Ma l’Islam non era incompatibile con il capitalismo? Il fondo sovrano del Qatar è uno degli attori d’investimento arabi più attivi nell’acquisto di proprietà e aziende in Italia. Basti pensare a Valentino, il marchio di moda detenuto da qualche anno da Doha. Dubai, invece, principale centro finanziario degli Emirati Arabi, è diventata “La Mecca” dei riciclatori di danaro di mezzo mondo e di chi cerca nell’anonimato delle banche emiratine un riparo dagli agenti delle tasse dei paesi da cui fugge. Qatar, Emirati Arabi o Arabia Saudita sono Paesi dove l’Islam ha un ruolo fondamentale, almeno di facciata.
Riad, ad esempio, è governata da una monarchia assolutista che poggia la sua legittimazione su una alleanza formale con l’élite religiosa del paese. Lo stesso vale per il Qatar. La domanda è: come convivono l’Islam e il capitalismo, visto che dovrebbero essere in antitesi? In Islam e capitalismo, libro dell’islamologo marxista Maxim Rodinson, ormai scomparso da molti anni, si va contro le tesi di Max Weber secondo cui (afferma in L’etica protestante e lo spirito del capitalismo) c’è una motivazione religiosa dietro un’azione economica secolare. Al contrario, spiega Rodinson, è tutta una questione ideologica: non c’è un Islam ma molti, trasformati in ideologie. Poiché questi Islam sono ideologie, in quanto sensibili ai mutamenti circostanti, sarebbe errato considerarli il motore principale dei fenomeni economici.
Da Doha a Dubai: fondi sovrani, grattacieli… Ci pensa l’ideologia a far convivere tutto
Sono invece gli eventi storici e i mutamenti sociali che hanno plasmato le società ed il loro credo. Così gli appelli nel Corano alla carità e il suo divieto dell’usura non hanno potuto impedire lo sviluppo nell’Islam di un capitalismo commerciale e di pratiche creditizie. Questo sorpasso del divieto imposto dalla dottrina religiosa è stato possibile grazie a leggi e reinterpretazioni.
Nell’Islam medievale, per esempio, si è vista una certa attività commerciale e forme embrionali di accumulazione capitalistica, come il commercio internazionale, il prestito con interesse e il ruolo delle corporazioni artigiane. Tuttavia, queste pratiche non hanno portato alla nascita di un capitalismo sistematico come in Europa. Il motivo, secondo Rodinson, sta nei fattori esterni, come le invasioni mongole e la colonizzazione europea, ma anche in fattori interni, tra cui la struttura politica e sociale delle società islamiche, che privilegiavano i grandi proprietari terrieri e i governanti rispetto agli imprenditori mercantili.
È quindo sbagliato immaginare un Islam povero, nemico del capitalismo. Lo dimostrano i grattacieli a Dubai e a Doha, dove finiscono miliardi. E poi, è meglio andare a fare il pellegrinaggio alla Mecca in prima classe e con il portafogli gonfio. Dando sempre un’occhiata agli investimenti in borsa.
Ma l’Islam non era incompatibile con il capitalismo? Il fondo sovrano del Qatar è uno degli attori d’investimento arabi più attivi nell’acquisto di proprietà e aziende in Italia. Basti pensare a Valentino, il marchio di moda detenuto da qualche anno da Doha. Dubai, invece, principale centro finanziario degli Emirati Arabi, è diventata “La Mecca” dei […]