggio di Blackrock: non era facile.
World economic forum di Davos, gennaio del 2020. Il numero uno di Blackrock, Larry Fink, che qui è di casa, sceglie questo palcoscenico per il suo proclama green: “Il rischio climatico è anche un rischio che grava sugli investimenti”. In sostanza significa che contrastare la crisi ambientali coincide, in una qualche misura, con gli interessi […]