La guerra dei mondi
di Antonio Padellaro

Le “ricette” dei turbo-paperoni. Più che ricchi: spietati

Circa un secolo fa frugando nella biblioteca paterna mi capitò di sfogliare un libro dal titolo eccitante: Ricchi e straricchi di Ferdinand Ludberg: un campionario dei Paperoni del tempo e dei loro patrimoni esibiti come fantasmagorici tesori. Nella maggior parte dei casi si trattava di petrolieri e banchieri a stelle e strisce le cui fortune colpivano la fantasia di un adolescente, così come impressionava lo stile di vita ispirato a un superlusso pacchiano a bordo piscina in ville hollywoodiane. Oggi, nel rileggere quelle pagine i ricconi di un tempo potrebbero tutt’al più fungere da parenti poveri invitati per un weekend, tale è la sproporzione tra quei poveri capitalisti e l’immensità degli extra profitti accumulati dagli onnipotenti Creso dell’epoca contemporanea. Mille miliardi di dollari l’anno incamerati da 722 tra le più grandi aziende del mondo.

Dalle analisi di Oxfam e ActionAid apprendiamo che 45 società energetiche hanno realizzato, in media nel biennio 2021-2022, 237 miliardi di dollari all’anno di profitti in eccesso. Ebbene, se i governi avessero tassato al 90% gli extra profitti realizzati dagli operatori nel settore dei combustibili fossili e riversati ai ricchi azionisti, avrebbero avuto risorse sufficienti per aumentare del 31% gli investimenti globali in energia prodotti da fonti rinnovabili.

Oggi ci sono 96 miliardari che hanno costruito le proprie fortune grazie a combustibili fossili e possono vantare un patrimonio complessivo di quasi 432 miliardi di dollari (circa 50 miliardi in più rispetto all’anno precedente). Ciò che incuriosisce è la dimensione della ricchezza che superato un certo limite non si capisce bene quali ulteriori privilegi possa comportare. Dieci ville hollywoodiane invece di una? Un parco limousine sterminato, da usare come cadeau per gli ospiti come si fa negli alberghi con le scatole di cioccolatini? Oppure acquistare non un’isola ma un arcipelago intero per poter dire, come quell’imperatore, sulle mie proprietà non tramonta mai il sole?

Extraprofitti da tassare? Sia mai! Governo col cappello in mano e rivolta dei Berlusconi

Leggiamo che anche le multinazionali del comparto alimentare, le banche, le maggiori aziende farmaceutiche, i principali rivenditori al dettaglio hanno visto migliorare le proprie posizioni durante la crisi inflattiva, che ha portato alla fame 250 milioni di persone in 58 paesi. Per non parlare degli oltre 14 miliardi all’anno di extra profitti nel settore alimentare: una cifra equivalente a oltre due volte il gap di 6,4 miliardi di dollari indispensabile per fronteggiare la crisi del cibo che in Africa orientale rischia di far morire per fame una persona ogni 28 secondi.

Potremmo proseguire con gli elenchi di insopportabile spreco però, inutilmente, dal momento che l’avidità umana non conosce confini e soprattutto non si fa impietosire. Come dimostrano le furiose polemiche che da mesi agitano il governo Meloni messo in croce dagli eredi Berlusconi quando ha osato chiedere, col cappello in mano, un’elemosina da sottrarre ai cospicui extraprofitti lucrati dagli istituti di credito, tra i quali l’amatissima (dal Cav) Mediolanum. Come hanno osato?

Circa un secolo fa frugando nella biblioteca paterna mi capitò di sfogliare un libro dal titolo eccitante: Ricchi e straricchi di Ferdinand Ludberg: un campionario dei Paperoni del tempo e dei loro patrimoni esibiti come fantasmagorici tesori. Nella maggior parte dei casi si trattava di petrolieri e banchieri a stelle e strisce le cui fortune […]

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